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Province, Filippi (PDL): “Reggio e Modena o Modena e Reggio?”

Domani nel parlamentino regionale dell’Assemblea legislativa, si discuterà del riordino degli ambiti territoriali; mio malgrado mi troverò costretto, nel giro di quindici giorni, a votare contro gli emendamenti e le proposte dei consiglieri regionali modenesi del Pdl e della Lega Nord. La proposta della Lega Nord di mantenere le attuali province così come sono, mi sembra insostenibile e incomprensibile.

Definirei invece ridicola la richiesta dei miei colleghi del Pdl, di anteporre il nome di Modena a quello di Reggio Emilia, in quanto non tiene conto del fatto che i reggiani hanno già compiuto un grande sforzo nell’accettare l’annessione della loro provincia a quella di Modena.

Reggio Emilia è la quarta città manifatturiera d’Italia, Modena è la seconda: insieme diventeranno la prima grande provincia manifatturiera d’Italia.

I colleghi consiglieri regionali di Modena, addirittura, hanno lanciato una raccolta firme affinchè il nome della loro città precededa quello di Reggio Emilia.

I cittadini, in questa particolare fase, in cui le tasse sono alle stelle, il lavoro è insufficiente, i salari sono bassi e i servizi inadeguati, non hanno certamente tra le priorità il referendum su quale sarà il nome della futura Provincia reggiano-modenese.

Il problema fondamentale invece riguarda la razionalizzazione delle spese: problema che non si risolve cambiando il nome delle nuove Province, ma guardando agli interessi e alle necessità dei cittadini.

I nostri amici di Modena ci dicono: “La sequenza del nome della nuova Provincia non è solo questione di toponomastica, ma di rispetto della storia, del territorio, e della dimensione delle due Provincie”.

Io, al contrario, penso che Reggio non abbia nulla da invidiare a Modena, ma questo non è il punto, i campanilismi non ci interessano.

Gli amici di Modena pensino a come rendere più efficienti e trasparenti i rapporti con i cittadini, lavorino per ridurre i costi eccessivi della macchina pubblica, per razionalizzare il lavoro dipendente, individuando quali sono i punti deboli dell’ingranaggio e a migliorare i servizi.

I banchetti in piazza e la raccolta delle firme sulle quisquilie non servono più a nessuno, ma solo ad allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica.

(Fabio Filippi)
















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