Le celebrazioni dei 2.200 anni dalla fondazione della città romana culminano sabato 25 novembre alle 18 al Foro Boario di Modena (via Bono da Nonantola), dove inaugura “Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità”, mostra a cura di Musei civici di Modena e Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Bologna con sostegno di Fondazione Cassa di risparmio di Modena e Regione Emilia – Romagna e patrocinio di Unimore, Università di Modena e Reggio Emilia.
Definita da Cicerone “firmissima et splendidissima”, una delle più importanti colonie romane dell’Italia settentrionale, “Mutina” è sotto le strade del centro storico, custodita dai depositi delle alluvioni di età tardoantica. Con le celebrazioni 2017 si è voluto renderla percepibile con diverse iniziative e ora con la mostra che ne racconta le origini, lo sviluppo e il lascito trasmesso alla città moderna. Un racconto in un linguaggio accessibile, fondato su dati archeologici e storici esaminati con sguardo pluridisciplinare grazie alle collaborazioni di studiosi di diversi ambiti scientifici.
La mostra, parte del progetto “2.200 anni lungo la via Emilia” che coinvolge anche Parma e Reggio Emilia, è stata presentata giovedì 23 novembre da Gianpietro Cavazza, assessore alla Cultura; Francesca Piccinini, direttrice dei Musei civici; Luigi Malnati, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Roberto Balzani, presidente dell’Ibc (Istituto Beni culturali artistici e naturali della Regione Emilia – Romagna); Matteo Al Kalak, di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Nell’esposizione, curata da Luigi Malnati, Silvia Pellegrini e Francesca Piccinini, i reperti e le opere d’arte, accostati a testimonianze provenienti da numerosi musei italiani, affiancano le ricostruzioni virtuali dei principali monumenti di Mutina (le mura, il foro, l’anfiteatro, le terme, una domus) realizzate a cura di Altair4 Multimedia e coinvolgenti videoracconti che fanno da contrappunto alla descrizione dalle città dal periodo precedente la sua fondazione, nel 183 a.C., alla decadenza nella tarda età imperiale. Tra le novità che si presentano per la prima volta al pubblico, decorazioni parietali con scene tracciate con pigmenti pregiati e stucchi a rilievo, equiparabili a quelli di Pompei, esposte a fianco di elementi di arredo di pregio artistico.
Spazio in mostra anche alle testimonianze delle produzioni di eccellenza che le fonti attribuiscono a Mutina: lucerne e laterizi, vino e lane, tra le più pregiate e ricercate dell’impero, tanto da esser ricordate nell’Editto dei prezzi (III sec. d.C.).
Una sezione è dedicata ai profili dei Mutinenses, dai primi coloni ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero, svelati coniugando dati epigrafici e storici che consentono di ricostruire il profilo sociale multiforme e variegato della città.
Dati geologici, archeobotanici e archeozoologici presentati con linguaggio semplice permettono di conoscere l’assetto ambientale di 2200 anni fa; alluvioni e terremoti, che hanno profondamente mutato il paesaggio, soprattutto in coincidenza con la fine dell’impero romano e le invasioni barbariche, sono ora interpretati anche alla luce dei recenti fenomeni naturali che hanno colpito il territorio. In ogni sezione archeologica uno degli oggetti esposti è affiancato dalla sua riproduzione che il pubblico potrà toccare e percepire non solo la forma o le decorazioni, ma anche il materiale. Il laboratorio che li realizza (3D ArcheoLab) usa infatti polveri che simulano la materia originaria, sia essa marmo, bronzo o ceramica.
La sezione sul periodo tardo-antico e l’alto-medioevo affronta il tema della continuità della città antica e costituisce la cerniera tra le due parti della mostra: tra dimensione archeologica e dimensione storico-artistica.
