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Riaffiora il tesoro estense di Minozzo

La Pro Loco di Minozzo aveva lanciato l’appello ‘risorse’ in occasione della rievocazione di sabato. E proprio questa settimana da Minozzo gli scavi archeologici portano alla luce vasellame, monete e un cucchiai in rame e ossa.

I nobili in rocca si trattavano davvero bene e i reperti venuti alla luce in questi giorni lo dimostrano. Pare avere colto nel segno la quinta “Rievocazione storica alla Rocca di Minozzo” in programma domani, a partire dalle ore 19.00.
Le parole del presidente, Gabriele Corsi, erano state chiare “con la nostra opera intendiamo sensibilizzare pubblico e autorità per poter ultimare gli importanti studi che stanno rivelando grandi sorprese sulle origini e la storia di questo monumento”.
E proprio questa settimana sono emersi i “tesori” del castello che testimoniano della vita nobiliare estense dell’epoca.

“Tesori perché raccontano della vita della dominazione estense in Appennino – spiega Clementina Santi assessore alla cultura della Comunità Montana e che proprio a Minozzo ha voluto fosse dedicata una piazza a monsignor Francesco Milani -. I ritrovamenti di oggi sono il più bell’ omaggio che si potesse fare a monsignor Francesco Milani che, come scrisse lui, nacque a un tiro di schioppo da qui e dedicò la sua prima opera a questa rocca praticamente unica (in Italia un altro esemplare è nella Lunigiana), eretta, forse già nel VI secolo d.c., su roccia basaltica, a base ottagonale, e insediamento fortilizio preferito dalla dominazione estese in Appennino. Ben venga questa di Minozzo che è l’unica rappresentazione estense della montagna”.
“I ritrovamenti venuti alla luce questa settimana – spiega Ubaldo Montruccoli direttore artistico della rievocazione in scena tra due giorni – pongono ampio risalto sulla vita nobiliare della rocca che prese il via dopo l’investitura del primo podestà di Minozzo da parte di Niccolò III d’Este nel 1427 e che celebreremo sabato sera con la splendida voce narrante dell’attrice Marina Coli”.

In questi giorni scavano alla rocca la cooperativa Archeosistemi e il gruppo di Archeomontagna. L’archietto Giuliano Cervi preside alla direzione dei lavori, la dottoressa Renata Curina è sul posto per la Soprintendenza Archeologica di Bologna, mentre Anna Losi è la responsabile di cantiere: “Stiamo scavando in quello che era il luogo dei rifiuti e, proprio per questo, si sta rivelando estremamente interessante, perché stanno vendendo alla luce ceramiche e scarti della vita del castello, che venivano buttati fuori dalle mura perché non servivano più. Stiamo così mettendo alla luce la vita in castello in un periodo compreso tra il 1300 e il 1500. Abbiamo trovato quest’oggi ceramica graffita tarda rinascimentale, con decorazione vegetali, stemmi di famiglie nobiliari probabilmente venuti da fuori e ancora da classificare, un cucchiaio intero in rame, due monete in mistura d’argento del 1400 – 1500”.
E di cosa si nutrivano i nobili del tempo?
“Di molta carne, tant’è che qui ci sono moltissimi resti di ossa di animali: bovini, caprini, pecore, ma anche cinghiali, lepri e volatili di piccola taglia”.
Per proseguire i lavori cosa occorre?
“Che come sottolinea la rievocazione storica, non cessi l’attenzione sul questi scavi, per i quali cerchiamo manodopera di volontariato per l’anno prossimo e, soprattutto, sponsor per ultimare i lavori ed, eventualmente, realizzare una mostra in autunno”.

Il primo appuntamento è per la rievocazione storica di domani, con ottanta comparse che saranno impegnate a rievocare il fatto realmente accaduto della prima investitura estense.
















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