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Audizione della Commissione parlamentare antimafia: verso un patto per la legalità

Ieri, 17 febbraio 2015, presso la Prefettura di Modena, si è tenuta l’Audizione della Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, a cui hanno partecipato – tra gli altri – i rappresentanti regionali di Cgil, Cisl e Uil.

Le tre organizzazioni sindacali confederali dell’Emilia Romagna hanno aperto la loro relazione affermando con forza come “da diversi anni ci siamo misurati in questa regione con il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata di origine mafiosa (‘Ndrangheta, innanzitutto, ma anche Camorra e Mafia) e sull’intreccio tra la progressiva penetrazione di queste organizzazioni con le numerose forme di sfruttamento del lavoro”.

Cgil Cisl e Uil ER hanno proseguito ricordando come sia stato “costantemente segnalato e denunciato ciò che per noi era palese e visibile, partendo dall’azione che il sindacato confederale svolge nei luoghi di lavoro e nel territorio: il riemergere del caporalato; l’infiltrazione negli appalti pubblici (favorito dal meccanismo del massimo ribasso!), attraverso la partecipazione diretta ai bandi di gara pubblici di aziende sospette o attraverso i subappalti; l’estendersi di queste dinamiche dagli appalti di “lavori” agli appalti di “servizi”; quanto accadeva nel settore dell’edilizia privata, anche in connessione con la crescita urbanistica avvenuta in diverse realtà; le dinamiche presenti nel settore dell’autotrasporto (spesso collegate al settore delle costruzioni) e della logistica; il fenomeno delle cooperative spurie; alcune situazioni preoccupanti nel settore della trasformazione delle carni e in agricoltura (l’omicidio di un lavoratore a Poviglio, Reggio Emilia, nel 2002, dipendente della cooperativa Dimac di Castelnuovo Rangone di Modena, è sicuramente stato uno dei fatti più eclatanti)”.

“Abbiamo dovuto affrontare” – sottolineano le tre organizzazioni sindacali dell’Emilia Romagna – “le situazioni che si determinavano nell’ambito delle singole imprese coinvolte, anche attraverso le diverse vertenze” sostenute, agendo – e va evidenziato – “attraverso Protocolli territoriali con le Istituzioni, le diverse Autorità preposte alla vigilanza sul lavoro, cercando anche il coinvolgimento delle Associazioni d’impresa. Alcuni di questi atti hanno riguardato la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, come l’Alta Velocità Milano-Bologna e Bologna-Firenze”.

Cgil Cisl e Uil regionali rivendicano nel rapporto con la Regione l’aver “sollecitato e contribuito (presentando anche specifiche piattaforme) affinchè si producessero atti legislativi, con l’obiettivo di arginare il fenomeno delle infiltrazioni nell’economia legale e si garantisse la regolarità nelle dinamiche riguardanti il lavoro. Un’azione legislativa, va detto, anche di supplenza rispetto al quadro nazionale, tutt’ora assolutamente deficitario!”.

Sono tre gli atti – spiegano i sindacati dell’Emilia Romagna – “che reputiamo rilevanti, seppure ancora non sufficienti ad aggredire il fenomeno: la Legge regionale 11/2010, riguardante la promozione della legalità nel settore delle costruzioni; la Legge regionale 3/2011, sulla prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per promozione della cultura della legalità e la più recente Legge regionale 3/2014, riguardante la promozione della legalità nel settore autotrasporto, facchinaggio e movimentazione merci”.

Grazie a “questo retroterra” continuano Cgil Cisl e Uil ER “abbiamo affrontato la vicenda del sisma del 2012, che ha interessato quattro province emiliane, cercando di scongiurare gli errori fatti in Abruzzo con la ricostruzione successiva al terremoto del 2009”. Si segnala, a questo proposito, il Protocollo d’Intesa di legalità per la ricostruzione delle zone colpite dagli eventi sismici del 2012 che è stato sottoscritto il 27 giugno 2012, a nemmeno un mese dalla seconda scossa del 29 maggio.

I tre sindacati confederali emiliano romagnoli confermano come “i contenuti del Protocollo sono certamente tra i più avanzati”. In particolare si segnala: la previsione di stazioni appaltanti uniche e l’utilizzo negli appalti, per alcune tipologie e soglie, del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; l’istituzione degli “elenchi di merito” delle imprese edili (con criteri di legalità rispetto all’antimafia, alla tutela e sicurezza del lavoro e alla fiscalità); la previsione della “verifica di congruità della manodopera”, connessa al DURC; l’estensione della normativa pubblicistica (quindi l’obbligo di iscrizione nelle White List) anche ai lavori privati finanziati con contributi pubblici.

Nel contempo, Cgil Cisl e Uil regionali non nascondono come l’attuazione del Protocollo abbia “invece incontrato significative difficoltà: la prima fase, caratterizzata dallo smaltimento delle macerie, è sicuramente stata gestita con appalti svolti con il criterio del massimo ribasso; alcuni contenuti, per essere effettivamente tradotti in norme operative, hanno richiesto diverso tempo e, infine, abbiamo dovuto sostenere una polemica pubblica sul meccanismo di funzionamento delle “white list”, con la costante richiesta – sostenuta anche da alcune Associazioni d’impresa – di ridurre i vincoli, allo scopo di accelerare le fasi della ricostruzione e relativa assegnazione dei lavori. Abbiamo sollecitato e condiviso l’esigenza di operare un rafforzamento degli organici delle Prefetture, dati i tempi oggettivamente lunghi nella gestione delle oltre 4.000 domande di iscrizione nelle white list. Tuttavia abbiamo sempre respinto con forza ogni tentativo di far arretrare gli avanzamenti acquisiti sul piano della normativa!”

