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L’attenzione di Modena per gli Accessi Vascolari Ecoguidati

L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, con l’Ospedale Civile di Baggiovara e l’Ospedale Policlinico, è attenta all’utilizzo degli Accessi vascolari ecoguidati allo scopo di preservare il patrimonio venoso dei pazienti, riducendo le complicanze immediate e a distanza dell’impianto dei cateteri venosi (device) che nel 20% dei casi viene effettuato in pazienti che, per diversi motivi, hanno un sistema venoso inefficiente e quindi presentano diverse complessità. Lo sviluppo, nel 2015, del JLB, il catetere venoso inventato dal dottor Lucio Brugioni, Direttore della Struttura Complessa di Medicina Interna e Area Critica (MIAC) – con la collaborazione delle Terapie Intensive, dei reparti di Medicina d’Urgenza e Area Critica e dei Pronto Soccorso dei due ospedali – è stato di stimolo a un’intensa attività formativa multidisciplinare e multiprofessionale a livello aziendale ed è alla base del ruolo che è stato riconosciuto allo stesso dottor Brugioni e la dottoressa Elisabetta Bertellini, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Civile e l’Anestesia e Rianimazione 2 del Policlinico, nel Gruppo di Lavoro Regionale sugli accessi vascolari ecoguidati che ha lo scopo di studiare linee guida sulla materia.

“I dispositivi per accessi vascolari – spiega la dottoressa Elisabetta Bertellini –  vengono impiantati nel sistema venoso del paziente per infondere, ad esempio,  soluzione idrosaline, sangue e derivati del sangue,  farmaci,  oppure liquido di contrasto per  diagnostica. Questi dispositivi sono differenti per dimensione, sede di inserimento  e complessità nel posizionamento. L’utilizzo è nei contesti più differenti, durante l’ospedalizzazione oppure nell’assistenza extraospedaliera, anche domiciliare. Per quanto concerne i soggetti ricoverati in ospedale, l’invecchiamento della popolazione, l’evoluzione delle tecnologie e della farmacologia, con trattamenti che portano ad aumento della sopravvivenza, determinano un consistente costante aumento del numero di pazienti fragili, polipatologici, con compromissione del patrimonio venoso, che necessitano di un dispositivo per infusione di farmaci o liquidi. Gli ospedali della nostra Azienda, con le loro mission caratterizzanti  (es Policlinico per Oncologia, Ospedale Civile con per patologia neurologica invalidante etc.) presentano un’ampia casistica di casi in cui è necessario ricorrere al posizionamento dei differenti dispositivi, che coinvolge, spesso, l’anestesista-rianimatore”.

Proprio per gestire al meglio queste problematiche, negli ultimi tre anni sono stati organizzati 15 corsi di formazione destinati a medici e personale infermieristico, principalmente dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria e dell’Azienda USL di Modena, ma aperti anche a professionisti di altre Aziende. A questi corsi hanno partecipato circa 200 dipendenti, che hanno condiviso un percorso di crescita professionale, finalizzato a impiantare il dispositivo giusto per la storia clinica e le esigenze diagnostiche e terapeutiche di ciascun paziente.

Tra questi dispositivi c’è certamente il JLB, nato e sviluppato propri nell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. “Tutto ha avuto inizio nel 2005, quando il Policlinico mi ha messo a disposizione un ecografo in reparto – ha ricordato il dottor Lucio Brugioni – Sono state l’esperienza, l’osservazione sul campo e lo stato di necessità a farmi nascere l’idea di quella che oggi è divenuta una realtà. Da questa osservazione è nata l’idea del JLB CATHETER, il catetere venoso ecoguidato per la vena Giugulare Interna e altre vene di medio e grande calibro, in particolare e la  vena Basilica. In tanti casi, mi sono trovato a fare i conti con pazienti nei quali risultava particolarmente difficoltoso avere a disposizione un accesso venoso adeguato alla somministrazione di terapie mediche; il posizionamento di catetere venoso centrale (cvc) è procedura delicata, invasiva e talvolta complessa e sproporzionata alle necessità di infusione per alcune tipologie di pazienti. Da questa considerazione, anche grazie alla crescente esperienza in campo ecografico, è nata l’idea di circoscrivere l’accesso alla vena Giugulare Interna, che si configurava come un’alternativa valida e più semplice. Ci tengo a rimarcare che tutto quello che è stato fatto in questi tre anni è stato possibile solo grazie alla collaborazione dei colleghi e alle grandi professionalità presenti nei due Ospedali di Modena. Un particolare ringraziamento va alla Farmacia dei due Ospedali (dr.ssa Marzia Bacchelli e dr.ssa Marilena Amato De Serpis) e alla segreteria del Comitato Etico (dr.ssa Anna Bianchi)”.

Il nuovo device – brevettato nel 2013 e presentato nel dicembre 2015 – è efficace per il trattamento dei pazienti ospedalizzati con depauperamento del patrimonio venoso che necessitano comunque di accesso venoso adeguato alla somministrazione di terapie mediche e salvavita. I risultati dei primi tre anni di utilizzo del JLB sono stati pubblicati sul numero del numero di settembre 2018 di The Journal of Vascular Acces. La percentuale di successo nell’incannulare la vena giugulare interna o altre vene di medio grosso calibro è stato del 99.2%, la durata media in sito del device di 7 giorni. Ogni procedura è durata circa 4 minuti. Il numero di dislocazioni o occlusioni è stato minimi (16 casi in totale) e questo dato è decisamente più basso di quelli osservati in letteratura per altri dispositivi.

“Nel mondo occidentale – conclude Brugioni – ogni anno vengono impiantati circa 1 miliardo di device vascolari. Il 20% dei  pazienti ha un sistema venoso compromesso o depauperato. Stiamo parlando di 200milioni di persone. Questi numeri, dimostrano come una procedura che viene data un po’ per scontata, invece interessa moltissimi pazienti e comprende diverse problematiche. Noi stiamo lavorano con ottimi risultati per migliorare fornire ai nostri pazienti la procedura e il  dispositivo più adatto alle loro esigenze di diagnosi e cura”
















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