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Provincia di Reggio Emilia, chiuso il bilancio anche quest’anno

Anche quest’anno la Provincia di Reggio Emilia è riuscita a chiudere il  Bilancio di previsione,  in un contesto che rimane estremamente complicato per la carenza di risorse che accomuna tutte le Amministrazioni provinciali italiane. I numeri del Bilancio di previsione 2017 sono stati illustrati questa mattina – subito dopo l’approvazione all’unanimità da parte dell’Assemblea dei sindaci e prima del voto in Consiglio provinciale – dallo stesso presidente Giammaria Manghi, insieme alla vicepresidente Ilenia Malavasi, al segretario generale Alfredo Tirabassi ed ai dirigenti dei Servizi Bilancio e Infrastrutture, Claudia Del Rio e Valerio Bussei.

“La difficoltà delle Province è un dato di fatto, certificato dallo stesso Stato attraverso la Sose, la società del Ministero dell’Economia  che stabilisce i fabbisogni standard degli enti locali – ha esordito il presidente Giammaria Manghi –  Per Sose il disavanzo delle Province italiane è pari a 651 milioni di euro, 53 dei quali in Emilia-Romagna, mentre alla sola Provincia di Reggio Emilia per esercitare le funzioni rimaste dopo la Legge 56/2014 mancano 6,6 milioni”.

Una situazione finanziaria talmente grave da rendere di fatto impossibile garantire  servizi fondamentali come la manutenzione  di 130.000 km di strade e oltre 5.000 scuole superiori frequentate da più di 2,5 milioni di studenti in tutta Italia, tanto che nel marzo scorso molti presidenti di Provincia, tra i quali lo stesso Manghi, hanno presentato un esposto cautelativo alle rispettive  Procure della Repubblica.

Come se non bastasse, le entrate continuano a diminuire mentre aumentano i tagli dello Stato. “Sono 46 i milioni di entrate tributarie previsti dalla Provincia di Reggio nel 2017, il 5,3% in meno rispetto ai 48,6 milioni di cinque anni fa – ha spiegato Manghi – Quasi  tutti arrivano dalle nostre quote dell’Imposta provinciale di trascrizione , 19,9 milioni, e dell’Rc-auto, 22,4 milioni”. Ma mentre rispetto al 2013 gli incassi dell’Ipt sono aumentati di 3,8milioni, quelli dell’Rc-auto sono calati di 6 milioni, “un dato che fa purtroppo riflettere su una probabile sempre maggiore presenza, anche nel Reggiano, di veicoli non assicurati”.

Assolutamente costante nel tempo, purtroppo, è stato invece l’aumento esponenziale dei tagli che le Province hanno subito: “Solo nel Bilancio di previsione 2017 sono quasi 29,4 i milioni che abbiamo dovuto restituire allo Stato, che portano a 109,7 i milioni sottratti  negli ultimi dieci anni all’ente e, dunque, al nostro territorio – ha detto il presidente della Provincia di Reggio Emilia – Di questi, quasi 99 solo nell’ultimo quinquennio, in pratica 19,8 milioni in meno ogni anno contro una media di 2 milioni all’anno nel periodo 2008-2012”.

“Non deve dunque sorprendere se già 26 Province italiane hanno certificato una previsione di pre-dissesto – ha continuato Manghi – E se noi riusciamo a chiudere il bilancio oggi, anche senza ricorrere alla proroga al 30 settembre che è stata appena concessa, è solo per i 3 milioni di euro stanziati con il Dl 50/2017 , ma soprattutto grazie a tre misure straordinarie: la possibilità di redigere il solo Bilancio annuale e non anche quello triennale, la sospensione del pagamento di 9 milioni di rate di mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti e la possibilità di poter utilizzare una quota seppur minima dell’avanzo di amministrazione: 1,7 milioni su una quota libera, ma solo in teoria,  di 7,2 milioni”.

“Il punto è che programmare un’azione amministrativa anno dopo anno non ti consente di avere la visione del Bilancio triennale, significa non riuscire a mettere in fila le scelte e far vedere come si vuole amministrare un territorio: è semplice sopravvivenza – ha aggiunto il presidente Manghi – Questo è il terzo anno di fila che le Province sono costrette a una gestione prettamente emergenziale, ma le stesse comunità hanno il diritto di sapere qual è la nostra rotta di navigazione, però in queste condizioni non possiamo che limitarci a provare ad arrivare al primo porto…”.

La dirigente del Servizio Bilancio Claudia Del Rio ha quindi illustrato in dettaglio entrate e uscite del Bilancio di previsione 2017, tra cui una spesa per il personale scesa a 6.1 milioni, mentre il dirigente del Servizio Infrastrutture Valerio Bussei ha spiegato le destinazione di 16,3 milioni di investimenti (dieci anni fa erano quasi un’ottantina), in massima parte  indirizzati a Mobilità sostenibile e conservazione strade (5,9 mln), edilizia scolastica (5 mln, 3,8 dei quali per il nuovo polo in via Fratelli Rosselli, “per il quale siamo già pronti a effettuare la gara, non appena la Regione ci metterà a disposizione la sua quota di finanziamento”) e nuova infrastrutture stradali (4,5 mln, “tra cui il completamento della Variante di Ponterosso i cui lavori sono stati consegnati il  3 luglio scorso”).

Su altri due importanti cantieri in corso si è invece soffermata la vicepresidente Ilenia Malavasi: “Al Gobetti di Scandiano contiamo di finire durante la pausa natalizia il raddoppio del nuovo edificio inaugurato nel 2010, altre 8 aule in grado di ospitare 200 studenti in più, mentre al liceo artistico continuano i complessi lavori di adeguamento antisismico per quasi 2,5 milioni”, ha ricordato.

Rispondendo infine alle domande dei giornalisti, Giammaria Manghi – che è anche  presidente regionale dell’Unione delle Province d’Italia – ha auspicato “una revisione aggiornata all’esito referendario della Legge 56/2014, perché non si può tenere in piedi un ente senza risorse, ce lo dice anche la Costituzione”. “Come Upi nazionale abbiamo creato due gruppi di lavoro, uno istituzionale e uno finanziario, per presentare gli indispensabili adeguamenti a una legge pensata in vista di una definitiva eliminazione delle Province che però il referendum ha bocciato: dalle più banali, come equiparare la durata dei mandati di Consiglio e presidente, a quelle fondamentali a partire dal ripristino dell’equilibrio finanziario – ha aggiunto Manghi – Aggiornare, sia chiaro, non significa affatto chiedere di eliminare una legge che ha introdotto novità positive, a partire dalla trasformazione in ente di secondo grado, una sorta di piccola Camera dei Comuni che avvicina le Province al territorio. E’ semplicemente una questione di razionalità e di giustizia, perché siamo uomini e donne delle istituzioni anche noi… Esercitiamo questo ruolo gratuitamente, assumendoci responsabilità anche pesanti”.
















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