sabato, 20 Aprile 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeEconomia'L’impatto della crisi sull’economia modenese: effetti e prospettive', giovedì incontro presso Confesercenti...





‘L’impatto della crisi sull’economia modenese: effetti e prospettive’, giovedì incontro presso Confesercenti Modena

Mondo imprenditoriale e universitario insieme per analizzare le ripercussioni di una crisi economica iniziata circa due anni fa e che continua a suscitare molte preoccupazioni. La sua portata negativa, dopo la prima fase in cui le principali economie del pianeta sono state messe in ginocchio, presenta infatti ancora ampi margini di incertezza nonostante i timidi segnali di ripresa. Proprio per capire meglio l’impatto che la crisi ha avuto sull’economia modenese, i suoi effetti, così come le possibili prospettive, Confesercenti Modena ha organizzato un incontro seminariale in collaborazione con la Facoltà di Economia Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, coinvolgendo docenti e ricercatori di notevole esperienza e spessore. La finalità dell’appuntamento, che si terrà nel pomeriggio del 28 ottobre presso la sede provinciale di Confesercenti, è stata presentata in oggi in occasione di una conferenza stampa.

“Gli imprenditori che noi rappresentiamo – dichiara Tamara Bertoni, Direttore Generale di Confesercenti Modena – operano ancora oggi nonostante qualche segnale positivo in più in situazioni di estrema difficoltà. La timida risalita che si avverte è sostanzialmente trainata dalla ripresa delle esportazioni e dalla domanda estera. Non si riflette però su un rilancio dell’occupazione e incide ancora molto marginalmente sulla dinamica dei consumi, con la domanda interna che stenta a decollare. Tendenze che arrivano a penalizzare in forma maggiore le piccole e piccolissime aziende, quelle che rappresentano l’ossatura economica dell’intero territorio e la maggioranza delle imprese del settore. Secondo i dati dal nostro osservatorio che periodicamente monitora oltre 1000 imprese, assistiamo tre la fine del 2008 e tutto il 2009 ad una diminuzione dei ricavi pari al 20%. Un dato negativo che si ripropone anche per l’anno in corso pur con valori molto più contenuti – infatti nei primi sei mesi dell’anno i ricavi calano mediamente dell’1,5% sul 2009 – Tuttavia nel 2010 stiamo assistendo a segnali di reazione alla crisi da parte delle imprese: oltre 1/3 ha iniziato la risalita presentando dati positivi rispetto al 2009. Permane dunque nelle PMI del terziario una situazione una situazione di preoccupazione e incertezza verso quello che potrà essere il futuro anche a medio termine. Pensiamo che questa iniziativa, sorta dalla collaborazione tra Confesercenti Modena e la Facoltà di Economia ‘Marco Biagi’, possa offrire ai nostri imprenditori maggiori strumenti di comprensione utili a cogliere quella che è la reale dimensione della crisi. Ma anche a delineare quali e possibili prospettive sono oggi individuabili in particolar modo anche e soprattutto in riferimento al nostro territorio”.

“Il quadro internazionale delineatosi a seguito della crisi – entra nel merito Maria Cecilia Guerra docente di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di Economia Marco Biagi, dell’Università di Modena – è molto preoccupante e le prospettive sono quanto meno incerte. Ai conflitti distributivi fra le nazioni si accompagnano anche quelli interni alle nazioni stesse che, nelle economie sviluppate, tenderanno ad acuirsi: le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazione pongono il tasso di disoccupazione nell’area euro per il 2011 attorno al 10%. Area del resto che presenta differenze marcate tra stati in ripresa e paesi ancora in grosse difficoltà. Ciò rende difficile trovare un accordo sulle politiche da intraprendere. Anche in considerazione della carenza di analisi economica che rende difficile andare oltre i paradigmi consolidati negli ultimi decenni, che vedevano nella disciplina fiscale la condizione fondamentale per la stabilità dell’intera area. Nel nostro paese, in cui le politiche sono ovviamente condizionate dalla situazione di finanza pubblica, sembra mancare una prospettiva di medio periodo ed è assolutamente insufficiente l’attenzione e la ricerca di risposte ai problemi che si stanno ponendo sul mercato del lavoro”.

