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Droga, scoperta a Bologna una associazione a delinquere

Una rete organizzata dietro gli spacciatori di strada che vendono eroina e cocaina nella zona universitaria di Bologna. Una rete in grado di smerciare fino a due chilogrammi di sostanza al mese e con almeno tre nascondigli in città. Lo hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia Bologna Centro al termine dell’indagine ‘Alfa 31’ che ha portato alla cattura di 5 persone, 4 tunisini e un marocchino, accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti.  Uno è in carcere, con un ordine di custodia cautelare, tre sono agli arresti domiciliari mentre per un quinto è stato disposto un divieto di dimora a Bologna. Ma sono circa una ventina in tutto le persone indagate nell’inchiesta coordinata dalla Procura.

L’indagine oggetto degli odierni provvedimenti cautelari, si inquadra in complessa manovra investigativa da tempo avviata dal Comando Provinciale di Bologna, sotto l’egida della locale Procura della Repubblica, finalizzata a contrastare il fenomeno del traffico e spaccio di stupefacenti condotto nell’ambito del Capoluogo, con particolare riferimento ad alcune precise aree della città. In tale quadro, particolare attenzione viene infatti da tempo rivolta a zone estremamente sensibili al fenomeno, quali quelle attorno alla “Montagnola”, “Piazza Verdi” e, più specificatamente, ruotanti attorno al polo universitario. Il tutto è stato poi in epoca ancor più recente ulteriormente perfezionato grazie all’istituto del “Mini Daspo” ad opera della locale Prefettura. Trattasi di un’Ordinanza emessa dal Prefetto, Matteo Piantedosi, tesa a vietare lo stazionamento nel giardino pubblico a tutti coloro i quali risultano essere già stati arrestati o denunciati nell’ambito dei controlli delle forze dell’ordine nell’area verde del centro storico. In tale quadro i soggetti colti in flagranza vengono dapprima allontanati e successivamente, laddove colti in violazione della medesima Ordinanza, deferiti per inosservanza del provvedimento. Tale misura, che ha visto una sua immediata ed efficace applicazione da parte delle Forze di Polizia, ha prodotto immediatamente i suoi positivi effetti, contribuendo ad una sensibile diminuzione delle “presenze criminali” in determinate aree del centro (la sola Compagnia Carabinieri Bologna Centro ne notificava oltre 30).

E’ qui che si è concentrato lo sforzo delle Istituzioni complessivamente intese, concretizzatosi attraverso lo sviluppo di articolata attività di contrasto, su doppio binario. Giova infatti premettere come sia stato, in primis, adeguatamente sviluppato il segmento prevenzione, attraverso l’avvio e progressiva implementazione di servizi mirati dei reparti territoriali, supportati da unità specializzate dell’organizzazione mobile, quali CIO e SOS.

A quanto sopra si è affiancata un’approfondita analisi del fenomeno “spaccio” in città, condotto dal Comando Provinciale dei Carabinieri, il che ha contribuito a circoscrivere ancora meglio l’area delle operazioni, al di là delle citate note zone del centro cittadino. All’interno di queste è stato infatti possibile individuare con precisione ancora maggiore alcune vie di particolare interesse, fasce orarie di commissione dei delitti ed in ultimo, certamente non per importanza, nazionalità/matrice etnica dei soggetti protagonisti, in modo da calibrare gli interventi più opportuni e mettere in cantiere la strategia di contrasto più efficace.

Tale altra direttrice ha quindi visto un suo sviluppo su più livelli, ovvero tanto attraverso una immediata attività cosiddetta “di piazza”, tesa ad infrenare il fenomeno dello spaccio al dettaglio con interventi diretti in flagranza di reato, quanto con l’impostazione di indagini a medio e lungo termine, aventi quali obiettivo quello di risalire il fenomeno giungendo all’individuazione e disarticolazione di componenti più o meno strutturate, dotate di rilevanti direttrici di approvvigionamento, ed a loro volta gerenti le articolate filiere di spacciatori loro agganciate.Il contrasto nella sua forma più immediata, che ha visto coinvolte le strutture territoriali dell’Arma fino alle minori unità, ha fatto registrare un trend positivo, laddove nel corso degli ultimi 12 mesi, a fronte di un numero di reati interessanti il fenomeno stupefacenti pressoché immutato – a livello cittadino complessivamente inteso – è stato registrato un 28% in più di soggetti colpiti, tra arrestati, circa 270, e deferiti/segnalati alle Autorità competenti, circa 80.