Il tema dell’eredità si sviluppa nella seconda parte evidenziando momenti significativi, con opere d’arte e documenti da diversi musei e biblioteche italiane, numerosi video e due ricostruzioni virtuali curate da Altair delle antichità esposte nel Rinascimento intorno al Duomo e della perduta Galleria delle antichità di Francesco II a Palazzo ducale. La costruzione del duomo ad opera dell’architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, nel quale il rapporto con l’antichità appare strettissimo, costituisce la giuntura tra la città antica e quella moderna. Nel periodo rinascimentale diventa più consapevole il richiamo al glorioso passato romano della città, le cui vestigia sono pubblicamente esibite nei luoghi più significativi. Tra Sei e Settecento il tema si declina tra passioni collezionistiche, richiamo ad un’antichità esemplare e nascita della tradizione erudita legata al nome di Muratori, che culmina nel primo ‘800 con la creazione del Museo Lapidario Estense. La precoce nascita di una cultura scientifico sperimentale a metà ‘800 e la fondazione del Museo Civico in età post-unitaria determinano approcci diversi al recupero della città sepolta fino al progressivo affermarsi nel ‘900 di una politica di tutela e valorizzazione.
La mostra è visitabile fino al 8 aprile 2018 da martedì a giovedì 9-14; venerdì 9-22; sabato, domenica e festivi 10-19; lunedì chiuso, aperto il 25 dicembre, 1 gennaio 16-20. Biglietti: intero € 10; ridotto € 7 e 5. Gratuito la prima domenica di ogni mese. Informazioni sul sito web (www.mutinasplendidissima.it).
LA RISCOPERTA DELLA CITTÀ ROMANA
Il percorso espositivo di “Mutina Splendidissima” si apre con il racconto degli eventi che hanno determinato il seppellimento della città romana fino a oltre 5 metri di profondità. Alluvioni e terremoti, che hanno profondamente mutato il paesaggio antico, sono stati recentemente interpretati anche alla luce dei fenomeni naturali che hanno colpito il territorio modenese e la pianura padana negli ultimi anni.
Prosegue inquadrando le dinamiche di occupazione del territorio da parte degli Etruschi, dei Celti e soprattutto dei Romani; descrive attraverso confronti con situazioni analoghe la fondazione della colonia romana, avvenuta nel 183 a.C. e documentata da Livio; illustra la struttura della città, che si arricchì di splendidi monumenti soprattutto nella prima età imperiale; approfondisce alcuni temi, quali la religiosità e gli spazi funerari, le abitudini alimentari degli antichi abitanti di Mutina, le produzioni di eccellenza ricordate dalle fonti, le guerre che coinvolsero la città e i profili dei Mutinenses.
Dal primo scavo condotto da Lanfranco per costruire il Duomo si giunge al Rinascimento in cui lo scavo materiale per rinnovare la città condusse ad uno scavo consapevole della memoria. Le antichità di “Mutina” esibite con fierezza intorno al Duomo sono documentate nei più importanti trattati di scienza antiquaria.
Attraverso la cultura erudita culminata con la figura di Muratori che mette a punto un preciso metodo per lo studio delle testimonianze del passato, si giunge a metà ‘800 con un approccio scientifico-sperimentale che inizia a promuovere il recupero di “Mutina”, fino al progressivo affermarsi nel ‘900 di una politica coerente di tutela e valorizzazione.
La più recente “riscoperta” della città romana inizia a partire dagli anni del ‘miracolo economico’ e del connesso ‘boom edilizio’. Tra gli anni ’50 e gli anni ’70 hanno infatti cominciato gradatamente a riemergere dal sottosuolo resti di “Mutina”, in occasione di lavori che per lo più hanno comportato la distruzione dei contesti di scavo e il recupero soltanto parziale dei reperti più significativi. A partire dagli anni Ottanta viene invece messa a punto una politica di tutela preventiva ed elaborato un coerente programma di valorizzazione, grazie alla credibilità scientifica del Museo alla stretta collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici. Esemplare è la mostra del 1988, “Modena dalle Origini all’anno Mille”, che ha consentito di impostare un lavoro esteso anche al territorio provinciale. Da quell’esperienza ha preso avvio l’elaborazione della Carta Archeologica, un articolato sistema di tutela dei beni archeologici compreso dal 1990 negli strumenti di pianificazione urbanistica del Comune di Modena, che permette di pianificare preventivamente gli interventi e viene costantemente aggiornato dall’Ufficio Carta Archeologica dei Musei Civici.
