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Part time revocato dall’Asl: protestano i sindacati E-R

FP CGIL CISL FP e UIL FPL Regionali – che riconoscono nel part time un importante strumento di conciliazione a sostegno dell’occupazione femminile di cui è costituito in larga parte il pubblico impiego, soprattutto in ambito sanitario – esprimono una forte preoccupazione su quanto sta avvenendo in questi giorni in alcune aziende sanitarie della nostra regione, in merito alla decisione di interpretare in modo negativo la Legge 183 del novembre 2010 (meglio nota come Collegato al Lavoro) con superficialità e leggerezza e soprattutto in assenza di una seria e accurata analisi organizzativa e con la contrarietà delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori.

E’ noto che la Legge 183 all’art 16 conferisca agli enti la possibilità di revisionare i part-time concessi ante 2008 (cioè prima dell’entrata in vigore della Legge 133/08 che da’ alle amministrazioni la discrezionalità di concessione dei part time a seconda delle esigenze organizzative) secondo principi di correttezza e buona fede individuati dal codice civile.

Sorprende come nella nostra regione in alcune aziende – a pochi giorni dalla scadenza dei 180 giorni individuati dalla legge per effettuare tale revisione – si sia ritenuto di procedere dando applicazione a questa possibilità in modo unilaterale, nonostante le Organizzazioni sindacali e le RSU abbiano espresso in modo deciso la loro contrarietà.

Ma la cosa più sconcertante è che queste aziende abbiano deciso di procedere con la revisione totale e unilaterale dei contratti a tempo parziale di alcune centinaia di lavoratrici (revocandoli, modificandoli sostanzialmente e apponendovi delle scadenze temporali) nonostante la Regione abbia recentemente emanato una circolare di indirizzo in cui venivano date chiare indicazioni alle aziende sanitarie nella direzione di collegare i part time ad una mappatura organizzativa, ricercando la volontarietà dei dipendenti nelle proposte di modifica del proprio contratto a tempo parziale e si sconsigliavano le amministrazioni ad adottare atti unilaterali di revoca dell’istituto, ma piuttosto soluzioni sostenibili e condivise con il sindacato.

Per contro, invece, le aziende stanno volutamente ignorando la direttiva regionale, le recenti sentenze di condanna delle Amministrazioni e le contestazioni dei sindacati e hanno deciso di procedere in ogni caso e unilateralmente.

Un atteggiamento questo che, oltre a creare gravi difficoltà personali alle lavoratrici nella conciliazione vita-lavoro e un pessimo clima aziendale, di fatto delegittima la Regione e rischia di creare un pericoloso precedente in tema di diritti, rispetto e correttezza verso i lavoratori e un vulnus sulla prossima costituzione delle Aree vaste in Emilia-Romagna compromettendo il futuro dei rapporti sindacali.

Non convincono le motivazioni che hanno determinato questa decisione in quanto non riteniamo che si possano risolvere le problematiche dell’organizzazione del lavoro, degli orari e dei turni con l’accetta, senza analizzarne accuratamente tutti gli aspetti e peggiorando il clima e la serenità nei luoghi di lavoro.

Non crediamo neppure che la revoca o revisione unilaterale serva a lasciare spazio a nuovi part time; proprio perché riteniamo che questo strumento così importante debba essere valorizzato, vorremmo che fosse incentivato e non limitato e che si creassero opportunità per coloro a cui non è stato concesso lavorando sull’organizzazione, aumentandone il numero e sostituendo i part time cessati per pensionamento o per rientro volontario a tempo pieno con nuovi ingressi.

CGIL CISL e UIL di categoria faranno tutto il possibile per tutelare coloro ai quali è stato ingiustamente sottratto quello che noi consideriamo un diritto con ogni mezzo che le nostre organizzazioni riterranno opportuno.

(Le Segreterie Regionali di FP CGIL – CISL FP – UIL FPL)
















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