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Gambro-Dasco di Medolla, incognite sul futuro: in ottobre 24 ore di sciopero

Tornano a scioperare i dipendenti della Gambro-Dasco di Medolla, azienda biomedicale che appartiene alla multinazionale svedese Gambro. I circa 800 lavoratori dello stabilimento medollese, che produce apparecchiature per emodialisi, incroceranno le braccia per complessive ventiquattro ore di sciopero. Le prime otto si terranno lunedì prossimo 4 ottobre per l’intero turno lavorativo, con presidio davanti all’azienda dalle 5.30 alle 14.La protesta è indetta dai sindacati Femca-Cisl e Ficltem-Cgil della Bassa Modenese che domani – martedì 28 settembre – incontreranno i sindaci di Medolla e Mirandola. «I lavoratori sono disorientati e nutrono timori sul futuro del sito di Medolla – spiegano Carlo Preti della Femca e Roberto Righi della Filctem – Le dimissioni del precedente amministratore delegato, Ezio Nicola, sostituito da un manager interno al quale sono state delegate anche le relazioni sindacali, hanno messo in dubbio gli impegni presi nel piano industriale presentato a inizio 2010 e i relativi investimenti su Medolla. In particolare – continuano i sindacati – non si intravedono soluzioni durature ai problemi di affidabilità della nuova macchina per il trattamento della dialisi. Non vogliamo che i lavoratori paghino il prezzo di inefficienze che non dipendono da loro».

Le perplessità di Femca-Filctem e della rsu sono aumentate dopo la recente vendita alla multinazionale tedesca Fresenius (principale concorrente della Gambro) della linea per la dialisi peritoneale prodotta a Canosa Sannita (Chieti). Per questo, oltre che incontrare i sindaci e avere informato le istituzioni, i sindacati hanno chiesto di parlare anche con il presidente della Gambro, Thomas Glanzmann, dal quale si attendono risposte più precise e coerenti con quanto dichiarato dallo stesso presidente alla stampa nei mesi scorsi. «Medolla è il più importante sito produttivo italiano della Gambro. Nel tempo – ricordano Preti e Righi – il gruppo svedese ha chiuso l’attività di Latina e venduto quella di Canosa, mentre noi l’anno scorso abbiamo già sopportato una ristrutturazione e riduzione di personale. Ora chiediamo all’azienda di consolidare gli attuali livelli occupazionali, sviluppare la ricerca, produrre una tecnologia che qualifichi e mantenga attivo il sito della Bassa Modenese. Infine – concludono Femca-Cisl e Filctem-Cgil – sollecitiamo l’azienda a dare riscontro al rinnovo del contratto integrativo, la piattaforma è stata presentata a giugno 2010».
















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