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Inaugurata a Novellara la Sala del Fico

Tanti novellaresi e appassionati di cultura hanno partecipato, sabato 10 aprile all’inaugurazione della Sala del Fico all’interno della Rocca dei Gonzaga, dopo i restauri che si sono conclusi di recente. L’intervento è stato realizzato grazie al finanziamento sulla L.R. 18/2000 dall’IBC (Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali) della Regione Emilia Romagna.

I lavori sono stati eseguiti sotto la direzione del Servizio Musei dell’IBC, della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con il Museo Gonzaga.

In questi anni, oltre al consolidamento e recupero del soffitto di questa sala, che si trova nell’appartamento occidentale al piano terreno, sono state recuperate (prima non erano visibili) anche le decorazioni delle pareti.

“Non è un momento semplice trovare risorse per la valorizzazione ed il recupero dei nostri beni storico-culturali, soprattutto perché in questi momenti di crisi balza sempre all’occhio l’idea di usarli per qualcos’altro, ma siamo una città testarda e orgogliosa” ha detto il Sindaco Raul Daoli “In questo progetto c’è molta coerenza e qualità perché s’inserisce all’interno del più complesso recupero di tutta l’ala nord destinata alla cultura”. Qui infatti hanno trovato una eccellente collocazione nel corso degli anni scorsi la Biblioteca, il Museo Gonzaga e l’Archivio Storico.

La Sala del Fico, chiamata così per la pianta di fico che sorgeva davanti all’ ingresso, anticamente poteva essere la camera privata di Vittoria da Capua, moglie del conte Alfonso I, al quale si fa riferimento nell’iscrizione sul camino.

Il locale é quasi interamente decorato da una pittura murale della metà del Cinquecento, la cui concezione d’insieme sembra vada ascritta a Lelio Orsi e la realizzazione a suoi collaboratori come il mantovano Giulio Ruboni e i ferraresi Domenico Fredino e Gioovan Battista Torbido, chiamati a Novellara per dipingere il “salotto della signora” con motivi a festoni e riquadri.

Quasi interamente dipinta con la tecnica della pittura “a secco” e non “a fresco” su intonaco a calce, la decorazione si compone di motivi a grottesche nel soffitto e di scene istoriate con le storie di Giuseppe nelle lunette delle pareti. Le grottesche, di complessa fantasia, propongono motivi naturalistici frammisti a motivi architettonici, trofei musicali, putti, cherubini, figurine e ritratti femminili.

Le scene con le storie del Figliol Prodigo, nei riquadri al centro del soffitto, sono state staccate nell’Ottocento. L’ intera decorazione, autentica delizia rinascimentale concepita come celebrazione della casata dei Gonzaga per le insegne araldiche esibite nel soffitto, esprime il grado di raffinatezza raggiunto dalla corte padana nel XVI secolo. Risarcita dai pesanti strati di intonaco che nel tempo l’avevano ricoperta, la pittura murale, anche se incompleta nella partitura integrale e ricca di rimandi allegorici ancora da identificare, ci viene restituita, grazie soprattutto all’ultimo restauro, in tutta la sua freschezza e originalità.
















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