Una coppia su tre entra in crisi sotto le lenzuola, almeno una volta nel corso del menage, a causa dello stress e delle preoccupazioni legate al lavoro
E’ quanto risulta da una indagine Abacus, presentata durante il convegno ”L’amore non ha tempo” della Società italiana di andrologia, dalla quale emerge un identikit in parte inedito del
maschio italiano, che ama i preliminari e il dialogo, mentre le donne sono ancora affascinate dalla fase del corteggiamento.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1000 italiani di
entrambi i sessi in tutta Italia. La vita da single sembra piacere sempre meno. Per il 60% avere una relazione di coppia è fondamentale mentre solo l’1% ha risposto che è meglio non avere alcun legame. Il rapporto di coppia quindi resta un punto
fermo ma non è la prima preoccupazione degli italiani.
Alla domanda su cosa vorrebbero migliorare nella loro vita
rispondono il lavoro (19%), la cultura (19%) seguito dalla forma fisica mentre viene lasciato al quarto posto il rapporto di coppia. Gli uomini italiani, nonostante i luoghi comuni, non
mettono il sesso al primo posto per far funzionare una storia d’amore: prima di tutto c’è il dialogo, sostengono in maggioranza (57% in media, 52% fra gli uomini). Solo al secondo posto c’è, per il latin lover nostrano, l’intesa sessuale (36%).
E quando le cose a letto non vanno per il verso giusto gli italiani ne attribuiscono la colpa proprio al lavoro e all’eccesso di stress. Subito dopo la responsabilità è attribuita al poco tempo che rimane per l’intimità (20%) e alle
crisi personali e individuali (15%), seguite dai problemi economici (9%) e da quelli con il partner (7%). Tutte ragioni, osservano gli andrologi, che fanno però dimenticare le malattie vere e proprie e le disfunzioni erettive che invece rappresentano proprio l’80% delle cause di un rapporto
insoddisfacente.
A partire da oggi e fino al 15 febbraio gli specialisti della Società italiana di andrologia sono disponibili in tutti gli studi e ambulatori pubblici e privati per parlare di disfunzioni erettive. Non si tratta di una visita gratis, ma di un incontro durante il quale i pazienti possono ottenere informazioni sul disturbo che colpisce in Italia tre milioni di uomini, ma che ne
porta dal medico solo 450 mila.