I risultati del rapporto con la città e il suo passato, che ha portato all’allestimento del Lapidario Romano (2002), alla realizzazione del parco archeologico NoviArk (2012) e alla valorizzazione di quanto emerso nel sottosuolo in anni recenti, sono affidati nell’ultima sezione alle voci dei protagonisti di quegli anni.
Attualmente i Musei civici di Modena sono impegnati a consolidare la consapevolezza delle origini romane della città, dialogando con un tessuto sociale diversificato attraverso linguaggi capaci di coinvolgere e appassionare, come quelli utilizzati negli eventi del programma Mutina splendidissima , presentati in video nell’ultima sezione di mostra, dove viene documentata anche l’esperienza condotta con le scuole superiori della città nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro e viene presentato il percorso “Time capsule”, con il quale i visitatori sono chiamati a partecipare alla creazione di una capsula del tempo destinata ad essere aperta nel 2099, in occasione del millenario del duomo.
La mostra sarà visitabile fino al 8 aprile 2018 da martedì a giovedì: 9-14; venerdì 9-22; sabato, domenica e festivi 10-19; lunedì chiuso, aperto il 25 dicembre, 1 gennaio e 2 aprile 16-20. Biglietti: intero € 10; ridotto € 7 e 5. Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese.
Informazioni sulla mostra, orari, biglietti, convenzioni, visite guidate e proposte didattiche sul sito web (www.mutinasplendidissima.it).
“TIME CAPSULE”, SI APRIRÀ NEL 2099
La mostra “Mutina Splendidissima” mira a comporre un quadro che conduce il visitatore dal 183 a.C. a oggi. In questo percorso che collega passato e presente si è voluta affrontare anche la dimensione del futuro attraverso il progetto “Capsule del tempo. Da Mutina al futuro”, che intercetta e rappresenta simbolicamente i temi alla base della mostra: memoria, conservazione e trasmissione ai cittadini del futuro.
Le capsule del tempo sono contenitori appositamente predisposti per conservare oggetti e informazioni rappresentativi della contemporaneità, destinati a essere ritrovati in un momento prestabilito del futuro. Diffuse in tutto il mondo e spesso realizzate in occasione di fondazioni, ricorrenze, inaugurazioni, le “time capsule” vengono registrate presso l’Università di Oglethorpe, ad Atlanta (sono stimate circa 10.000 registrazioni), che ospita la più grande capsula esistente, realizzata nel 1936 e destinata ad essere aperta nell’anno 8113.
Fra esempi antichi, moderni e contemporanei di capsule del tempo, in un contesto che affronta la storia di Mutina e la sua eredità a 2200 anni dalla fondazione, in collegamento alla mostra si realizzerà anche una “time capsule” modenese. Questa avrà l’obiettivo di intercettare e rappresentare simbolicamente i temi che sono alla base della mostra: la memoria, la conservazione, la trasmissione al futuro. I visitatori potranno affidarle oggetti, testi scritti, fotografie, articoli di giornale a loro giudizio rappresentativi della contemporaneità. I destinatari sono i cittadini modenesi che vedranno il lascito del 2017 in un’altra ricorrenza importante per Modena: il 2099, mille anni dopo la posa della prima pietra del Duomo, simbolo del legame fra città romana e città medievale e moderna, quando la comunità sarà impegnata ancora una volta a valorizzare il proprio passato. Il progetto, realizzato in collaborazione con la Biblioteca Civica Antonio Delfini, intende favorire una riflessione sul passato e il presente ma gettando un ponte verso il futuro, e stimolare una dimensione partecipativa che consenta a tutti di essere protagonisti del compleanno della città.
Al termine della mostra verrà svelato il luogo in cui la capsula verrà custodita in attesa di essere riaperta nel 2099.