Al contempo, come accennato, è stata accuratamente pianificata e messa in campo anche strategia più complessa, incentrata sull’avvio di attività investigative ad ampio spettro, tali da aggredire il fenomeno in maniera ancor più efficace e complessiva: determinante in tale ambito la sinergia con l’Autorità Giudiziaria bolognese, rappresentata dal dott. Giuseppe Amato, che ha coordinato le indagini in questione, consentendo che le stesse vedessero nei giusti tempi gli attesi esiti, attraverso l’emissione dei vari provvedimenti ritenuti opportuni. Tra le attività investigative avviate anche quella oggetto delle odierne misure cautelari, che ha documentato l’operatività di associazione di matrice tunisina, dedita a traffico di eroina e cocaina, avente base operativa proprio nel centro cittadino. L’attività in oggetto riveste importanza particolare non soltanto proprio perché la prima in grado di aggredire il fenomeno sotto un profilo associativo, ma anche e soprattutto per l’operatività del sodalizio stesso in un’area sinora caratterizzata da fenomeni diffusi e mai valutati nella loro complessità. Proprio nella centralissima via Centotrecento – tra piazza Verdi, via Irnerio e la “Montagnola” – veniva infatti localizzato il principale appartamento, intestato a terzi, utilizzato dai sodali per preparare lo stupefacente che sarebbe poi stato ceduto al dettaglio nelle zone limitrofe. Appartamento costituente dunque vera e propria base operativa, laddove luogo adiacente alle privilegiate “piazze di spaccio”, oltre che di incontro tra il capo e gli affiliati, ove il primo dettava decisioni e strategie e, non ultimo, luogo di ricovero per gli spacciatori stessi in occasione di problemi sopravvenuti quali improvvisi blitz da parte delle Forze di Polizia.

In particolare il gruppo criminale emergeva essere capeggiato da soggetto magrebino  identificato in L.S., vero organizzatore e gestore della struttura, in diretto contatto con i fornitori in relazione ai significativi quantitativi di stupefacenti trattati e passati, in prima battuta, al suo diretto referente. Questi emergeva infatti avere funzioni di intermediario tanto verso l’alto quanto verso la nutrita schiera di pusher alle dirette dipendenze; in tale ambito si avvaleva di un “braccio destro”. Le attività tecniche condotte in direzione dei succitati, hanno consentito di individuare non soltanto diversi canali di approvvigionamento ma anche un reticolo di soggetti da loro direttamente dipendenti.

 

Il complesso delle acquisizioni raccolte in corso d’opera, tra i sequestri e gli oltre 1700 contatti complessivamente registrati tra i componenti l’associazione, consentiva di quantificare la sostanza immessa sul marcato, e segnatamente nell’area compresa tra la “Montagnola”, piazza Verdi e le adiacenti via Irnerio e via Zamboni, pari a circa 1,8 kg mensili, con tutti i connessi introiti. In tale quadro venivano altresì individuati altri punti fissi di spaccio che il sodalizio risultava utilizzare soprattutto in concomitanza dell’eccessiva pressione esercitata dall’Arma nelle zone di precipuo appannaggio: emergevano quindi via San Vitale, via Petroni, alcuni punti di Massarenti e di via Mazzini.

L’attività d’indagine portava a riscontrare non soltanto la ricorrenza di un gruppo stabilmente organizzato per portare avanti un’intensa attività di rivendita al minuto di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina, ma anche e soprattutto ad accertare la sussistenza di una stabile cerchia di clienti.

Per questo motivo, al termine delle attività tecniche, si procedeva ad identificare compiutamente proprio questi ultimi, per assumere da loro informazioni circa le ragioni, le quantità, la frequenza e le modalità degli acquisti di stupefacente effettuati. Dall’esito delle dichiarazioni rese a s.i.t. dagli acquirenti, oltre alle conferme circa i numerosi acquisti di eroina e/o cocaina effettuati nel corso del tempo, alcuni di essi, i più assidui, si dimostravano a conoscenza anche di alcune dinamiche interne ed organizzative dell’associazione.

L’attività d’indagine in analisi ha messo in evidenza, in maniera del tutto originale per il contesto felsineo, la sussistenza di un sodalizio criminale insistente su una circoscritta e ben definita area geografica cittadina, dedito allo smercio organizzato al dettaglio di sostanze stupefacenti di varia natura, nello specifico cocaina ed eroina bianca.

Lo studio delle dinamiche e dei rapporti tra gli associati di origine magrebina ed altri loro connazionali, ha evidenziato la presenza su tutto il territorio felsineo di più fazioni, criminalmente organizzate e non; territorio di cui la consorteria di cui trattasi è emerso controllare in maniera assolutamente determinata, al punto di non escludere l’idea al ricorso a metodi estremi come l’uso delle armi o della violenza fisica, la porzione compresa tra la zona universitaria, centro storico fino alle zone immediatamente esterne alle mura.
















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