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A R2B va in scena il “Forum internazionale sulla meccanica”

Primo appuntamento di un nuovo format per approfondire scenari e prospettive delle sei piattaforme strategiche per l’economia emiliano-romagnola. Relatori da tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per la via Emilia dove batte il cuore tecnologico italiano ed europeo del settore.

 Un addetto su due del manifatturiero, in Emilia-Romagna, lavora nella meccanica. Un settore che contribuisce al 57% dell’export regionale, e per oltre il 70% al suo saldo attivo. E parte proprio da qui il nuovo format di Research to Business destinato ogni anno a porre l’accento su una delle sei piattaforme tecnologiche della Rete alta tecnologia.

Sei in totale – agroalimentare, costruzioni, energia e ambiente, ict e design, scienze della vita e, naturalmente, meccanica e materiali – le piattaforme tecnologiche che fanno perno sulla Rete regionale dell’alta tecnologia corrispondono ad altrettante filiere produttive strategiche per il futuro dell’economia emiliano-romagnola. Così, questa mattina a Research to Business, ha preso avvio il Forum internazionale sulla meccanica: sistemi di produzione e mobilità sostenibile.

“Siamo di fronte a sfide completamente nuove – ha osservato il direttore di Aster, Paolo Bonaretti, introducendo il Forum – abbiamo bisogno di fare massa critica e la meccanica è il cuore di questo percorso. Organizzarsi per piattaforme significa mettere insieme cluster di ricercatori e cluster di imprese, e la storica frammentazione del nostro sistema imprenditoriale può anche essere l’occasione per arrivare a una ricomposizione di filiera”.

Primo step di lavori al Forum, l’inquadramento degli scenari attuali e futuri per un settore chiave per l’industria regionale, sia per peso specifico sia per potenzialità. Nonostante la crisi economica, infatti, l’Italia resta la seconda economia manifatturiera d’Europa. Insieme a Germania, Francia e Regno Unito, assomma il 61% dell’occupazione e il 57% dell’export dell’intera Ue. L’Italia vede poi, rispetto alla Germania, una maggiore concentrazione in alcune regioni, tra cui l’Emilia-Romagna, con scambi molto forti proprio tra queste regioni e la Germania meridionale. “Molte imprese meccaniche emiliano-romagnole – conferma Bonaretti – esportano oggi fino al 95% della propria produzione, con forti legami con le imprese tedesche e percorsi di internazionalizzazione già avviati nell’area Bricst”.

Uno scenario in profondo e ulteriore mutamento – per esempio il dimezzamento in soli 4 anni della convenienza a delocalizzare nelle economie emergenti – che vede oggi al Forum la presenza di grandi aziende e attori internazionali interessati a saperne di più sulle prospettive di sviluppo del settore, partendo dalle imprese grandi e piccole all’avanguardia in tutto il mondo, passando per i laboratori di ricerca che, in particolare tra Bologna e Modena, operano al servizio di questa filiera all’interno dei tecnopoli e in stretto raccordo con le Università. Dopo la sessione introduttiva – che ha visto la relazione di Martyn Briggs, di Frost & Sullivan, dal titolo “Disegnare oggi il futuro: tendenze globali e competitività”, il forum prosegue con due sessioni parallele dedicate ai temi emergenti dei sistemi di produzione e della mobilità sostenibile. Eccellenza nell’eccellenza, i sistemi di produzione – con particolare riferimento ai beni strumentali – sono tra i principali protagonisti della meccanica emiliano-romagnola, un settore sottoposto negli ultimi quattro anni a trasformazioni massicce tra delocalizzazioni, terziarizzazione, globalizzazione delle produzioni. Uno scenario che in Emilia-Romagna si è tradotto in una pesante ristrutturazione in particolare della subfornitura, con molte aziende a basso contenuto tecnologico spazzate via dal mercato, altre che invece hanno saputo riposizionarsi e guadagnare un ruolo di “fornitori di primo livello”. Trasformazioni che hanno coinvolto, in larga misura, anche le medie e grandi imprese. Moderati da Michele Monno, i relatori di questa seconda sessione illustrano la “fabbrica del futuro”, che renderà necessarie ulteriori modifiche tecnologiche e organizzative funzionali alla competitività (intervengono tra gli altri Massimo Mattucci di Effra, Stefania Pigozzi di Federmacchine, Alessandra Pighi del laboratorio Musp). Quindi il rapporto tra ricerca e industria in altri Paesi, con esperti internazionali provenienti da tutto il mondo, tra cui Rikardo Bueno (Tecnalia, Spagna), LaRoux K. Gillespie (Sme – Society of manufacturing engineers, Usa), Jian Long Kang (Shanghai Long Cheng Automation System Co., Cina), fino a rappresentanti del tedesco Fraunhofer Institute. Spazio infine all’evoluzione delle filiere e ai subsettori trainanti (aeronautico, automotive, energia, oil&gas, packaging), con interventi di aziende come Scm, Orton, Ima.

Dai sistemi di produzione alla mobilità sostenibile, vera e propria nuova frontiera con cui deve misurarsi la filiera dell’automotive, altro pilastro della meccanica emiliano-romagnola. Sotto la regia del direttore di Quattroruote Carlo Cavicchi, chiamato in qualità di moderatore, si mettono a confronto, a Research to Business, i principali benchmark globali, con le testimonianze di Deng Yuanchang, dirigente al Center Sun Yat-Sen University dell’Università del Guangdong. Spazio poi alle case automobilistiche con rappresentanti Mercedes-Benz, Peugeot, Renault, Mitsubishi e naturalmente Fiat, per la quale intervengono Nevio di Giusto, direttore del Centro ricerche del gruppo torinese. Chiudono la sessione dedicata alla mobilità sostenibile, le relazioni tecniche dedicate a motori endotermici ad alta efficienza, sistemi di propulsione e trasmissione innovativi, ict per la mobilità sostenibile: anche qui facendo parlare i protagonisti, tanti dei quali – da Ferrari a Vm Motori,Landi Renzo e Magneti Marelli – hanno le radici lungo la via Emilia.

 
















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