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Consumi: Coldiretti, ridurre forbice prezzi per rilanciarli

Per rilanciare i consumi occorre intervenire riducendo la forbice dei prezzi tra produzione e consumo con il superamento delle troppe diseconomie nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola, lungo il quale in media i prezzi aumentano di cinque volte, che diventano addirittura dieci dal grano al pane.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la frenata dei consumi che investe soprattutto i prodotti alimentari, dominatori della classifica delle voci di consumo che cresceranno di meno nel 2008 secondo Confcommercio. Il trend negativo nei consumi investe prodotti come carne, olio, pane e pasta che – sottolinea la Coldiretti – rappresentano una componente importante della spesa alimentare, la quale per effetto dei prezzi è complessivamente salita a 467 euro al mese per famiglia pari al 19 per cento del totale delle spese.

Secondo un studio della Coldiretti dei circa 467 Euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande, oltre la metà, per un valore di ben 238 Euro (51 per cento), va al commercio e ai servizi, 140 (30 per cento) all’industria alimentare e solo 89 (19 per cento) alle imprese agricole. Una tendenza che – precisa la Coldiretti – tende ad accentuarsi nel tempo con i prezzi che aumentano in media del 400 per cento dal campo alla tavola. Il prezzo di 1,2 euro al chilo riconosciuto agli allevatori per il maiale moltiplica per cinque se si acquista la braciola, per dieci se si compra il salame e per oltre venti volte se – sottolinea la Coldiretti – è il prosciutto a finire nella busta della spesa. Mentre il fatto che il prezzo medio del pane raddoppi tra Napoli (1,89 euro/chilo) e Milano (3,55 euro/chilo) mostrando un forte variabilità nelle diverse città, secondo i dati dell’Osservatorio prezzi del Governo, dimostra che non dipende dall’andamento del prezzo del grano che è uguale su tutto il territorio perché fissato su valori internazionali ed incide per appena il 10 per cento sul prezzo finale.

Secondo l’Indagine Coldiretti-Swg la responsabilità degli aumenti – continua la Coldiretti – viene attribuita da due italiani su tre ai troppi passaggi intermedi che i prodotti fanno per arrivare dal produttore al consumatore (66 per cento) ma sotto accusa sono anche i rincari eccessivi applicati dai commercianti e dalle catene di distribuzione (37 per cento) mentre sono del tutto scagionati gli agricoltori. Gli italiani temono per il mancato governo della situazione e addirittura il 37 per cento arriva a chiedere – sottolinea la Coldiretti – un intervento pubblico per calmierare i prezzi degli alimenti dimostrando di gradire la decisione del Comune di Milano sul prezzo della michetta.

Questo significa che è necessario lavorare per rendere piu’ trasparente e diretto il percorso del prodotto con l’etichetta di provenienza, ma che è anche necessario intervenire – continua la Coldiretti – sulle filiere inefficienti che perdono valore senza ritardare le necessarie ristrutturazioni . Occorre peraltro dare impulso a i mercati esclusivi degli agricoltori, i cosiddetti farmers market, che debutteranno in Italia nel 2008 e dove sarà possibile fare la spesa direttamente senza intermediazioni per combattere la moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola. Si tratta di dare attuazione al decreto, fortemente sostenuto dalla mobilitazione della Coldiretti, che dà la possibilità a tutti i Comuni di avviare mercati gestiti dagli agricoltori localizzati anche in zone centrali e con frequenza giornaliera, settimanale o mensile a seconda delle esigenze locali. A partire dal 2008, secondo le stime dell’Osservatorio sulle vendite dirette promosso dalla Coldiretti, potrebbero essere aperti mercati degli agricoltori in 400 città con la partecipazione esclusiva di 8mila aziende agricole in grado di offrire prodotti alimentari con la migliore convenienza nel rapporto tra prezzi e qualità.
















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