Il famoso calciatore o ciclista trovato positivo all’esame antidoping è solo la punta di un iceberg che coinvolge il mondo delle palestre, sport amatoriali e dilettantistici.
Si stimano cosi’ in 400.000 gli italiani che fanno uso di sostanze dopanti, per le quali vengono spesi ogni anno 650 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti 1,5 miliardi per gli integratori, che spesso non contengono solo vitamine. I dati sono stati diffusi oggi in una conferenza all’ Associazione stampa estera organizzata da Libera.
”Calcolando quanto avviene in altri Paesi come Inghilterra e Germania – ha spiegato Sandro Donati, maestro dello sport da anni in lotta contro il doping – e’ possibile stimare in 2,1 milioni gli europei che ricorrono a sostanze dopanti”. E si e’ scoperto, ha aggiunto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, ”che il traffico di queste sostanze segue gli stessi canali del traffico di droga. Sono dunque le stesse organizzazioni criminali a gestire il lucroso affare”.
”Tutti i mass media – ha rilevato Donati – danno ampio spazio ai grandi atleti dopati, ma il cattivo esempio ha prodotto proseliti in modo silenzioso ed inesorabile ed ora possiamo dire che almeno il 10-15% delle palestre e’ a rischio, per un totale di 300.000 praticanti, ai quali vanno aggiunti altri 100.000 legati invece a sport amatoriali”. E le intercettazioni telefoniche disposte da alcune procure (sono 40 le procure in tutta Italia che indagano sul fenomeno), ha sottolineato, ”fanno capire che quello delle palestre e’ un mondo di bassissimo livello, c’ e’ grande ignoranza sui danni alla salute prodotti da queste sostanze, sotto forma di squilibri ormonali, tumori, danni al sistema nervoso o al sistema epatico, ecc. Questi effetti vengono nascosti e spesso, quando si manifestano, le vittime si rivolgono agli stessi che hanno venduto le sostanze”.
Per contrastare la diffusione del fenomeno, ha proseguito Donati, ”si potrebbe seguire l’ esempio di quanto fatto in Danimarca, dove alcune palestre accettano di essere periodicamente controllate dalle autorita’, anche a sorpresa, e possono cosi’ fregiarsi di un bollino, che da’ al cittadino un preciso messaggio: questa palestra e’ pulita”. Ma anche l’Europa, secondo l’ esperto, ”deve fare la sua parte, promuovendo norme piu’ incisive in materia e sviluppando la collaborazione internazionale tra forze di polizia e magistratura”.
”La quasi totalita’ delle sostanze dopanti – ha proseguito Donati – e’ contenuta nei farmaci e, in particolare, in quelli di tipo ormonale che i praticanti sportivi assumono, senza alcuna ragione terapeutica, al solo scopo di incrementare le loro capacita’ di prestazione o di modificare la propria struttura corporea. La maggior parte di questi farmaci e’ prodotta dalle principali aziende farmaceutiche multinazionali che, interessate ad incrementare il volume complessivo delle loro vendite, hanno deliberatamente posto in commercio un surplus di prodotti superiore anche di 6 volte alle reali esigenze terapeutiche delle diverse tipologie di malati”.
Esempi piu’ evidenti di questi farmaci sono l’ eritropoietina (Epo) e l’ ormone della crescita (Gh). Nel 2000, ha informato, ”in Italia le vendite di Epo hanno fruttato 300 miliardi di lire, il doppio rispetto a tre anni prima, mentre quelle di Gh hanno fruttato 200 miliardi. Si tratta di cifre, in preoccupante crescita, che non trovano alcuna giustificazione nel numero di malati esistenti nel nostro Paese e che hanno davvero bisogno di questi farmaci”.
Del traffico di sostanze dopanti, ha poi detto Don Ciotti, ”si parlera’ anche giovedi’ prossimo al Social Forum europeo di Parigi, nel corso di un convegno organizzato da Libera. Come associazione ci proponiamo inoltre di produrre un rapporto annuale, in collaborazione con le procure, su questo traffico”.