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Aggressioni al Pronto Soccorso del Policlinico, Fp/Cgil Modena: non si può affrontare il problema solo quando fa notizia

“E’ da oltre un anno che inviamo alla direzione aziendale segnalazioni e sollecitazioni rispetto ai problemi di sicurezza dei lavoratori del Pronto Soccorso senza aver avuto fino a questo momento delle risposte adeguate”. Ad intervenire sulla questione è Valerio Coviello, responsabile della Fp/Cgil per il Policlinico, commentando le notizie apparse negli ultimi giorni sulle aggressioni al personale di Pronto Soccorso del Policlinico di Modena.

Già nel dicembre 2016, il sindacato Fp/Cgil, in collaborazione con i lavoratori del Pronto soccorso, aveva inviato una prima segnalazione alla direzione contenente una descrizione dettagliata delle criticità e delle attività che generavano il rischio di aggressioni per gli operatori.

La segnalazione, sostenuta da oltre 50 firme degli operatori del PS, si faceva carico di proporre anche delle soluzioni rispetto alle problematiche esposte.

Solo a marzo 2017 c’è stato il primo, e fin’ora unico, incontro con la direzione sulla questione. “Non vogliamo sostenere che da parte della direzione ci sia disinteresse – continua il funzionario della Fp/Cgil – ma l’interesse non si può manifestare solo quando le aggressioni diventano notizia. Per ogni episodio che diventa notizia c’è ne sono almeno cinque che non hanno la ribalta della cronaca, ma non per questo sono meno importanti e contribuiscono ad aumentare la preoccupazione dei lavoratori”.

“Forse – aggiunge Coviello – la gestione di quel particolare luogo di emozioni, tensioni, preoccupazioni, speranze che è il pronto soccorso potrebbe migliorare se l’azienda decidesse di ascoltare con maggiore attenzione quanto già segnalato dai suoi lavoratori: occorre sgravare gli operatori dagli adempimenti burocratici come la gestione dei permessi dei parcheggi, la gestione delle rimostranze degli utenti quando scoprono che la loro auto è stata rimossa perché parcheggiata fuori dagli spazi o perché sprovvista del permesso sosta.  Cose che sembrano banalità, ma che sono spesso alla base di violenti litigi”.

Così come occorre affrontare il problema dei tanti avventori che durante gli orari notturni si recano in ospedale non per trovare assistenza, bensì un rifugio dove passare la notte. Si tratta dell’espressione di un dramma, ma non si può chiedere agli operatori di fare portineria e filtrare gli accessi dal PS al resto della struttura, né di identificare coloro che sostano nella sala d’attesa durante la notte. Il delicato ruolo degli operatori di triage, da cui dipende la valutazione dei pazienti e l’attribuzione delle priorità di accesso alle cure, non può essere caricato di inappropriati compiti di vigilanza come quelli descritti, che distolgono i sanitari dall’assistenza esponendoli a continui momenti di tensione.

Bisogna valutare, infine, la  possibilità di aumentare la segnaletica e i divieti di ingresso alle aree dedicate alle attività sanitarie, fattore che spesso, come reso noto all’azienda, vede utenti, parenti e personale non autorizzato varcare i perimetri delle aree operative.

La stampa non può essere sempre la leva che spinge le Aziende sanitarie a correre ai ripari, solo per la risonanza mediatica. I problemi ormai segnalati da oltre un anno devono essere affrontati in maniera strutturale, sia in termini di sicurezza, che di organici, e di condizioni di lavoro dignitose.
















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