Alla “Time capsule”, quella modenese è realizzata grazie al contributo di Lions Club Modena Host, sono collegate anche proposte educative e laboratori condotti dall’associazione Rodopis, che accompagnano bambini e ragazzi all’elaborazione consapevole (e creativa) del loro messaggio per il futuro. L’invito a tutte le scuole è quello di essere protagonisti del compleanno di Modena e partecipare a un’esperienza che, fra visita alla mostra e laboratorio, è una opportunità per conoscere la propria città e riflettere sui concetti di memoria e identità. Per le classi primarie si lavorerà soprattutto sul concetto di memoria individuale, mentre per le secondarie si farà un percorso trasversale fra memoria individuale e memoria collettiva.
In particolare, per le classi terze, quarte e quinte delle primarie, così come la città racconta la sua storia, ogni bambino racconta la propria e descrive la sua aspettativa per il futuro. Il messaggio viene affidato a un supporto che avrà la forma di un seme e conterrà ciò che ognuno, dopo avere sperimentato in mostra il rapporto fra passato, presente e futuro, desidera tramandare al 2099. Per il biennio delle secondarie di primo e secondo grado il tema sarà “da Mutina fecit a Made in Modena”. I numerosi “marchi di fabbrica” presenti in mostra su ceramiche e laterizi sono anch’essi delle capsule del tempo, così come i brand contemporanei. Si lavorerà sul marchio tracciandone l’evoluzione fino ai giorni nostri, segnati dalla globalizzazione. Si sperimenterà come si “timbravano” i prodotti a Mutina e si sottoporrà ai ragazzi una gamma di brand contemporanei, per stimolare una scelta ragionata di quelli che ritengono di dovere trasmettere ai cittadini del 2099 come simbolo della nostra epoca.
Per il triennio delle scuole secondarie di secondo grado, invece, ci si concentrerà sul passaggio dai reperti secolari esposti in mostra alla natura effimera del digitale. Ogni studente sarà coinvolto nella trasformazione in un documento cartaceo di ciò che, all’interno del suo smartphone, ritiene più rappresentativo della contemporaneità: la musica può diventare uno spartito, la serie web un racconto, la foto un disegno…
L’idea è che in un mondo dominato dal digitale ciò che è destinato a rimanere nel tempo sia ancora il supporto cartaceo, perché ogni dispositivo digitale è per sua natura effimero, non destinato a durare perché, sostiene la tesi alla base della proposta didattica, si autodistrugge per essere continuamente sostituito, quindi non decodificabile in un prossimo futuro.
Collaborano le biblioteche e i punti di lettura del Comune di Modena, che tra novembre e aprile organizzeranno sul tema delle capsule una serie di laboratori, proiezioni, letture e incontri con l’autore. Si comincia il 26 novembre con una conferenza del divulgatore scientifico Paolo Attivissimo sul complesso tema della conservazione dei dati digitali (foto, audio, video, documenti) con esempi e consigli per evitare che chi verrà dopo di noi riceva in eredità solo un’illeggibile catasta di bit.
LA PROMOZIONE È LUNGO LA VIA EMILIA
Linguaggi diversi capaci di coinvolgere pubblici diversi. E convenzioni che consentono sconti tra i visitatori di mostre in città emiliane diverse e per i turisti che dormono a Modena o visitano il Sito Unesco con il biglietto unico. Modalità tradizionali intrecciate ad altre che utilizzano le tecnologie più innovative. Urban game, realtà aumentata, street art 3D, rievocazioni storiche, degustazioni, ricostruzioni virtuali, laboratori, mostre, cinema e teatro. Così a Modena, Reggio Emilia e Parma, si è viaggiato nel tempo per riscoprire la romanità delle tre città a 2.200 anni da che il console Marco Emilio Lepido le “fondò” sulla via Emilia. A Modena, ad esempio, con “Varchi nel tempo: fra archeologia e street art 3D” si è cercato di coniugare l’archeologia all’arte urbana promuovendo la conoscenza della città romana attraverso un linguaggio inedito, adatto a far rivivere la realtà sepolta che Modena custodisce. La cosiddetta “street art 3D” crea infatti squarci illusionistici. In cinque diversi luoghi di Modena altrettanti artisti internazionali, hanno così “svelato” i siti più significativi di Mutina, noti grazie a scavi e a ricerche che ne hanno consentito la ricostruzione virtuale: l’anfiteatro, le mura, le terme, il capitolium e una domus sono stati così resi percepibili a trentamila persone in tre giorni. Le opere saranno ricollocate nei cinque luoghi nel weekend 16- 18 marzo (in caso di maltempo 6-8 aprile).
