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Turismo modenese: si al piano provinciale di promozione 2014

Il circuito Terra di motori e quello dei Castelli modenesi, le reti dei musei e dei siti del Romanico, le città d’arte ma anche la montagna e i prodotti enogastronomici locali. Sono questi i principali elementi distintivi del territorio modenese sui quali devono continuare a focalizzarsi la promozione e lo sviluppo dell’offerta commerciale turistica del territorio. A stabilirlo sono le linee strategiche del Piano turistico di promozione locale per il 2014 approvate dal Consiglio provinciale di Modena con il voto favorevole di Pd e Idv. Astenuti gruppo Misto, Udc e Bruno Rinaldi (Pdl), voto contrario dai consiglieri Dante Mazzi e Mauro Sighinolfi (Pdl) e dalla Lega nord.

Il Piano, in base al quale Comuni e società d’area possono presentare progetti, prevede che si prosegua nella creazione e nello sviluppo di una rete capillare di informazione turistica di base che riguarda non solo i punti informativi, come gli Iat, ma anche le agenzie e gli esercizi commerciali. Per quanto riguarda le strategie di promozione viene data priorità all’attenzione all’estero, ai progetti integrati e sostenibili e alla continuità delle proposte valorizzando sia le riedizioni, in chiave di innovazione, sia le azioni con respiro almeno triennale.

«Pur in difficoltà per le condizioni di incertezza del futuro in cui si trova la Provincia – ha affermato nella presentazione l’assessore alla Promozione del territorio Mario Galli – abbiamo voluto portare a conclusione il bando per accedere ai fondi regionali per la promozione turistica per non far mancare al nostro territorio queste risorse, anche se sono scarse».

Aprendo il dibattito Marina Vignola (Pd) ha apprezzato le linee strategiche del Piano «che si inseriscono in un quadro di sostegno all’economia locale» sollecitando una «maggiore sinergia tra i diversi soggetti e con il mondo imprenditoriale che può avere, tramite i propri clienti, maggiori contatti con il mercato estero». Per Bruno Rinaldi (Pdl) il turismo è «una voce fondamentale della nostra economia ancora sottovalutata. I consorzi di promozione hanno un ruolo fondamentale e strategico purché mantengano come obiettivo l’interesse pubblico e non si trasformino in comitati d’affari a uso personale». Per rilanciare il territorio e fare marketing «servono soldi che non abbiamo» ha sostenuto Sergio Pederzini (Idv) ma «ci devono essere anche gli obiettivi perché siamo noi per primi a non ritenere il nostro territorio attrazione turistica. Oggi però è tardi perché le Province non contano più e la Regione è troppo lontana. Dobbiamo sperare in un cambio di passo dei privati». Per Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) invece il problema non è la mancanza di soldi ma «di una strategia che porti dare al territorio un’identità specifica identificandolo con un prodotto. È lo stesso problema del Mef: c’è dentro di tutto ma non è riconoscibile. Come questo piano: è onnivoro ma senza strategia». Anche per Mauro Sighinolfi (Pdl) oltre ai fondi, per rilanciare il turismo servono «fantasia e creatività o magari anche solo la capacità di copiare le buone idee che già si trovano in giro: altri territori, con un patrimonio meno ricco del nostro, riescono a offrire di più. Ed è alla Provincia che spetta il compito di fare da catalizzatore dei progetti e di armonizzare le esigenze delle diverse località; quando non ci sarà più, sarà uno scontro continuo».

«Con il venir meno della Provincia le iniziative con valore turistico sono sempre meno – ha ribadito Ennio Cottafavi (Pd) – anche se abbiamo perso delle occasioni per mettere a sistema un’industria turistica che da noi non è mai decollata anche per le resistenze dei Comuni. Ora però è il momento per fare uno sforzo per conservare almeno quanto è stato ottenuto». Dante Mazzi (Pdl) ha replicato che «il pubblico non è mai riuscito a cogliere le occasioni e che i problemi di oggi sono gli stessi di quando i soldi c’erano. I limiti al turismo in questa provincia rimangono sempre i problemi della viabilità e dei collegamenti con i mezzi pubblici, la mancanza o le condizioni, penose in alcuni casi, delle attrezzature come le piscine, la mancanza in montagna di presidi sanitari per l’emergenza-urgenza e una pianificazione territoriale inesistente».

 
















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