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Alimenti: autunno caldo per i prezzi

Per gli alimentari si preannuncia un ‘autunno caldo’ sul fronte dei prezzi: l’onda lunga dei rincari dei prodotti agricoli e agroalimentari, dopo le impennate di queste settimane, rischia di alleggerire ulteriormente le tasche degli italiani, che già negli ultimi tre mesi hanno sborsato 90 euro a testa in più.


Gli aumenti dovrebbero riguardare pane, farina, pasta, vino, riso, olio d’oliva, zucchero, latte, formaggi e frutta autunnale (mele, pere, agrumi) e, secondo le prime proiezioni della Cia-Confederazione italiana agricoltori, potrebbero variare dal 5% di pane e pasta al 25-40% dell’olio. I rincari, spiega la Cia, sono dovuti a due fattori: la minore produzione agricola nazionale, che dovrebbe far registrare un calo in termini quantitativi tra il 10 e il 15%, e l’inevitabile crescita delle importazioni dall’estero. Fattori che avranno riflessi sulla formazione dei prezzi sia per i prodotti trasformati che su quelli freschi.

I rincari più consistenti, secondo la Cia li subiranno il vino e l’olio. Ed è proprio l’olio che, con un taglio della produzione nazionale intorno al 30-40%, potrebbe raggiungere le vette di prezzo più elevate, con aumenti tra il 25 e il 40%. E, se il consistente calo della produzione di grano potrebbe far rincarare del 5% pane, farine e pasta, il riso, che ha visto finora un taglio produttivo nell’ordine del 25%, potrebbe far registrare un incremento del 5-10% nel prezzo finale. Difficile quantificare fin da adesso invece l’aumento che potrebbe subire lo zucchero. La produzione nazionale di barbabietole e’ destinata a scendere del 20-30%, e questo fa pensare che si farà un maggior ricorso all’import e tutto ciò potrebbe innescare una spinta al rialzo che, secondo le prime proiezioni della Cia, potrebbe essere superiore al 5%.

Rincari in vista anche per la frutta autunnale. Le coltivazioni di mele, pere e agrumi in queste ultime settimane, infatti, a causa della siccità e della conseguente carenza idrica, hanno subito pesanti danni che lasciano presagire una flessione media del 25% della produzione. E questo non potrà non avere riflessi sul fronte dei prezzi. Se queste condizioni climatiche dovessero protrarsi ancora a lungo e anche in presenza di una riduzione dei foraggi per il bestiame, sarebbero inevitabili in autunno anche gli aumenti di prezzo dei formaggi. La produzione di latte nazionale in quest’ultimo mese è scesa, infatti, del 15%, comportando, per altro aumenti fin d’ora per mozzarelle, ricotte, fiordilatte.
















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