La mostra “Mutina Splendidissima” rientra nell’ambito del progetto “2.200 anni lungo la via Emilia” promosso dai Comuni di Modena, Bologna, Reggio Emilia e Parma, dalle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle sedi di Bologna e Parma, dal Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna (www.2200anniemilia.it). Questo consente che, oltre ai coupon riduzione del 50% per coloro che pernottano a Modena e per i possessori di biglietto unico Sito Unesco creati in collaborazione con il servizio comunale Promozione della città e Turismo, possa essere attuata anche una promozione legata alla Card Musei Metropolitani di Bologna. Grazie a una convenzione tra i quattro Comuni emiliani, infatti, i possessori della Card avranno diritto all’ingresso con biglietto ridotto alle mostre “Mutina splendidissima” e “On the road. Via Emilia 187 a.C. – 2017” (Reggio Emilia, Palazzo dei Musei, fino al 1 luglio 2018). Reciprocamente, i possessori di biglietto delle due esposizioni avranno diritto alla riduzione sul biglietto per la mostra al Museo Civico Medievale di Bologna “Medioevo svelato. Storie dell’Emilia Romagna attraverso l’archeologia” (dal 17 febbraio al 17 giugno 2018). Per Parma, l’accordo prevede l’ingresso a tariffa ridotta alle mostre di Reggio Emilia, Modena e Bologna per coloro che presenteranno il biglietto del Museo archeologico Nazionale di Parma e un impegno congiunto per la comunicazione del nuovo Spazio socio-culturale Aemilia 187 a.C., che sarà inaugurato a dicembre 2017 nel sottopasso Ponte Romano accessibile gratuitamente, e la riduzione sul biglietto per visitare il Museo Archeologico Nazionale di Parma ai possessori della Card.
La partnership attivata tra le quattro città permette di rendere effettiva l’idea di rete culturale e museo diffuso sul territorio che è alla base della Card Musei Metropolitani di Bologna, abbonamento annuale che consente l’accesso illimitato alle collezioni permanenti e offre riduzioni per le mostre temporanee dei musei aderenti al circuito. e del progetto regionale 2.200 anni lungo la Via Emilia, promosso da Modena.
Altre iniziative collaterali a “Mutina splendidissima” sono le visite guidate in mostra a cura di Mediagroup 98 e, in collaborazione con l’ufficio Informazione e accoglienza turistica Iat di piazza Grande (tel. 059 2032660 www.visitmodena.it), gli itinerari in città nei luoghi legati a Mutina e alla sua eredità a cura di associazioni di guide modenesi. In mostra sarà presente una mappa che consente una visita autonoma o con guida.
LE RICOSTRUZIONI VIRTUALI ONLINE
Per far conoscere a un pubblico ampio la realtà “sepolta” di Mutina, con la mostra al Foro Boario arriva anche la versione online, come sito web “responsive”, di un prodotto multimediale del Museo civico archeologico di Modena: il cd rom “Mutina, riscoperta di una città romana”, che era stato ideato da Andrea Cardarelli, allora direttore del Museo, e progettato da Ilaria Pulini. Riuniva tutte le informazioni sulla città romana, con testi parlati e scritti, immagini, animazioni, ricostruzioni virtuali e 200 schede di rinvenimento. Quel cd rom, concepito come strumento informativo a più livelli, oltre che come supporto didattico, viene ora riproposto, aggiornato, con le scoperte degli ultimi 15 anni. In versione online (www.mutinaromana.it), è accessibile da pc e dispositivi mobili, con nuova veste grafica. L’ha realizzato Altair4 per i Musei civici con finanziamento regionale. Mette in relazione la città attuale con quella romana, consente di navigare a volo d’uccello sull’antico impianto urbano e di esplorare le ricostruzioni 3D dei principali monumenti di Mutina, realizzate in base a criteri scientifici rigorosi in altissima definizione.
