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“Vogliamo tutta un’altra Italia, libera dalle mafie, libera dal lavoro sfruttato”, il 12 luglio a Cirò Marina (KR)

Si terrà il 12 luglio 2018, a Cirò Marina (KR), l’iniziativa promossa da Cgil Nazionale, Cgil Calabria e Cgil Emilia Romagna «Vogliamo tutta un’altra Italia, libera dalle mafie, libera dal lavoro sfruttato. La Cgil contro la presenza mafiosa nel sistema economico, sociale e istituzionale». Il convegno vedrà la presenza, insieme a diversi altri interlocutori istituzionali e del sindacato, del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, del Procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, del segretario generale della Cgil nazionale Susanna Camusso.

Interverrà Luigi Giove, Segretario generale Cgil Emilia Romagna, presente all’iniziativa con una delegazione della Cgil regionale e della Camera del Lavoro Territoriale di Parma.

Cirò Marina è stato scelto come luogo di svolgimento dell’iniziativa in quanto epicentro dell’«Operazione Stige»: il nome dell’indagine condotta dalla Procura di Catanzaro che ha aperto un ulteriore ed inquietante scenario rispetto al controllo del territorio originario di Ciro’ Marina da parte della locale cosca di “Ndrangheta”. Ma, al tempo stesso, l’indagine evidenzia la pervasività e l’infiltrazione della cosca in altri territori del Paese – con una particolare evidenza di tale penetrazione nel territorio di Parma – ed addirittura all’estero.

Dalle indagini svolte nell’ambito dell’operazione Stige, congiunte a quelle di altri procedimenti in corso, traspare un preoccupante salto di qualità dell’azione delle cosche incriminate che, nel tempo, hanno riciclato ingenti risorse provenienti dalle attività illecite, reinvestendo le stesse nell’intero panorama delle attività produttive e addirittura infiltrando una importante parte del mercato manifatturiero: nel parmense, il settore della “meccanica di processo” per l’industria alimentare e farmaceutica, con un consistente numero di aziende e di lavoratori alle dipendenze di queste coinvolte.

Da tutto ciò deriva una sostanziale e preoccupante lesione di diritti e tutele a danno del mondo del lavoro, che nello specifico riguarda due realtà regionali, diverse tra di loro per economia e sviluppo, ma parimenti coinvolte dalla illegalità e dalla azione della ‘ndrangheta.

E’ rilevante sottolineare che il crotonese e l’intera area emiliana sono già al centro dell’importante processo Aemilia, con gli sviluppi processuali che hanno portato a rilevanti condanne, anche in appello, per quanto riguarda i “riti abbreviati” e con la fase, ormai giunta a conclusione, del “dibattimento” in corso a Reggio Emilia.

Risulta dunque necessario accompagnare l’azione di denuncia con lo sviluppo di una forte iniziativa di prevenzione e repressione, che metta al centro la tutela e i diritti nel lavoro, a partire dalle condizioni di legalità e regolarità dei circuiti produttivi, con il sostegno e la valorizzazione delle attività rispettose delle regole dell’economia legale.

Nella nostra regione questo ha portato a numerosi atti: protocolli specifici (in primis quello per la “legalità nella ricostruzione” post terremoto del 2012), il Patto per il Lavoro del 2015, la Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili”, frutto del protagonismo delle Organizzazioni sindacali, che rappresenta ancora oggi una sintesi degli strumenti più avanzati di lotta per la legalità e contrasto alla criminalità organizzata in Emilia Romagna.

Nel contempo, a conclusione delle indagini, la Cgil Nazionale e la Cgil delle due regioni Calabria ed Emilia Romagna, ribadiscono la ferma volontà di costituzione di parte civile nell’ambito dei procedimenti giudiziari per mafia.
















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