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Siccità: autonomia solo fino a fine mese

Fino a fine mese si va avanti, in un modo o nell’altro. Con le centrali elettriche al minimo e gli agricoltori costretti ad ingegnarsi pur di irrigare i campi. Poi, se la pioggia non arriva a spezzare l’ondata di siccità che sta letteralmente prosciugando il nord Italia, è crisi vera: e a quel punto non resterà che proclamare lo stato di emergenza.

A questo punto occorrerà decidere quali settori sacrificare per il bene di altri. E contare i danni, che hanno già raggiunto diversi miliardi di euro.

“Siamo di fronte ad un’emergenza lenta – spiega il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso – la situazione è seria, anche se l’autonomia è garantita fino a fine mese”. Oggi il responsabile del Dipartimento vedrà il sottosegretario Gianni Letta a cui riferirà la situazione e probabilmente tra martedì e mercoledì andrà di persona nelle zone più colpite per verificare il livello d’emergenza. E intanto chiede aiuto ai cittadini: “invito tutti a limitare i consumi di acqua ed energia elettrica – dice – utilizzate meno acqua possibile, fate meno docce e chiudete i rubinetti, cercate di risparmiare l’energia”.

Una situazione, dunque, indubbiamente difficile, con Piemonte ed Emilia Romagna che hanno chiesto lo stato di emergenza e alle quali si accoderanno con ogni probabilità Lombardia e Veneto. A quel punto spetterà al Consiglio dei ministri decidere quali provvedimenti prendere. Che non arriveranno però nella riunione di mercoledì a palazzo Chigi, salvo novità dell’ultima ora, proprio perché fino alla fine di luglio c’é autonomia.

Quel che è certo è che se verrà deciso lo stato d’emergenza, conferma Bertolaso, “bisognerà fare delle scelte e saranno i ministri interessati ad individuare i settori primari”. Un’indicazione in questo senso è già arrivata dal ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno. “La legge – ha detto – stabilisce chiaramente che dopo l’uso idrico potabile destinato all’uomo, la priorità nell’utilizzo dell’acqua è riservata all’agricoltura. Non è quindi possibile in alcun modo proporre un’alternativa tra l’uso per l’agricoltura e quello per le centrali termoelettriche”. Insomma, saranno le turbine a fermarsi se ce ne sarà la necessità, non le pompe di irrigazione. Ma potrebbe comunque esser necessario dover fare una scelta ulteriore, privilegiando alcune culture rispetto ad altre.

Con la proclamazione dello stato d’emergenza, inoltre, dovrebbe essere costituita una cabina di regia che valuti giorno per giorno la situazione e decida cosa fare, in cui confluiscano i ministeri e le regioni interessate, la protezione civile e il Gestore della Rete Elettrica Nazionale (Grtn).
















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