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Concessionarie auto modenesi: un autunno pieno di rischi per l’occupazione

La crisi che coinvolge il settore auto non si limita soltanto alla produzione. Già dallo scorso anno si è reso evidente un effetto valanga che non ha ancora cessato di produrre effetti devastanti per i lavoratori e le lavoratrici occupati in settori complementari ancorché indispensabili del mondo dell’auto – scrive Filcams/Cgil Modena -.

Viene stimato che, in Italia, il rapporto tra gli addetti alla produzione e quelli dell’indotto sia di 1 a 5. Fra questi i lavoratori che forniscono servizi alle aziende dell’automobile, che si occupano di rifornirle, e i lavoratori che si occupano di venderle. Per le lavoratrici ed i lavoratori delle concessionarie auto il periodo è buio e le prospettive assolutamente incerte. Gli equilibri che si sono creati a Modena, e che per anni hanno garantito stabilità occupazionale ed elevata professionalità, sembrano ormai essere saltati. Negli ultimi 18 mesi – prosegue il sindacato – abbiamo assistito al crollo di importanti e storiche concessionarie auto, e a forti ridimensionamenti nel numero di lavoratori occupati. Tutti i segnali lasciano intendere che i dati impressionanti di riduzione delle vendite, che sono stati ultimamente resi noti, si potrebbero trasformare a Modena in un ulteriore, drammatico, ridimensionamento del settore. Ciò anche causato dai vincoli, alle volte vessatori, che le case automobilistiche impongono alle concessionarie in questa fase.

Anche le trasformazioni, avvenute e preannunciate nel mercato modenese, non offrono per ora gli sbocchi occupazionali necessari e non mancano i furbetti che, approfittando della situazione impongono forti riduzioni delle retribuzioni. Non per questo le auto costano meno. I lavoratori che nelle concessionarie di Modena e provincia hanno perso il proprio posto di lavoro nell’ultimo anno sono oltre 300, dato che non tiene conto delle situazioni meno evidenti e delle aziende più piccole. Difficile poi dare le dimensioni esatte del settore, che realisticamente dovrebbe attestarsi, in tutte le sue forme, oltre i 2.000 addetti in provincia. Il sindacato Filcams Cgil esprime forte preoccupazione per quanto potrà accadere nei prossimi mesi ai lavoratori di un settore dove spesso gli imprenditori non sembrano interessati a rimettere in circolo i forti guadagni del passato, trovando la via più rapida non negli ammortizzatori sociali, ma nei licenziamenti.
















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