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Confimi Emilia, Israele e il tema della sicurezza informatica

“Gli italiani snobbano la sicurezza informatica”. Allerta per le aziende: sanzioni fino al 4% del fatturato a chi non si adegua al GDPR. Intervista a Daniel Rozenek, modenese di origine israeliana a capo di Tekapp. Il futuro del mondo passa da Tel Aviv.

Daniel Rozenek è il Chief Executive Officer (CEO) di Tekapp, una delle aziende italiane più importanti nel settore della Cybersecurity. Questa impresa, con sede a Formigine (MO), non si occupa solamente di sicurezza informatica ma spazia dallo studio di soluzioni di networking avanzati alla realizzazione e alla messa in opera di reti. L’idea da cui nasce questa attività è quella di poter aiutare le piccole e le grandi imprese a migliorare la propria struttura informatica. Per poter fornire il miglior servizio possibile l’aggiornamento costante delle proprie conoscenze è fondamentale, infatti il Sig. Rozenek ha partecipato, insieme ad alcuni suoi collaboratori, a Cybertech di Tel Aviv in Israele ovvero una delle più grandi esposizioni in materia di sicurezza informatica al di fuori dei confini degli Stati Uniti.

 

Salve Daniel Rozenek, potrebbe spiegarmi in cosa consiste il Cybertech?

Il Cybertech è la più grande esposizione worldwide, fuori dai confini americani, in materia di Cybersecurity. Questa mostra parte da Tel Aviv poiché Israele è Leader mondiale in sicurezza informatica. Farà tappa anche a Roma, dove saremo presenti anche noi dal 26 al 27 settembre. Detta in parole “semplici”, in questa fiera le migliori aziende mondiali esponevano i propri prodotti e le proprie innovazioni riguardanti la Cybersecurity.

 

Ma è una fiera “per tutti” oppure è un’esposizione di settore?

Diciamo che se non hai dimestichezza con la sicurezza informatica è di difficile comprensione. Non è una mostra con show pirotecnici o spettacoli, è un’esposizione di settore per le imprese di Cybersecurity.

 

Quante aziende erano presenti in questa mostra?

In questa fiera erano presenti oltre 120 aziende mondiali provenienti da almeno 70 paesi. Inoltre ci sono stati più di 15.000 partecipanti oltre 160 delegazioni provenienti da 80 paesi, 170 speaker, 120 compagnie e 90 startup.

 

Erano presenti anche aziende italiane?

No, o perlomeno molto poche e questo è un segnale molto importante da analizzare.

 

In questa fiera è stato affascinato da qualche novità in particolare?

Novità non ne ho viste, ma parlare di questa fiera in questi termini mi sembra riduttivo. Il mondo della Cybersecurity è in continuo cambiamento. Gli attacchi hacker mutano di giorno in giorno e per poter proteggere i nostri clienti dobbiamo evolverci in continuazione. L’unica differenza che ho notato è che il Trend del 2018 ha spostato il proprio focus dai prodotti (o soluzioni) ai servi dell’azienda.

 

In che senso?

Le aziende oltre a farti vedere il prodotto che utilizzano per la sicurezza dei propri clienti, vendono il servizio che l’impresa offre a chi la sceglie. Spiego meglio; il mondo hacker è in continua evoluzione dunque un singolo prodotto non può prevenire tutti questi mutamenti, per questo motivo le aziende hanno deciso di investire di più sui servizi che propongono. I servizi possono essere automatismi, software automatici oppure hacker professionisti i quali controllano la rete informatica e prevengono gli attacchi.

 

Dunque, parla di web analytics?

Esatto, web analytics applicata alla cybersecurity. Controllare tutto ciò che arriva dal web non più con un prodotto ma con un servizio fisico o software.

 

Nel suo blog ha parlato di internet of things, di cosa si tratta?

L’Internet of things è l’internet delle cose, ovvero tutti quei dispositivi nati senza connessione web che con il temo si sono evoluti e l’hanno integrata, come per esempio gli smartwatch.

 

Anche a Cybertech si parlava di questo argomento?

Diciamo che si parlava della sicurezza di questi dispositivi. Per esempio, lo smartwatch che monitora la tua frequenza cardiaca mentre fai sport potrebbe essere hackerato, trasmettere i tuoi dati sensibili a degli sconosciuti e creare delle campagne pubblicitarie specifiche e fastidiose, oltre alla violazione della privacy. E’ sempre meglio prevenire questi attacchi, anche ad oggetti che ti sembrano invulnerabili.

