Spira aria di fiducia fra gli italiani per come evolverà la micro-economia della famiglia nel 2002. È quanto emerge da un’indagine su 1500 famiglie realizzata dal Censis nelle ultime settimane dell’anno, sul tema Paure e asimmetrie della società italiana che sarà pubblicato sul primo numero del 2002 della Fondazione.
Contraddicendo le previsioni, il 2001 si «conclude con un bilancio assai positivo tanto che, se non gravassero le incognite internazionali del terrorismo della Palestina, dell’Argentina, sarabbe stato classificato come un ‘anno grasso’ di vero e proprio boom: spesa e consumi natalizi da esaurimento delle scorte, a dispetto delle rtuali lamentele dei commercianti; ripresa dei viaggi
e del turismo anche verso l’estero, con prezzi in aumento persino per le tariffe aeree. Il tutto confortato, inoltre, da alcuni indicatori più strutturali come la crescita dell’occupaione e la riduzione del tasso di disoccupazione a una sola cifra.
La stragrande maggioranza delle famiglie italiane prevede di consolidare o migliorare, nel 2002, i guadagni fin qui raggiunti: in particolare il 65,9% si aspetta che i redditi familiari restino stabili mentre un ulteriore 8,8% scommette in incremento (in complesso le attese positive riguardano il 74,7% dei nuclei familiari italiani). All’estremo opposto si colloca il 23,1% delle famiglie (poco più di 4,9 milioni di nuclei) che teme una riduzione delle proprie entrate nel prossimo anno. A determinare l’atteggiamento fiducioso è prevalentemente il fattore occupazionale, mentre crea pessimismo soprattutto la ventilata riforma previdenziale.
Innazitutto, dei circa 1,9 milioni di famiglie che prevedono di migliorare la propria situazione economica il 45,4% è collocata nel Mezzogiorno, per circa un terzo è rappresentata da ceti sociali poveri e per il 54,5% da ceto medio. I timori di riduzione delle entrate riguardano maggiormente le famiglie che vivono nelle grandi citta, i pensionati o chi è prossimo ad andare in pensione; l’aumento dell’età pensionabile provocherebbe secondo il Censis una minore possibilità di effettuare un secondo lavoro, mentre la maggiore repressione del lavoro irregolare induce a prevedere minori redditi in nero. Anche una parte dei lavoratori più tradizionali, autonomi e dipendenti, temono di guadagnare meno a causa delle possibili asimmetrie della ripresa che potrebbero egualmente trainare alcuni settori e castigarne altri.
L’indagine del Censis rivela che il 2002 segnerà un’ulteriore espansione per la domanda di servizi relazionali e di beni tecnologici. Gli italiani sembrano decisamente orientati a consumare più prestazioni in grado di migliorare la qualità della vita individuale attraverso una prevenzione delle malattie, il supporto al benessere fisico e psicologico, l’aiuto nella vita
quotidiana e nella cura dello spazio domestico, i servizi di assistenza e di supporto nel caso in famiglia siano presenti bambini o persone in difficoltà.
La disponibilità a spendere di più anche per la formazione e l’istruzione potrebbe portare in questo settore risorse private e familairi, proprio come già succede nella sanità. Ben il 32% delle famiglie italiane intende spendere di più nel 2002 per servizi relazionali, con il paradosso di destinare una buona parte dei guadagni a quanto in passato veniva interamente coperto dall’intervento pubblico, senza però aver ancora potuto usufruire di una sostanziosa riduzione delle tasse.
Secondo il Censis occorre inoltre tenere conto che a prevedere una maggiore spesa familiare per sanità e istruzione sono in proporzione le famiglie in condizioni socio-economiche medio basse, i singoli e i residenti nelle piccole città. L’altra area di interesse è costituita dai consumi tecnologici che, nonostante una certa saturazione per quello più di massa di tutti , come il telefonino, registrano una previsione di incremento per il 13,4% delle famiglie
italiane (circa 2,9 milioni di nuclei), in gran parte costituita da quelle a reddito alto, con figli che studiano (spenderanno di più in questo settore le famiglie standard rispetto ai singoli o alle coppie) residenti nelle medie e soprattutto nel mezzogiorno.