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Sempre più capitale in rosa. A fine anno in Emila-Romagna, le imprese femminili erano 84.644 (20,5%)

lavoro_1L’imprenditoria femminile rappresenta una realtà dinamica che continua a dimostrare di saper fronteggiare la crisi e farsi strada. In Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2014 le imprese attive femminili erano 84.644, pari al 20,5 per cento delle imprese regionali secondo i dati che fotografano il quadro a fine anno sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. In Italia le 1.148.325 imprese in rosa costituivano il 22,3 per cento del totale.

Solo quattro regioni italiane hanno una quota di imprese in rosa inferiore a quella nazionale, Trentino-Alto Adige (17,6 per cento), Lombardia (18,8 per cento), Veneto (19,8 per cento) e Emilia-Romagna.  Al contrario, in Molise raggiungono il 29,6 per cento del totale.

La forma giuridica delle imprese femminili Per fronteggiare la crisi e il blocco del credito, aumentare la propria competitività, capacità di innovazione e di internazionalizzazione, e trarre vantaggio dall’evoluzione normativa, diviene sempre più comune, per le imprese in rosa, l’adozione delle forme delle società di capitali.

Questo permette alle imprese femminili di essere sempre meno marginali e determina un boom delle società di capitale in rosa, che in un anno sono aumentate di 666 unità (+5,5 per cento), mentre quelle non femminili salgono solo dello 0,8 per cento. Al contrario le ditte individuali hanno accusato una flessione dello 0,6 per cento (-350 unità), comunque meno ampia di quella delle analoghe non femminili (-2,0 per cento).

Settori di attività economica Il 21,4 per cento delle imprese femminili è attivo nel commercio al dettaglio e il 5,6 per cento in quello all’ingrosso. Le altre principali attività sono l’agricoltura (15,5 per cento) e i servizi alla persona (10,9 per cento).Le imprese femminili hanno una maggiore presenza relativa nei servizi alla persona (66,1 per cento), nell’assistenza sociale non residenziale (54,4 per cento), nell’industria delle confezioni (48,0 per cento).

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