 

Cambiamo discorso, perché non vi erano aziende italiane, secondo lei?

Le aziende italiane che fanno prodotti di cyber, fatti bene, sono davvero poche e non si “scomodano” ad andare fino a Tel Aviv (Leader mondiale del settore). Inoltre, era presente pochissimo pubblico italiano.

 

Come mai la Cybersecurity è così “snobbata” in Italia?

In Italia manca la cultura della Cybersecurity. La sicurezza informatica per le nostre aziende è catalogata sotto “costi senza profitto” e di conseguenza non si investe in questo settore. Solo quando vengono hackerate capiscono l’importanza di proteggere i dati sensibili che hanno sul web, ma ormai è troppo tardi…

 

Secondo lei, questa beata ignoranza è solo un malcostume italiano o c’è alle spalle qualcosa di più “oscuro”?

Penso sia solo un malcostume, non credo faccia comodo a nessuno. In questo settore l’Italia è una terra vergine dunque se uno vuole fare un po’ di “numeri” questo è un settore in continua crescita. Questo atteggiamento nei confronti della Cybersecurity è la naturale conseguenza dell’atteggiamento che gli imprenditori hanno verso questa tipologia di protezione. Inoltre, in Italia il problema non è solo la sicurezza informatica ma proprio l’informatica in sé.

 

In che senso l’informatica è un problema?

Per gli imprenditori tutto quello che ruota intorno all’informatica è un costo inutile, dunque tenta di risparmiare il più possibile da questo settore. Abbiamo una mentalità arretrata con oggetti avanzati. Quello che pochi tengono in considerazione è che l’IT(Information Technology) poossa essere un grande business development ovvero quel mezzo che serve per fare affari e per crescere la mia azienda.

 

L’informatica è snobbata perché se ne parla poco?

Si, assolutamente sì Durante l’ultima campagna elettorale nessuno ha parlato di informatica o di sicurezza informatica. Alcuni hanno parlato di portare la fibra ottica in tutte le grandi città, senza tener conto che nella maggior parte degli stati europei questo “comfort” esiste già. Ti faccio un esempio, hai mai sentito parlare di GDPR?

 

No…

Il GDPR è una normativa europea che obbliga le aziende a munirsi di dispositivi o servizi di sicurezza dei dati sensibili. Nessuna azienda reggiana si è attivata per sopperire alle proprie mancanze sotto questo aspetto senza tenere conto che dal 25 maggio inizieranno le sanzioni europee per chi non è conforme a questa normativa. Il GDPR, per chi non si adegua, porterà a multe che varieranno dal 4% del fatturato annuo precedente fino a 20 milioni di euro, in base alla cifra più alta.

 

E le aziende sono ancora in tempo per “salvarsi”?

Partendo dal fatto che non si possono chiedere proroghe poiché è una normativa europea, diciamo di sì. Per le aziende medio-piccole la messa in sicurezza dei dispositivi richiede poco tempo, per le grandi imprese le tempistiche si dilatano fino ad arrivare ai 3/4 mesi. La disinformazione rischia di costare caro alle aziende.

 

Sono finite qui le brutte notizie?

No, dal 1° gennaio 2019 entrerà in vigore la fatturazione elettronica obbligatoria e ben pochi lo conoscono. Nessuno informa le aziende e le aziende non si informano. Per le piccole imprese è un problema minore, per le grandi aziende invece è un’incognita abbastanza difficile da “sbrigare in pochi minuti”. E per oggi le brutte notizie sono finite (ride ndr).

 

Ottimo, cambiamo discorso. Da dove nasce l’idea fondatrice di Tekapp?

Essendo per metà israeliano sono sempre stato a contatto con la Cybersecurity e ho deciso di provare ad aprire questa azienda qua in Italia, poiché è un terreno ancora vergine. Oltretutto ho uno spiccato senso degli affari. A parte gli scherzi, arrivare per primo in un settore ti permette di essere “per sempre” un leader in materia e di lasciare qualcosa nella storia di questo paese (con le dovute cautele).

 

Come ultima domanda non posso che chiederle come sarà, per lei, questo settore fra 10 anni?

Gli attacchi hacker saranno sempre più forti e frequenti. Però sono abbastanza fiducioso che tra qualche anno in questo paese ci sarà finalmente un cambiamento di “trattamento” nei confronti dell’informatica, a causa del passaggio generazionale. Ti lascio con una domanda, come saranno i giovani in futuro?

 

 
















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