“La crisi ha colpito Modena e il suo sistema industriale in misura assai pesante: più che altri luoghi e altri sistemi produttivi – sottolinea Giovanni Solinas docente di Economia Politica, presso la Facoltà di Economia Marco Biagi – Questo non stupisce se consideriamo i forti legami con l’estero. Oggi però qualche segnale positivo inizia ad intravedersi: l’export ha ripreso e così anche la produzione industriale. Tuttavia, occorre precisare, sarà una ripresa lenta e incerta; troppo debole almeno a breve termine, per riassorbire la perdita di posti di lavoro. Modena, dovrebbe riattivare le leve del suo sviluppo, a partire da una nuova e straordinaria attenzione al sistema di educazione secondario e terziario a cui andrebbero destinate anche le risorse che ora mancano; forzando se necessario il quadro normativo nazionale e usando tutte le potenzialità del federalismo fiscale. Ci sono ambiti nei quali solo i luoghi hanno le competenze e l’università dovrebbe assumere un ruolo molto più connotato rispetto a quello attuale di struttura capace di offrire conoscenza e trasmetterla al territorio: va bene la ricerca e il teaching university, ma per lo sviluppo del territorio occorre un’istituzione a stretto contatto con le imprese per uno sviluppo ecocompatibile, di individuazione di nuove traiettorie tecnologiche e soprattutto di innesco di nuove tecnologie su quello che l’economia locale sa già fare”.

Parlare di crisi significa anche parlare di distribuzione del reddito tra le famiglie modenesi durante la recessione. Il Centro di analisi delle politiche pubbliche della facoltà modenese di economia ha svolto due indagini sui redditi delle famiglie residenti sul territorio, che offrono un quadro di ciò che è accaduto nella prima metà degli anni 2000. “Sulla base di queste indagini – spiega il professore Massimo Baldini della Facoltà di Economia Marco Biagi – abbiamo anche provato a simulare gli effetti della recessione. Già nel periodo 2000-2005 gli indici di disuguaglianza e povertà tra le famiglie modenesi erano in aumento, mentre i tassi di crescita del reddito disponibile erano bassi anche prima della recessione. La crisi ha accentuato queste dinamiche, provocando un ulteriore incremento di disuguaglianza e povertà. Anche i soggetti più colpiti dalla recessione coincidono in larga misura con gli stessi gruppi sociali che già avevano perduto posizioni relative nella prima metà degli anni 2000: i minori, le famiglie dei 30-40enni e le persone con più elevato livello di istruzione. Gli ammortizzatori sociali, inclusa la Cassa integrazione, hanno solo in parte contrastato gli indicatori di disuguaglianza e povertà. Se confrontiamo gli stessi ad una decina di anni fa, in provincia di Modena erano significativamente inferiori alla media nazionale. Ora la distanza dal resto d’Italia permane, ma si è decisamente attenuata, a seguito di dinamiche di lungo periodo che la crisi ha reso più evidenti, ma non modificato”.

Interessanti inoltre i risultati emersi da un’indagine condotta in piena crisi economica sull’offerta commerciale e sulla domanda che ad essa si rivolge. “Dagli operatori – sostiene Elisa Martinelli ricercatrice presso la Facoltà di Economia Marco Biagi – si coglie una prevalente incidenza di stasi, ma con una consistente presenza di coloro che evidenziano un calo nell’evoluzioni delle attività indagate nel settore alimentare, non alimentare, pubblici esercizi e attività di servizio, sia in termini attuali, e cioè gli ultimi 3 anni, che prospettici, e cioè i prossimi 5 anni, per cui gli operatori sono leggermente più ottimisti, con la bassissima propensione ad investire nella propria attività in futuro. Di interesse i fattori che incidono sulla competitività, la propensione ad investire ed i cambiamenti osservati nella clientela in tempo di crisi. Quanto ai consumatori si ravvisa un utilizzo variegato dei principali i formati commerciali per l’acquisto tre principali categorie merceologiche osservate – prodotti alimentari, per la persona e per la casa durevoli; freschi; abbigliamento e calzature e differenziate preferenze degli attributi di servizio ricercati nella scelta dell’esercizio commerciale/di servizio da cui rifornirsi – suddivisi per dettaglio alimentare, non alimentare, pubblici esercizi, attività di servizio. Ne emergono alcune indicazioni anche su caratterizzazioni di tipo socio-demografico come genere, classe d’età, professione, ecc., che si potrebbero fruttuosamente utilizzare in termini di posizionamento competitivo sul mercato”.
















Ultime notizie