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Terim, Fim Fiom Uilm Modena: l’azienda rischia l’insolvenza

Si sta prospettando una situazione molto difficile e delicata per la Terim, storica azienda modenese di elettrodomestici che ha due stabilimenti uno a Baggiovara (produce forni a incasso) e l’altro in provincia di Reggio Emilia a Rubiera (produce cucine) con circa 400 addetti distribuiti a metà fra gli stabilimenti.

Da 15 giorni l’attività è bloccata e i dipendenti quasi tutti a casa, sono in parte in cassa integrazione in deroga a Baggiovara e in parte in Cigs per crisi a Rubiera. Si profila una situazione davvero difficile, con un fatturato di 90 milioni di euro e debiti pari alla metà del fatturato. Per questo le banche hanno sospeso i finanziamenti e anche i fornitori (l’azienda assemblea e monta pezzi prodotti altrove) hanno sospeso le forniture. Un presidio di lavoratori da giorni davanti allo stabilimento di Baggiovara sta evitando che impianti possano essere trasferiti al di fuori.

Questa la drammatica situazione che è stata descritta stamattina in conferenza stampa dei segretari Fiom/Cgil di Modena e Reggio Emilia, Giordano Fiorani e Valerio Bondi, da Alessandro Bonfatti della segreteria Fim/Cisl e dal segretario Uilm/Uil di Modena Aberto Zanetti.

 

La situazione critica che sta attraversando l’azienda viene da processi di riorganizzazione partiti a metà degli Anni Duemila, dopo l’acquisizione dell’Areilos di Soliera, con il passaggio da 750 a 400 addetti e il trasferimento della produzione su Baggiovara e Rubiera. Ancora nell’aprile 2011 l’apertura della procedura per 45 esuberi su Baggiovara che dopo settimane di presidi contrastati dall’azienda, portò alla firma di un accordo per la mobilità volontaria.

La situazione veramente difficile che sta attraversando la Terim è dovuta sia alle difficoltà del mercato degli elettrodomestici, alla concorrenza degli altri paesi (in Terim si fa un prodotto povero da un punto di vista tecnologico, con pochi margini di guadagno), sia alle responsabilità gestionali di proprietà e direzione tecnica, come hanno sottolineato i sindacalisti, con almeno cinque cambi organizzativi nel giro di pochi anni.

I rappresentanti di Fim Fiom e Uilm hanno lanciato stamattina un messaggio chiaro in conferenza stampa al mondo imprenditoriale: se ci sono imprenditori intenzionati a prospettare soluzioni per la Terim, che tengano conto dei livelli occupazionali e del mantenimento dei due stabilimenti nei territori di Modena e Reggio, i sindacati sono disponibili per fare approfondimenti e trovare soluzioni che diano prospettive di futuro e di rilancio all’azienda.

Ovviamente il tempo è tiranno, bisogna fare presto per salvare la Terim, perché l’azienda che ha clienti importanti (fra cui Whirpool, Electrolux, Bosch) e contratti di tutto rispetto, vanta potenzialità, impianti e competenze professionali, o riesce a evadere le commesse e a dare continuità, oppure queste rischiano di saltare e si profila davvero la chiusura.

Serve perciò qualcuno seriamente intenzionato che si faccia avanti in tempi stretti!

Ovviamente per i sindacati non sono accettabili proposte come quella avanzata di affitto di ramo di azienda del solo stabilimento di Rubiera e solo 126 lavoratori su quasi 400, oltre alla cessazione dello stabilimento di Baggiovara. I sindacati sono disponibili a soluzioni diverse che salvaguardino complessivamente l’occupazione.

Domattina in Confindustria Modena ci sarà un nuovo incontro con la proprietà e i Sindacati chiederanno che siano messe sul tavolo tutte le questioni aperte, anche da parte dei creditori. E sono pronti a discutere eventuali proposte da parte della proprietà.

Fim Fiom e Uilm lanciano dunque un appello affinché sia possibile salvare una storica azienda modenese e darle continuità produttiva e occupazionale. Un’azienda, la cui chiusura avrebbe un impatto sociale davvero forte sulle nostra realtà, non ultimo per la presenza di manodopera sui 40-45 anni con famiglie, mutui e affitti, ed entrambi i coniugi impiegati in Terim, e con un’alta presenza femminile.
















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