Il viaggiatore virtuale può così avvicinarsi alle mura, rinvenute con gli scavi effettuati tra 2006 e 2007 in piazza Roma che hanno messo in luce un tratto di circa 100 metri della struttura in mattoni di età repubblicana, alta fino a 4,50 metri con uno spessore di 3,50. Visitabili anche diversi monumenti della prima età imperiale, dall’anfiteatro, dove sono stati rinvenuti resti della struttura a gradoni della cavea di un edificio di circa 130 x 90 metri, al Capitolium, in posizione dominante nel lato settentrionale del Foro, affacciato sulla via Emilia. A sud del complesso del Foro, in corrispondenza del Palazzo della Provincia, ci si può ‘immergere’ nelle terme, individuate grazie a uno scavo condotto alla metà dell’Ottocento e infine avere accesso alla ricca domus rinvenuta negli anni ’60 del ‘900 alla profondità di 4 metri.
In mostra anche due ricostruzioni virtuali, anch’esse curate da Altair, dedicate alle antichità esposte intorno al Duomo nel Rinascimento e, in collaborazione con Rotary club Modena, alla perduta Galleria delle antichità di Francesco II a Palazzo ducale. (www.mutinasplendidissima.it).
INIZIATIVE COLLATERALI ALLA MOSTRA
Ad accompagnare la mostra “Mutina splendidissima” ci saranno anche diverse iniziative collaterali. Innanzitutto, alla mostra allestita negli spazi del Foro Boario si collegano le iniziative curate dalle Gallerie Estensi di Palazzo dei Musei in largo Sant’Agostino. Alla Biblioteca Estense apre domenica 26 novembre alle 10 in Sala Campori la mostra “Umanisti e Bibliotecari. Il fascino dell’antico nelle raccolte ducali”, che esplora il contributo che generazioni di umanisti, antiquari e bibliotecari hanno portato nei secoli allo studio della cultura classica. Martedì 28, invece, il pomeriggio dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti (corso Vittorio Emanuele) è dedicato al tema “Mutina, profilo ed eredità di una città romana”; alle 18.30 inaugura la mostra “Scavi tra i tesori dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena”.
Nello spettacolo itinerante “Io, Mutina – L’età romana”, invece, storia, teatro e racconto si fondono per riportare in vita la Modena antica. La rappresentazione, a cura di Crono Eventi con il patrocinio del Comune di Modena e la supervisione scientifica dei Musei Civici in occasione delle celebrazioni dei duemiladuecento anni dalla fondazione della colonia romana di Mutina sarà messa in scena a Palazzo dei Musei e al Novi Ark il 2 e il 3 dicembre in più repliche (alle ore 10.45 – 14.15 e 16.00) con ritrovo alla biglietteria del Foro Boario, in via Bono da Nonantola 2 a Modena. La partecipazione (ingresso su prenotazione www.cronoeventi.it o info@cronoeventi.it ) è riservata ai possessori di un biglietto di accesso alla mostra. La durata è di circa un’ora. Spettacolo con Saverio Bari, Marco Marzaioli, Fabio Ferretti, Riccardo Palmieri, Angelo Argentina.
La mostra è accompagnata da un catalogo scientifico di 670 pagine edito da De Luca Editori d’Arte a cura di Luigi Malnati, Silvia Pellegrini, Francesca Piccinini, Cristina Stefani che sarà in vendita in mostra a 40 euro.
La Guida di mostra di 96 pagine, sempre edita da De Luca e realizzata grazie al contributo di Lions Club Modena Host, è curata da Silvia Pellegrini e Cristina Stefani ed è in vendita in mostra a 8 euro.
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Immagine: ricostruzione virtuale di Mutina, Foro e anfiteatro sullo sfondo. A cura di Altair.