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L’Acetaia Ducale di Modena rivive grazie alla collaborazione fra Accademia Militare e Consorteria del Balsamico Tradizionale

Era il 1796 quando Napoleone Bonaparte, occupata Modena, fece smantellare le acetaie ducali vendendone i barili alle famiglie più facoltose della città, per “fare cassa”. Solo dopo il 1815 si riuscì in parte a ricostruire l’acetaia ducale, grazie anche al Duca Francesco IV, che di questo aceto fu un grande estimatore. Lo stesso sovrano Vittorio Emanuele II, accolto a Modena il 4 maggio 1859, rimase molto colpito dal “gioiello nero” trovato nei sottotetti del Palazzo Ducale, tanto da ordinare il trasferimento in Piemonte, nel regio castello di Moncalieri, delle ultime botti della famosa acetaia del Duca, residuo “dei 36 barili custoditi nel terzo torrione del palazzo ducale verso S. Domenico” come citano antichi testi. Di quelle botti non si ebbe più notizia.

Quattro anni fa, nel marzo 2013, dopo 153 anni, una batteria di Aceto Balsamico Tradizionale della Consorteria di Spilamberto è stata ricollocata nell’antica dimora estense, nello stesso torrione settentrionale del palazzo. Questo è stato il primo passo simbolico verso il ripristino dell’antica Acetaia Ducale, denominata “151 scalini”. Tanti, infatti, sono gli scalini da superare per arrivare all’interno del Torrione del Prato. Le buone idee sono contagiose, e oggi l’Acetaia conta ben quattro batterie; alla prima storica batteria della Consorteria si sono aggiunte le batterie donate dalla Premiata fabbrica di botti Renzi, dal Consorzio Tutela ABTM e dal Cav. Luigi Cremonini.

Ed è proprio la Consorteria del Balsamico Tradizionale di Spilamberto che tiene viva l’Acetaia Ducale: il Gran Maestro Maurizio Fini insieme ai Maestri Dino Stefani, Giovanni Solmi, Fabio Giberti sorvegliano quotidianamente le botti, si occupano dei rincalzi e dei prelievi, ne hanno curato l’avvio e la messa a punto, sostenuti dall’entusiasmo e partecipazione iniziale del Generale Giuseppenicola Tota e dell’attuale Comandante dell’Accademia, il Generale Salvatore Camporeale. Oggi questa collaborazione viene formalizzata con la firma di una convenzione, grazie a cui la Consorteria continuerà a curare l’Acetaia del Palazzo Ducale.

“Il Palazzo Ducale prima e l’Accademia Militare poi, sono un luogo fortemente legato alla storia del Balsamico Tradizionale: è proprio qui che nel ‘700 compare per la prima volta l’aggettivo “balsamico”, all’interno di documenti relativi all’inventario delle cantine ducali – spiega Maurizio Fini, Gran Maestro della Consorteria del Balsamico Tradizionale – Sono orgoglioso e grato all’Accademia per la firma della convenzione: il balsamico ducale è tornato a casa e questa collaborazione ci consente formalmente di proseguire un percorso per almeno i prossimi 15 anni, il tempo minimo che serve al prodotto per raggiungere la maturità. Il Balsamico ha un nuovo amico: il Generale Camporeale  si è prodigato per fornirci le migliori condizioni di lavoro possibili, inoltre l’Accademia ospiterà alcuni eventi della Consorteria, come è già avvenuto in occasione dell’ultima giornata annuale degli assaggi di allenamento della Comunità di Modena”.

“Il Palazzo Ducale di Modena, grazie alla sapiente opera ed alla generosa disponibilità della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto, torna a rivivere un pezzo importante della sua storia – dichiara il Generale di Divisione Salvatore Camporeale, Comandante dell’Accademia Militare – Questa rinnovata collaborazione rappresenta un’ulteriore conferma del profondo legame che unisce il più antico Istituto di formazione militare al mondo con Modena ed il suo territorio, ricco di storia, cultura e tradizioni.”

Dopo una lunga pausa di oltre un secolo e mezzo, quindi, l’Acetaia Ducale ha ripreso la sua attività. L’amore degli Estensi per il Balsamico è noto: un intero torrione del Palazzo Ducale – quello settentrionale, il Torrione del Prato, appunto –  venne adibito alla sua produzione e affinamento: si compilavano libri e registri contabili in entrata e uscita per sapere sempre l’esatta quantità di mosto che doveva servire per “accomodare” l’acetaia.
Sia il Duca Francesco I d’Este che il suo predecessore Cesare controllavano sempre il consumo che si faceva a corte tramite un ‘ordinario’ sul quale venivano annotate le quantità usate da ogni singola persona. Nel 1796 l’allora duca Ercole III d’Este venne deposto da Napoleone Bonaparte e dovette fuggire da Modena portandosi via gran parte delle botti e delle bottigliette; delle restanti se ne appropriò proprio Vittorio Emanuele II.

Terminò così – temporaneamente – la storia dell’Aceto Ducale, ma fortunatamente non quella del Balsamico Tradizionale: le famiglie modenesi continuarono a tramandare questo patrimonio e a renderlo vero e proprio orgoglio della nostra terra, tant’è che inizialmente non se ne faceva commercio. Ogni famiglia lo produceva e lo custodiva gelosamente nelle proprie botti per poi donarlo alle persone di riguardo o arricchire la dote delle figlie, usanza che si è tramandata fino ad oggi. Ora, grazie alla collaborazione tra Consorteria e Accademia di Modena, l’Aceto Ducale e la sua tradizione tornano ad essere parte viva della storia modenese.
















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