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A Modena si mangia carne straniera

E’ boom di importazioni nel campo alimentare. Circa un terzo (33%) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, ma in realta’ proveniente da qualsiasi punto del pianeta. E’ quanto emerge nel rapporto sulle agromafie Coldiretti-Eurispes presentato nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio. Secondo il rapporto “la presenza di una legislazione ambigua che consente di fatto di etichettare come Made in Italy materie prime agricole importate dall’estero lascia ampi spazi di opacita’ che favoriscono l’illegalita’”.

Spulciando tra i dati si scopre che, nel 2009, sono state importate 4.983 tonnellate di carne suina destinato per l’87,4% alle sole province di Milano e Modena dove si confezionano prosciutti italiani. Sono 161.215 le tonnellate di pomodori preparati o conservati di cui il 52,9% proviene dalla Cina, destinate per il 98,6% del totale alla sola provincia di Salerno, patria del mitico San Marzano. E ancora: l’Italia ha importato dall’estero circa 70.500

tonnellate di vini di uve fresche destinati per il 94,8% alla provincia di Cuneo nota per i grandi rossi.

Complessivamente nel 2009 sono stati importate 30 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari, con un aumento del 50% negli ultimi 15 anni, potenzialmente in grado di giustificare illeciti senza destare troppi sospetti. La proposta di legge in approvazione al Parlamento che introduce l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti alimentari trasformati anche il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalentemente utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti “contribuisce -conclude la Coldiretti- a restringere il campo delle attivita’ che, pur essendo di per se’ lecite, possono attrarre piu’ facilmente altri interessi criminali”.
















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