venerdì, 26 Aprile 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeMostreIl papà futurista della Olivetti di Montanelli ritrovato in… Bonifica





Il papà futurista della Olivetti di Montanelli ritrovato in… Bonifica

Cosa unisce Indro Montanelli e un Consorzio di Bonifica? La famosa Lettera 22, la macchina da scrivere di uno dei più grandi giornalisti italiani che venne disegnata dal reggiano Marcello Nizzoli, con opere esposte pure al Moma di New York. In queste settimane è stata riscoperta una grandiosa opera futurista del designer industriale che, appena trasferitosi a Milano, immortalò il comprensorio della Parmigiana Moglia, oggi Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale.

LA SENSAZIONALITA’ DEL RITROVAMENTO

“Una scoperta davvero sensazionale e che a fatica si riesce a quantificare nel valore perché unica nel suo genere – spiega Marino Zani, presidente dell’ente consortile – se si considera che questo artista venne chiamato da Adriano Olivetti, che fece lavorare gli architetti più bravi dell’epoca, e di lì a poco avrebbe disegnato anche la Sala delle Medaglie d’oro alla Mostra dell’Aeronautica, Milano, la stilografica Aurora 88 o celebri manifesti del Cordial Campari o dei Lubrificanti Fiat e a fine carriera gli uffici dell’Olivetti di Ivrea. Addirittura il Politecnico di Milano volle conferire all’artista, che era nato a San Rocco di Boretto nel 1887, la laurea in Architettura honoris causa”.

L’UNITICITA’ DELL’OPERA: APPELLO AI DISCENDETI

Una tela unica nel suo genere per dimensioni (circa 20 metri quadrati), stile (i primi abbozzi futuristi del celebre designer che morì a Camogli nel 1967), importanza.

Andrea Aleardi, presidente dell’Associazione nazionale di Archivi di Architettura contemporanea è venuto qui da Firenze e si è soffermato a lungo nel rimirare la tela “una cosa del genere sia per l’importanza dell’autore sia per l’estensione e il grado di conservazione non la avevo mai vista”.

Ora su questo ritrovamento si sta accendendo la curiosità di esperti e media nazionali.

“Siamo veramente stupiti di questo ritrovamento – spiega Marino Zani – . Anche se il periodo storico dell’opera, realizzata nei primi anni di vita milanese dell’artista di Boretto, ci fa desumere che il committente fosse stato Natale Prampolini, grande bonificatore autore di una delle bonifiche più famose al mondo, quella dell’Agropontino laziale. Certo, ci piacerebbe che questa tela fosse ammirata ora dai discendenti che, forse, si trovano ancora a Milano”.

IL RITROVAMENTO

“Nel 2010 – spiega l’architetto Chiara Visentin – il Consorzio di Bonifica ha avviato un’opera di valorizzazione e censimento del proprio patrimonio e, quanto svolto (percorsi, una pubblicazione, il censimento delle opere,…) ha consentito di sviluppare una nuova attenzione verso le opere. Accade così che, lo scorso maggio, il tecnico Zelindo Catellani, trova arrotolata su un supporto cilindrico ligneo una tela sulla quale erano già arrotolate altre due tele note di Vittorio Venturini (anche autore degli affreschi dell’Archiginnasio di Bologna) e invece si è rivelata una pittura a tela su cotone in ottimo stato di conservazione che rappresentava una mappa”.

“Grande stupore – prosegue la Visentin – quando abbiamo riconosciuto la firma con la caretteristica ‘N’ rovesciata dell’artista”.

“Quindi la probabile datazione: il ritrovamento di un documento che attesta un pagamento in acconto, nel 1925, di 5.000 lire, che non erano affatto pochi (e non poterono essere solo per i tre quadri che, per altro, ora completano l’allestimento)”.

LA MAPPA

La mappa – talmente grande da essere presumibilmente opera di propaganda – mostra un progetto di bonifica che era in corso e di opere che si sarebbero viste solo più tardi, dopo gli anni trenta. E’ uno stile futurista, a volo d’aeroplano, in cui si spazia da Reggio Emilia sino a Po, da Boretto a San Benedetto Po, con Carpi, Novellara, Correggio,… Una tela che forse abbellì gli allestimenti della Parmigiana Moglia che Nizzoli curò all’interno della Mostra per le Bonifiche di Roma e Napoli degli Anni Venti.

Venne realizzata quando l’artista, non era più in zona, tra il 1928 e il 1930: in quella data infatti il Nizzoli se ne andò da Boretto e aprì il suo laboratorio/atelier a Milano. Eppure è di una particolare perfezione. Di fatto una delle prime opere del pittore e designer che attualmente ha opere esposte al Moma di New York, tra cui la famosa Olivetti 22. A Milano, anche con gli affidamenti del regime, Nizzoli divenne importantissimo con il pregio, inoltre, di restare un grande artista anche dopo la caduta del fascismo.

E per questa tela che è mantenuta in maniera perfetta, non ha confronti e ha un valore difficilmente quantificabile, si sta ora pensando a una opportuna esposizione in una teca che la possa contenere.

Sino al 28 ottobre la tela è esposta all’intero della mostra “Architetture e Paesaggi d’acqua. Strumenti retorici, immagine costruita”, presso Palazzo del Portico o delle Bonifiche, in Corso Garibaldi, 42, a Reggio Emilia. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il “Festival Architettura 6” e con il patrocinio di Do.Co.Mo.Mo Italia (DOcumentation, COnservation of buildings, sites and neighbourhoods of the MOdern MOvement) e di AAA Italia (Associazione nazionale Archivi di Architettura contemporanea).
















Ultime notizie