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Il Centro studi Boiardo premia una cittadina scandianese per la sua tesi di laurea

Nei giorni scorsi il Centro Studi Boiardo ha conferito il quinto premio assegnato negli 11 anni trascorsi dalla sua fondazione, rivolto ad una tesi di dottorato o di laurea magistrale discussa in una Università italiana o straniera, avente per oggetto le opere di Matteo Maria Boiardo o di altri autori del Quattrocento vissuti negli Stati Estensi (commissione giudicatrice: Cristina Montagnani, Giuseppe Anceschi e Tina Matarrese, presidente del Centro Studi “Matteo Maria Boiardo”).

E’ stata premiata una cittadina di Scandiano, Laura Vallisneri, per la sua tesi di laurea magistrale in “Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche” conseguita presso l’Università di Bologna nell’a. a. 2010/2011.

Argomento della tesi è Personalità contrastanti, passioni frementi e scelte tormentate: i personaggi femminili minori nell’Orlando furioso. L’argomento è in parte estraneo ai temi proposti dal premio (Boiardo o autori del Quattrocento vissuti negli stati estensi): una eccezione giustificata dai contenuti della tesi che prende le mosse dall’Inamoramento de Orlando nell’analizzare i diversi personaggi in questione, sottolineando come i caratteri che ne determinano le successive vicende siano uno sviluppo di quelli boiardeschi, da cui si differenziano per una cresciuta profondità e complessità psicologica.

Il lavoro si occupa delle figure femminili minori, escludendo i personaggi maggiori (Angelica, Bradamante, Marfisa, Fiordiligi), in una prospettiva nuova o insolita nella letteratura critica ariostesca, una prospettiva antropologica e di storia della mentalità e dei costumi, che considera le condizioni sociali e anche giuridiche, psicologiche ed emotive legate alla femminilità nell’immaginario del tempo. Partiamo dal titolo passioni frementi e scelte tormentate che hanno al centro l’amore: «Se nell’Inamoramento de Orlando l’amore già fungeva da motore propulsivo dell’azione, spronando i cavalieri da esso soggiogati a compiere audaci imprese e sanguinose battaglie, nell’Orlando furioso la passione amorosa guadagna una nuova centralità poiché, oltre a porsi come fulcro del vorticoso susseguirsi delle vicende cavalleresche, diviene essa stessa protagonista della narrazione. Allo stesso modo le donne che ne sono investite divengono oggetto dell’interesse del narratore, il quale ci propone una profonda analisi delle loro condizioni umane ed una articolata casistica delle problematiche da esse affrontate». Ora, mentre le quattro grandi protagoniste incarnano stereotipi femminili di tradizione letteraria classica, romanza (la donna angelicata, la femme fatale, la donna guerriera), e quindi sono in parte condizionate dai loro precedenti letterari, i personaggi minori sono più liberi di rappresentare tutta la complessità delle condizioni psicologiche, sociali, economiche ed emotive delle donne reali. Ci viene presentato un campionario di tipi umani: figure “positive” come quelle di Lucina e Isabella, esempi di fedeltà e devozione, che in Lucina si realizzeranno in una unione coniugale felice, e in un finale tragico in Isabella, che non riesce a sopravvivere alla morte di Zerbino.

Figure negative, “nere”, come Orrigille, donna perfida ed egoista, in grado di manipolare i sentimenti deli uomini innamorati di lei, a suo unico vantaggio personale. E Gabrina, responsabile dell’omicidio di quattro uomini, senza mai sporcarsi le mani, perché fa in modo che siano altri a commettere gli omicidi. Le vicende che la riguardano ci fanno immaginare «una vita dedita a mille sopruisi e violenze».

Donne travolte dall’amore.passione, con tutte le sfumature di sofferenza che ciò comporta: Alessandra, dell’isola delle donne, che si vendica per un amore non corrisposto; Fiordispina che si innamora senza speranza di una donna e che addirittura dovrà sopportare l’insolenza di un ragazzo, Ricciardetto, che si finge la fanciulla da lei amata e approfitta della sua ingenuità, una vicenda estremamente dolorosa, affrontata «con molto tatto e partecipazione umana».

Dalinda, che per amore accetta di essere una semplice pedina dell’uomo che se ne serve per arrivare a un’altra donna.

Non mancano le donne soggette all’autorità del padre o del marito, come Ginevra, accusata di una colpa che non ha commesso e «costretta dal padre a sposare chiunque decida di battersi per lei, senza preoccupazione alcuna per i suoi sentimenti». C’è poi il caso di Doralice, destinata dal padre a sposare Rodomonte: rapita da Mandricardo, che riesce a superarne la ritrosia e a conquistarne le grazie anche per le particolari doti da lui manifestate nella notte che passano insieme. Quando Rodomonte ne rivendica la proprietà e la questione è portata davanti al re Agramante, che decide che sia la fanciulla a scegliere, Doralice non esita a scegliere Mandricardo invece del suo promesso sposo. Ma la possibilità di scelta che le è concessa è del tutto straordinaria, legata a eventi che inducono Agramante a tale soluzione per evitare che la lite tra i due contendenti finisse per paralizzare l’azione dell’esercito saraceno. E il respinto Rodomonte si consola dello smacco subìto ricorrendo allo stereotipo “maschilista” della donna inaffidabile, “mobile”: “oh feminile ingegno (egli dicea), / come ti volgi e muti facilmente, / … / Oh infelice, oh miser chi ti crede!”

Insomma una ricchezza di tipi rappresentativi «da un lato delle reali passioni umane, dall’altro delle difficoltà che le donne hanno dovuto affrontare nel corso della loro storia, così da poter affermare che la cifra della grandezza del poema risieda nella complessità di queste figure femminili minori, dipinte dal’autore con acuta attenzione e partecipazione umana». Una prospettiva questa che si aggiunge alle tante altre prospettive di lettura cui si presta una grande opera letteraria.
















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