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Cgil Cisl e Uil Emilia-Romagna e Bologna contro l’ipotesi di riapertura di un Cie in regione

Con una Circolare interna, trasmessa a tutte le Prefetture e Questure del paese e a tutte le forze dell’ordine, il nuovo Ministro dell’Interno e il Capo della Polizia annunciano una stagione di tolleranza zero sul terreno dei respingimento dei migranti.

Per fare questo si annuncia l’apertura di un centro di identificazione ed espulsione CIE in ogni Regione d’Italia, come se questa fosse la panacea in grado di risolvere e contrastare i problemi legati all’immigrazione e i problemi della sicurezza.

La battaglia per la chiusura dei CIE di Bologna e Modena, è stata una conquista su cui non ci sarà nessun arretramento.

A Bologna e Modena i CIE sono stati chiusi definitivamente nel 2014, abbiamo lavorato tutti, Regione Emilia Romagna, Enti locali, Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Associazioni, Sindacati CGIL CISL e UIL Regionali, assieme a un gruppo di parlamentari, con cui abbiamo condiviso e perseguito l’obiettivo della chiusura.

Quindi, Bologna, Modena, ma l’intera regione, non ha certamente bisogno di un CIE, esperienza fallimentare e luoghi, dove sono stati continuamente violati i diritti umani e la dignità delle persone, che produce solo una lunga e inutile detenzione senza risolvere il problema dell’identificazione.

Ricordiamo, infatti, che senza il riconoscimento e la conferma da parte dei paesi di presunta origine, le persone non si possono rimpatriare. Quindi tornare indietro a strumenti come i CIE, non fa altro che alimentare in modo strumentale odio e creare problemi di ordine pubblico nei territori che li ospitano.

Per il sindacato il ritorno ai CIE è una strada impraticabile, soprattutto inutile al contrasto dell’immigrazione irregolare e che troppo spesso e in tante situazioni hanno foraggiato illegalità e ruberie, da parte di chi le gestiva.

L’unica strada possibile è quella di mettere in campo a livello europeo politiche sociali innovative che sappiano guardare al futuro dell’Europa e, nel nostro paese, c’è bisogno di progettare l’accoglienza e non di gestire solo l’emergenza.

Servono percorsi d’inclusione e di interventi innovativi e responsabili in grado di dare risposte concrete al tema della povertà, per il diritto al lavoro dignitoso, per la piena cittadinanza.

Pertanto va completata la chiusura definitiva di tutti i CIE presenti in Italia e organizzata una fase di accoglienza, ascolto e di accompagnamento dei profughi che entrano nel nostro paese. L’impegno condiviso e il senso di comunità sono stati i punti cardine delle azioni messe in campo in questi anni nella Regione Emilia-Romagna a tutti i livelli istituzionali, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, del mondo dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione. La riapertura del CIE sarebbe un passo indietro rispetto ad un modello virtuoso costruito faticosamente e attraverso cui si è riusciti a garantire un alto livello di civiltà e dignità.

Il nuovo anno vedrà uniti i sindacati sul tema immigrazione nelle richieste di interventi rapidi ed efficaci per assicurare un adeguato livello di civiltà e dignità al nostro sistema di accoglienza, come peraltro, in questi ultimi anni, questa regione è riuscita a garantire.

A tal fine serve un rapporto stretto tra le forze sindacali e sociali e le istituzioni.

(Cgil Cisl e Uil Emilia-Romagna e Bologna)
















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