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Molinella: compie un secolo il ‘Palazzo delle leghe e delle cooperative’

La casa dei cooperatori e dei lavoratori a Molinella, voluta da Giuseppe Massarenti, inaugurata nel giugno del 1911 da Filippo Turati e Anna Kuliscioff. E tuttora sede delle Organizzazioni Operaie Autonome di Molinella aderenti alla Uil. Cento anni che saranno celebrati giovedì 16 giugno 2011 dal segretario generale Uil, Luigi Angeletti, a Molinella per il convegno ‘Il Sindacato: ieri, oggi e in futuro’(ore 16.30 – Sala Teatro La Torretta – via Mazzini 12 – Molinella).

Un appuntamento cui interverranno Fabrizio Rovatti, segretario delle Organizzazioni Operaie Autonome di Molinella, Bruno Selva, sindaco di Molinella e Marco Poli, storico.

E’ una storia di lotte riformiste a tutela dei lavoratori e della lavoratrici quella che ha portato alla costruzione della ‘casa’ sindacale. Un Palazzo le cui fondamenta poggiano sui valori che alimentano quella cooperazione solidaristica che pone al centro la persona. Ed è il ‘lievito’ per un’equilibrata crescita economica e sociale di una comunità.

«La costruzione del Palazzo delle leghe e delle cooperative – afferma Gianfranco Martelli, segretario generale UR Uil di Emilia Romagna e Bologna – rappresenta la ‘messa in opera’ di quegli ideali riformisti che sono stati e saranno anche in futuro i pilastri su cui poggia l’impegno della Uil. Ideali, valori a cui si deve sempre fare riferimento per una piena difesa dei lavoratori. E a cui oggi, come allora, ispirarsi per rilanciare il nostro Paese».

Nota storica a cura di Marco Poli

Per Molinella il 1911 fu un anno cruciale. Da oltre 10 anni il Comune era amministrato dai socialisti guidati da Giuseppe Massarenti che era anche il leader riconosciuto e amato del movimento cooperativo, di quello sindacale (le Leghe) e del partito (P.S.I.). Uomini legati a Giuseppe Massarenti erano divenuti dirigenti sindacali o di cooperative: erano oltre una ventina e fra di essi iniziava ad emergere e a brillare sempre più la nuova “stella nascente”, quella del venticinquenne Giuseppe Bentivogli, sul quale Massarenti aveva posto la massima fiducia, soprattutto come dirigente sindacale.

Molinella, sotto l’impulso riformista di Massarenti, era diventata un’altra città: l’analfabetismo che nel 1860 riguardava l’86% della popolazione era sceso al 46% all’inizio del secolo, riducendosi al 29% nel 1911. Ciò per merito di una politica scolastica che aveva visto l’impegno didattico dei maestri, la costruzione di nuove scuole, ed un’intensa politica per l’istruzione degli adulti da parte del Comune. Anche nell’edilizia popolare, la buona notizia era l’avvio della costruzione delle case popolari a Marmorta che facevano seguito ad altre già costruite nel capoluogo. Inoltre, l’Amministrazione Comunale, che già spendeva lire 13.000 l’anno per approvvigionamenti idrici a mezzo ferrovia, decise l’acquisto dei 13 pozzi di Colunga, località nei pressi di San Lazzaro di Savena, in previsione della realizzazione dell’acquedotto comunale.

In aprile fu costituito a Molinella il primo circolo giovanile socialista aperto a maschi e femmine: fra le donne una delle più attive fu Norma Cervellati, fra gli uomini Giuseppe Bentivogli. Il Circolo si occupò, in particolare, della stampa e propaganda socialista, delle iniziative culturali e delle conferenze formative ed informative.

Il primo maggio fu dedicato a Giosuè Carducci: infatti il sindaco Massarenti ed il “Comitato “Pro-Casa del Popolo” organizzarono la cerimonia di consegna al Municipio di Molinella del busto di Giosuè Carducci, opera dello scultore Tullio Golfarelli.

Ma la festa vera, grande, con migliaia di persone accadde a giugno per l’inaugurazione del palazzo delle Leghe e delle Cooperative di Molinella al “Malborghetto”: parteciparono alla manifestazione Filippo Turati con la sua compagna Anna Kuliscioff, Nullo Baldini, Oddino Morgari, Gregorio Agnini ed altri dirigenti del movimento cooperativo, sindacale e socialista emiliano-romagnolo e nazionale. L’edificio rappresentava un risultato tenacemente perseguito da Massarenti, che lo volle alto e possente per simboleggiare la potenza della locale cooperazione. Così si espresse Massarenti: «Nessuno s’illuda che la cooperazione, pur procurando ai soci miglioramenti materiali, freni l’avanzata e la carica rivoluzionaria del proletariato verso la sua piena emancipazione e trasformazione della società borghese. La cooperazione è […] rivoluzionaria. perché indica concretamente al proletariato la strada da percorrere […]. Il benessere economico e morale che essa genera dal suo seno non può essere ritenuto un danno o un difetto per la causa del socialismo, come ritengono alcuni miopi compagni nostri della tendenza intransigente-rivoluzionaria […]. Ma il benessere si raggiunge solo con l’aumento della produzione della ricchezza […] distribuendola tra i propri affiliati […]. Questo deve essere il compito della cooperazione […]. Ma la cooperazione da sola non può essere in grado di risolvere la questione sociale: occorre anche conquistare i pubblici poteri, dai Comuni allo Stato, tutti i gangli della società borghese, i mezzi di produzione e di scambio […]. Questo fu l’insegnamento che A.Costa ci lasciò. E ancora: Alla Lega il compito di lottare per la tariffa, l’orario di lavoro, l’ufficio di collocamento, invigilare sul rispetto dei patti, generare e dirigere la cooperazione […]. Alla cooperazione quello di proporsi come modello antagonistico a quello borghese. E fece suo il motto: Il socialismo come fine, la cooperazione come mezzo».

Massarenti prese domicilio in un cameretta con servizi posta al primo piano del palazzo delle cooperative. Alle pareti dei suoi muri i ritratti di Andrea Costa, Leonida Bissolati, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, foto di Molinella e del suo popolo. E anche un santino raffigurante Gesù.
















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