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Oggi al ‘Frignano’ premiati Lanzetta e Rayneri

Questo pomeriggio a Pievepelago, nell’alto Appennino Modenese, Peppe Lanzetta ha ritirato il XVI Premio Letterario “Frignano”, vinto con il romanzo “InferNapoli” pubblicato da Garzanti. A Gaia Rayneri, invece, è stato consegnato il premio per la sezione “Frignano ragazzi”, alla seconda edizione, vinto grazie al romanzo “Ugone”, edito da Rizzoli.

Tutta nuova la veste della premiazione 2011, a partire dalla location: i premi – 5.000 euro al vincitore e 3.000 al primo classificato della sezione ragazzi – sono stati infatti consegnati nel “salotto letterario” allestito presso il giardino del Palazzo Ex Albergo CONI di Pievepelago.

La cerimonia sottoforma di conversazione letteraria moderata dal giornalista Stefano Marchetti ha visto alternarsi sul palco, oltre alle autorità locali e i premiati, tutti i componenti della giuria che, uno ad uno, hanno presentato le altre quattro opere finaliste del Premio “Frignano”.

A salire per prima sul palco è stata Gaia Rayneri che, in compagnia di Stefano Calabrese, ha parlato del suo romanzo e ne ha letto al pubblico alcuni frammenti. A seguire, Giuseppe Pederiali ha parlato di “Asini, oche e rabbini” di Roberta Anau (Edizioni e/o), Alberto Bertoni ha presentato “L’esordiente” di Raul Montanari (Dalai), la coordinatrice di giuria Michelina Borsari ha commentato il romanzo di Andrea Molesini “Non tutti i bastardi sono di Vienna” (Sellerio), mentre Roberto Barbolini ha illustrato “I dracula timidi” di Giovanni Mariotti (et al. Edizioni).

Infine, l’incoronazione del vincitore del XVI Premio Letterario “Frignano”: il carismatico Peppe Lanzetta è salito sul palco in compagnia di Franca Baldelli e ha letto al pubblico estratti dal suo “InferNapoli”.

Tra le autorità locali presenti alla premiazione il Sindaco di Pievepelago, Corrado Ferroni, il Presidente dell’Accademia “Lo Scoltenna” Livio Migliori, l’Assessore provinciale Mario Galli e gli assessori di Fiumalbo e Riolunato, Francesca Nardini e Davide Fiorenza. In platea il direttore editoriale della Garzanti, Oliviero Ponte di Pino.

«La Giuria, con verdetto unanime – commenta Michelina Borsari, coordinatrice di giuria – ha deciso di assegnare il Premio “Frignano” per la narrativa Edizione 2011 al romanzo di Peppe Lanzetta “Infernapoli”, edito da Garzanti, per la capacità di ricostruire con piene credibilità descrittiva l’ambiente criminale di Napoli e del suo hinterland e per la ricchezza linguistica del suo stile. A ciò si aggiunge la cruda efficacia comportamentale e psicologica della figura del boss protagonista, Vincent Profumo, ritratto nelle sue profonde contraddizioni, tra l’amore fortissimo per il melodramma e per una figura eroica quale Maria Callas e per la crudeltà priva di redenzione dei suoi atti criminali. Sulla scia del romanzo-verità introdotto da Roberto Saviano con Gomorra, ma di quel modello assai più maturo e ricco sul piano della costruzione degli intrecci e della sapienza espressiva, InferNapoli si raccomanda anche per la qualità assieme secca e scintillante della scrittura, con il suo plurilinguismo capace di abbracciare tanto il parlato umorale e basso-mimetico dei gerghi criminali quanto l’efficacia evocativa del dialetto. Tale qualità è manifesta soprattutto nei dialoghi, molto fitti e insistiti, in piena armonia con la vocazione drammaturgica di Peppe Lanzetta, che è riuscito così a costruire uno spaccato tutto negativo ma al contempo vitale di una delle piaghe all’apparenza più insanabili dell’Italia contemporanea: quella del crimine organizzato di matrice camorrista. E a ciò si deve aggiungere infine la rapidità del montaggio dei singoli episodi, che fa pensare a una competenza cinematografica trasposta molto bene in scrittura da parte dell’autore napoletano».

«Forse avevano ragione quegli psicologi – prosegue la Borsari – dell’evoluzione che all’inizio del Novecento sostenevano come sia il linguaggio a insegnarci a sognare, sin dalla condizione neonatale, e non viceversa. Le parole producono il mondo, lo arredano di progetti, lo circoscrivono in una bolla immaginaria che chiamiamo futuro: l’elegante narrazione per l’infanzia edita da Gaia Rayneri (“Ugone”, Rizzoli, 2011) sembra appunto dimostrare in forma letteraria la veridicità di quelle intuizioni di inizio Novecento, ricollegandosi alla tradizione fondata in Europa da Lewis Carroll con le sue due Alici, linguisticamente ribelli all’etichetta vittoriana. Racconti surreali in cui tutto si fa segno, ma dove i segni hanno significati nuovi e non condivisi dalla collettività: nel mondo del bulimico Ugone e della stilizzata bambina di nome Uga non esistono ad esempio zanzare tigri, bensì zanzare pigre, e alcune bambine per parlare dispongono solo di consonanti ma non di vocali. Già autrice di un romanzo di successo (Pulce non c’è, Einaudi, 2009), per decisione unanime della giuria Gaia Rayneri riceve il Premio Frignano Ragazzi 2011 per la miglior opera italiana di letteratura per l’infanzia e giovanile, avendo dimostrato con “Ugone” una marcata sensibilità ai mutamenti semiotici e antropologici che contraddistinguono attualmente i processi di formazione degli individui, traducendoli in un modello testuale ben radicato nella tradizione europea».
















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