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Lavoro: fermare l’illegalità nel settore alimentare

Stranieri senza permesso di
soggiorno, dipendenti senza libretto sanitario, lavoratori di
imprese esterne impiegati nei processi produttivi interni in
violazione di leggi e contratti nazionali. Sono le situazioni
che si presentano sempre più spesso nelle aziende
agroalimentari modenesi e che il sindacato Fai-Cisl ha segnalato
a più riprese agli organismi di controllo.

Proprio a seguito di
queste denunce nelle settimane scorse sono state compiute
ispezioni in alcune aziende di lavorazione e trasformazione
delle carni nel modenese. L’ esito
dei controlli, non ancora terminati, ha confermato l’ esistenza
di fenomeni di lavoro nero e irregolare nel settore alimentare.”L’ impiego di immigrati clandestini o italiani senza libretto
sanitario è particolarmente grave -commenta Daniele
Donnarumma, della segreteria provinciale Fai-Cisl-. Questi
fenomeni si devono al progressivo ricorso a imprese esterne alle
quali vengono affidate parti delle lavorazioni allo scopo di
abbattere i costi”. Secondo il sindacato agro-alimentarista della Cisl, infatti,
la necessità di produrre prodotti di qualità mal si concilia
con la scarsa professionalità delle imprese esterne chiamate ad
eseguire lavorazioni che richiedono un’ alta specializzazione.
”Le aziende modenesi si lamentano perchè non trovano
manodopera preparata -continua Donnarumma- ma anzichè
investire nella formazione scelgono la scorciatoia della
flessibilità esasperata, dell’ illegalità, dell’ abbattimento
dei costi con ogni mezzo, lecito o no. Questa strada non porta
da nessuna parte, e lo abbiamo detto alle associazioni
imprenditoriali con le quali vogliamo aprire un confronto serio
per salvaguardare -conclude l’ esponente della Fai-Cisl- un
settore produttivo importante per l’ economia modenese e che ha
bisogno di investire in risorse umane”.

















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