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Sassuolo: sessantuno artisti per festeggiare il Tricolore

I Magazzini Criminali presentano Sessantuno artisti per festeggiare il Tricolore, a cura di Chiara Messori dal 3 dicembre all’8 gennaio 2012. Opening sabato3 Dicembre dalle ore 18 alla Paggeria Arte in Piazzale Della Rosa a Sassuolo. Intrattenimento musicale con Giorgio Simbola. Orario di apertura Sabato e Domenica dalle 16 alle 19. Per appuntamento: 392 4811485.

Tre sono i colori della nostra bandiera, tre come le righe in cui è suddivisa, tre come gli ideali che incarna (libertà, uguaglianza e fraternità).Il tre, simbolo del ternario, è anche emblema dell’esoterismo; primo numero dispari, poiché l’uno non è considerato un numero, il tre è profondamente attivo e possiede una grande forza energetica e un forte valore unificante.E’ soluzione del conflitto dualistico, poiché due elementi non possono essere conciliati senza l’ausilio di un terzo, e per questo il tre è considerato un numero perfetto. Ma certo non pensavano alla simbologia del numero quando, nell’autunno del 1794 , il bolognese Luigi Zamboni, natio del capoluogo emiliano, ed il suo compagno d’Università Giovanni Battista De Rolandis, originario di Castell’Alfero (Asti), diedero vita al’embrione del primo tricolore… Furono infatti proprio loro ad unire il bianco e il rosso delle rispettive città (colori già radicati da tempo nei vari Stati Italiani e quindi rappresentanti la storia di tutta l’Italia) al verde, colore della speranza in un’Italia unita e prospera, e forse questi due studenti non immaginavano quello che successe dopo… questi tre colori divennero presto i simboli di una rivolta che animava e univa ormai tutta l’Italia: il Risorgimento.E’ infatti il 1821 quando, durante i moti alla Cittadella di Alessandria, il Tricolore sventola per la prima volta nella storia risorgimentale e dieci anni dopo sarà Giuseppe Mazzini a sceglierlo come emblema della Giovine Italia.Durante le Cinque Giornate di Milano nel marzo del 1848, il re di Sardegna Carlo Alberto assicura al Governo provvisorio lombardo che le sue truppe, in aiuto per la prima guerra d’indipendenza, avrebbero marciato sotto le insegne del Tricolore, con lo stemma sabaudo sovrapposto sul bianco. Nel 1860 il tricolore venne scelto come bandiera dal Regno delle due Sicilie, con lo stemma borbonico sovrapposto sul bianco; infine, quando il 14 marzo 1861 viene proclamato il Regno d’Italia,esso, per consuetudine, continuò ad essere la bandiera nazionale.Ma è solo con la nascita della Repubblica e con relativo decreto legislativo del Presidente del Consiglio (12 giugno del 1946), che si stabilì ufficialmente la foggia della nuova bandiera che in seguito venne confermata nella seduta del 24 marzo del 1947 dall’Assemblea Costituente e inserita pertanto nell’articolo 12 della Costituzione.

I colori citati nel testo erano: verde prato brillante, bianco latte e rosso pomodoro.

Forse i nostri artisti non si sono mantenuti “fedeli al testo” ma, avendoli invitati a creare qualcosa d’ispirato al tricolore, il nostro intento non era fare una mostra “storica”, ma creare diverse interpretazioni contemporanee del tricolore e farci raccontare delle storie in cui l’Italia assumesse il ruolo di “teatro stabile”; con attori, scenografie, comparse. Ciò che si vuol narrare è ‘la nostra immagine e il nostro modo di pensare’ . Ricordiamoci infatti che è del ‘700/’800, con sconfinamenti talvolta agli inizi del ‘900, il fenomeno detto del “Gran Tour “ quando moltissimi personaggi, dai principali stati europei, giungono in Italia per trarre ispirazione per le loro opere ; solo per citarne alcuni: gli inglesi Shelley, Byron, Dickens, Browning; i francesi Montesquieu, De Sade, Chateaubriand, Stendhal, Flaubert, Proust; lo spagnolo Goya ecc.. ..Questa “moda” era dettata dal fatto che si attribuiva innegabile importanza all’immenso patrimonio artistico presente nella nostra piccola ma feconda penisola. Ancora oggi i nostri artisti, pur senza spostarsi, ma “viaggiando mentalmente”, fanno una sorta di Grand tour riuscendo a restituirci, tra una vena di sarcasmo e una di tristezza, tanti “quadri” del nostro bel paese.
















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