Il segretario provinciale del Partito democratico Davide Baruffi interviene nel dibattito sulle scelte e le strategie della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con particolare riguardo alla vendita annunciata di un “pacchetto di azioni” UniCredit.
“Modena non sta deragliando e alla guida del convoglio c’è una classe dirigente impegnata a fronteggiare la crisi economica e sociale più grave del secondo dopoguerra. Lo sta facendo nel momento in cui il Governo tace (nessuna politica industriale, mancata proroga e riforma degli ammortizzatori sociali, totale silenzio sul fronte delle piccole imprese e dei redditi delle famiglie) e il prezzo più alto si abbatte proprio su quei distretti produttivi e su quei territori dove il buon governo locale ha assicurato nel tempo quella “quadratura del cerchio” di cui parlava Ralf Dahrendorf, fatta di crescita economica, libertà, coesione sociale.
In questo quadro di risorse calanti e riforme mancanti i nostri governi locali – Regione ed Enti Locali – non hanno rinunciato ad investire sul presente per assicurare un futuro a questa comunità.
Il nodo del credito (delle banche, di Unicredit per non sfuggire al tema del giorno) è tutt’altro che marginale, posto che Regione, Provincia, Comuni, Camera di Commercio e parti sociali di Modena hanno dedicato alla questione dell’accesso al credito tante energie e iniziative concrete in quest’ultimo anno e mezzo. Dire ora però che la cessione di una quota pur importante di azioni di una banca renderà vano lo sforzo profuso e inutile ogni strategia per il futuro significa tirare all’assoluto un punto di vista legittimo (l’importanza della presenza nella banca perchè questo territorio riceva le risorse che ci ha messo e ci mette) ma, posto in questi termini, unilaterale e parziale.
Dire poi che differenziare il patrimonio rappresenti un cedimento all’ebbrezza della quotazione in borsa o una speculazione di alta finanza è sbagliato nel merito e mistificante. Differenziare il patrimonio è un mezzo per tutelare lo stesso e assicurare quella redditività che consente l’attuale capacità di erogazione della Fondazione sul territorio a favore della politiche sociali, scolastiche, sanitarie, ecc.
Perchè quanto la Fondazione sta facendo per la coesione sociale di questa comunità non e’ un optional o qualcosa di semplicemente secondario, ma la sua vera missione. Le Fondazioni non nascono per controllare le banche, ma per sostenere la crescita e la coesione del territorio. I dividendi di cui qualcuno parla con leggerezza sono le risorse essenziali con le quali oggi finanziamo non solo il recupero e la valorizzazione del nostro patrimonio storico e artistico, ma parti sempre più consistenti del nostro stato sociale (a proposito di coesione) e della ricerca e dell’innovazione che si fa in questo territorio (a proposito di crescita e sviluppo), tanto per fare due esempi. Credo che anche questo interessi alle imprese e più in generale ai cittadini modenesi.
Mi pare infine che in queste scelte strategiche per il territorio occorrerebbero due precauzioni importanti. La prima è quella della condivisione con gli attori istituzionali e sociali: parliamo di risorse del territorio ed è giusto che, fatta salva la piena autonomia degli organi, le decisioni siano supportate da un preliminare confronto di merito con chi rappresenta la comunità. La seconda: alzare i toni dello scontro su vicende di questo tipo, non dà conto né della delicatezza del merito, né del senso di responsabilità che deve animare una classe dirigente locale. A rafforzare o meno il profilo “modenese” dentro una grande banca concorre non solo il volume azionario di cui si dispone, ma anche come lo si rappresenta nel pur legittimo dibattito cittadino. Se il discutere e’ scomposto e le posizioni estreme, Modena si indebolisce a prescindere”.