 

In merito all’Inchiesta “Aemilia”, Cgil Cisl e Uil Emilia Romagna affermano che “il quadro che emerge dall’inchiesta della DDA desta grandissima preoccupazione, perché fa comprendere quanto sia evoluta – in negativo – la penetrazione in questa regione, e in particolare nelle province emiliane, della ‘ndrangheta e, probabilmente, anche di altre organizzazioni di natura mafiosa”.

A fronte di tutto ciò, i tre sindacati insistono sulla necessità di affrontare la situazione “con la massima determinazione possibile”. E, proseguono, “insieme alla lodevole azione di repressione messa in campo dalla Magistratura e dalle Forze dell’ordine – che le Organizzazioni sindacali intendono accompagnare con la decisione di costituirsi PARTE CIVILE nel procedimento contro la ‘Ndrangheta che scaturirà dall’inchiesta “Aemilia” – serve un’azione sul terreno della prevenzione”.

 

A livello regionale Cgil, Cisl e Uil Emilia Romagna “sono determinati nell’urgenza di affrontare il tema legalità in tutta la sua portata, chiedendo alla politica e alle Istituzioni di fare un salto di qualità”. E infatti, spiegano, “avanzeremo nelle prossime settimane specifiche proposte, con l’obiettivo di far si che il “Patto per il Lavoro” indicato dalla Regione Emilia Romagna divenga anche un vero e proprio “Patto per la legalità”; si tratta di agire affinché si determini una condizione di piena legalità economica in questa regione, nella consapevolezza che ciò rappresenta anche il presupposto fondamentale per affermare un sviluppo socialmente sostenibile e il pieno riconoscimento dei diritti nel lavoro”.

Di seguito, alcuni dei temi ritenuti prioritari:

1 – “l’elaborazione di un “testo unico” sugli appalti, e sulla filiera dei subappalti, riguardante l’insieme dei settori pubblici e privati, che attui, rafforzi ed estenda l’attuale legislazione regionale, secondo le seguenti direttrici:

il definitivo superamento della pratica, ancora diffusa, del massimo ribasso nel sistema degli appalti, servizi e forniture pubbliche; sostenere nelle gare d’appalto l’offerta economicamente vantaggiosa, inserendo elementi tecnico-qualitativi ai quali attribuire punteggi prevalenti;

l’adozione di criteri premiali nei bandi di gara che incentivino il ricorso agli Elenchi di merito per tutti gli appalti pubblici; utilizzo delle white list per tutti lavori a committenza privata, estendendo quanto previsto nel Protocollo per la legalità nella ricostruzione del 5/2012;

il controllo dell’intera filiera dei subappalti, attraverso la verifica di congruità della manodopera, il vincolo della presentazione del DURC, l’introduzione nei bandi di gara delle clausole sociali (applicazione del Contratti Collettivi, responsabilità in solido, ecc….);

le Stazioni Uniche Appaltanti, accorpata nelle funzioni attribuite alle nuove Aree Vaste, superando l’attuale spezzettamento che produce efficienza e non favorisce adeguati controlli;

2 – la creazione di una Consulta regionale per la legalità, partecipata dalle Istituzioni, dalle Forze sociali e dall’Associazionismo, nominata dal Presidente della Regione, articolata in ambito di Aree vaste, e che potrà avvalersi di altri strumenti operativi (Osservatori, ecc…);

3 – gli strumenti di lotta alla corruzione, per una effettiva applicazione della Legge 190/2012;

4 – la gestione dei beni sequestrati e poi confiscati alle mafie, con l’obiettivo di salvaguardare la vita sana dell’impresa indagata;

5 – la creazione di strumenti che facilitino l’accesso al credito per le imprese, per combattere l’usura e la penetrazione finanziaria del crimine organizzato;

6 – la lotta all’evasione fiscale e contributiva;

7 – la regolarità e le corrette applicazioni contrattuali nei rapporti di lavoro”.

 

A livello nazionale, secondo Cgil, Cisl e Uil regionali “è necessaria e urgente un’azione di ridisegno e rafforzamento sul piano legislativo e normativo” che riguardi: tutta la materia degli appalti, pubblici e privati (stazioni appaltanti, meccanismi di affidamento, sistema dei controlli, tutela del lavoro e garanzia della regolarità); la lotta alla corruzione (il coinvolgimento della politica e delle Istituzioni, emerso dall’inchiesta “Aemilia”, seppur non macroscopico, deve rappresentare un grande campanello d’allarme!), con il necessario rafforzamento della legge 190/2012; aspetti specifici, ma rilevanti, come la necessità di rivedere a livello nazionale le recenti misure di “dematerializzazione DURC”, oggi di fatto ridotto ad un controllo vanificato; la tutela del lavoro e la gestione delle aziende confiscate alle mafie: i progetti di legge, oggi riunificati, solo recentemente sembrano aver sbloccato il proprio iter alla Commissione Giustizia della Camera”.

(CGIL – CISL – UIL Emilia Romagna)

 

 
















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