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20 studenti dell’Università di Bologna selezionati per l’Open Innovation Program

È partito l’Open Innovation Program, il programma di educazione all’innovazione promosso dall’incubatore d’impresa AlmaCube in partnership con l’Università di Bologna e realizzato in collaborazione con importanti realtà del mondo industriale e dei servizi.

Da un bando rivolto agli studenti dei corsi di laurea magistrale e a ciclo unico dell’Ateneo bolognese, sono stati selezionati venti talenti tra ingegneri, designer, economisti, scienziati, giuristi, medici e umanisti: ragazze e ragazzi che formeranno team interdisciplinari insieme ad altri studenti di atenei nazionali e internazionali. Le squadre saranno al lavoro nell’ambito di due programmi internazionali: SUGAR, lanciato dalla Stanford University, e CBI-ER, promosso dal CERN di Ginevra.

“L’Open Innovation Program è un’iniziativa molto importante per il nostro Ateneo”, dichiara Francesco Ubertini, Rettore dell’Università di Bologna. “Si tratta di un’attività che conferma la forte volontà dell’Alma Mater di rafforzare le collaborazioni con il mondo delle imprese e far nascere così nuove opportunità di innovazione e imprenditorialità per i nostri studenti”.

Opportunità che sono fondamentali per far correre le nuove idee. “In Europa abbiamo inventato la maggior parte delle tecnologie che hanno rivoluzionato il mondo, da internet ai touchscreen, dai pannelli solari alla cura dei tumori con isotropi. Ma poi il business lo fanno sempre gli altri. Perché?”, si chiede il professor Sergio Bertolucci, già direttore di ricerca e calcolo scientifico del CERN e oggi professore di Fisica sperimentale nell’Università di Bologna. “Secondo noi non abbiamo il giusto ecosistema, e qui stiamo lavorando per ricrearlo”.

Per questo è fondamentale la collaborazione tra imprese, università e società che può nascere dalle pratiche di Open Innovation. Una visione condivisa anche dall’Unione Europea, che attraverso il finanziamento del programma ATTRACT garantisce uno sviluppo naturale delle attività svolte nell’Open Innovation Program.

“Vogliamo menti giovani per avere un impatto sul nostro territorio, e con altri due atenei della Regione, affianchiamo le aziende sponsor nei nostri programmi, che lanciano sfide agli studenti stessi”, aggiunge Rosa Grimaldi, delegata dell’Università di Bologna per l’imprenditorialità e i rapporti con le imprese. “Il processo di innovazione che utilizza il Design Thinking è guidato da un Innovation Coach che facilita l’interazione e la relazione tra tutti i portatori di interesse”.

I venti studenti selezionati provengono dai corsi della Scuola di Ingegneria (Advanced Design, Automation Engineering, Ingegneria Chimica e di Processo, Ingegneria Civile, Ingegneria Energetica, Ingegneria Gestionale, Ingegneria e Scienze Informatiche, Ingegneria delle Telecomunicazioni), della Scuola di Economia e Management (International Management, Economia e Politica Economica, Innovation and Organization of Culture and the Arts), da Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia e dal settore umanistico (Digital humanities and digital knowledge).

Si troveranno a lavorare all’interno di due prestigiosi programmi internazionali: SUGAR (Stanford University Global Alliance for Redesign) e CBI-ER (CERN Challenge Based Innovation Emilia Romagna). Spiega Matteo Vignoli, coordinatore dell’Open Innovation Program: “Con SUGAR, ispirato dalla Stanford University, si lavora in un network globale di innovatori provenienti da tutto il mondo; il programma CBI-ER del CERN è svolto invece insieme all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e all’Università degli Studi di Ferrara, e ci sta facendo capire quanto sia più facile avere impatto sul territorio lavorando in questo modo”.

A promuovere l’iniziativa è AlmaCube, l’incubatore d’impresa dell’Università di Bologna che si occupa di innovazione e imprenditorialità, che mette a disposizione borse di studio per contribuire alla copertura dei costi dei viaggi degli studenti al CERN, nella Silicon Valley, in Giappone e in Cina.

I progetti saranno realizzati grazie al contributo di imprese sponsor che hanno fornito una sfida ai team di progetto, i quali avranno l’obiettivo di realizzare un prototipo di innovazione che risponda ai bisogni individuati a partire dalla sfida fornita.  Durante il programma gli studenti lavoreranno a sfide di innovazione proposte dalle imprese sponsor, con il supporto di mentor accademici e aziendali.

Tra le organizzazioni che hanno contribuito a rendere possibile questa iniziativa ci sono Legacoop Bologna, Poggipolini e Barilla. Il programma CBI prevede inoltre il supporto di Sanofi Genzyme, divisione specialty care dell’azienda farmaceutica Sanofi, attraverso il Contamination Lab dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e di CPR System attraverso il corso di Innovation Design dell’Università di Ferrara. Sanofi Genzyme rinnova il proprio impegno nella Open Innovation, dopo la partecipazione alla prima edizione di ICARO Unimore. Il programma SUGAR ha quest’anno 26 progetti, in collaborazione con 20 università provenienti da tutto il mondo.

“Abbiamo scelto di sostenere l’Open Innovation Program dell’Università di Bologna – spiega Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna – per rafforzare la connessione tra le imprese cooperative del territorio e gli studenti. Uno dei principi fondanti della cooperazione è quello dell’intergenerazionalità: da sempre l’attenzione verso le giovani generazioni è di vitale importanza per il mondo cooperativo. Il programma di Alma Cube rappresenta anche un’ottima occasione per far conoscere i benefici dell’Open Innovation alle imprese associate a Legacoop Bologna che accompagnerà gli studenti nella progettazione dei prototipi facilitando le connessioni con le cooperative”.

“Abbiamo scelto l’Open Innovation Program e di lavorare con Unibo e il Kyoto Insistitue of Technology perché crediamo fortemente nel modello di innovazione di SUGAR, basato sul design thinking”, aggiunge Michele Poggipolini, Executive Director di Poggipolini s.r.l. “Abbiamo lanciato una sfida agli studenti relativa ad una nostra innovazione di prodotto e in 9 mesi dovranno presentarci un vero dimostratore. Investire in programmi come questo significa accelerare il percorso di crescita aziendale, ma anche del nostro territorio”.

“Le imprese accompagneranno i ricercatori e i ragazzi coinvolti in questa esperienza di scoperta, seguendoci in tutte le nostre attività”, spiegano Francesco D’Onghia e Clio Dosi, responsabili dai programmi SUGAR e CBI. “E ci saranno anche tre momenti intermedi durante i quali tutti gli stakeholders e i ragazzi si ritrovano per sintetizzare gli apprendimenti e programmare le esplorazioni successive”. I programmi si chiuderanno rispettivamente a febbraio per CBI e a giugno per SUGAR. I risultati verranno presentati alla cittadinanza in un evento finale a conclusione delle attività.
















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