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Addio a raccomandazioni sul lavoro

Professionalità e intraprendenza nella stesura di un curriculum sono gli elementi per farsi assumere e fare presa sul datore di lavoro. La segnalazione di parenti e amici passa in secondo piano, soprattutto se l’aspirazione è l’ingresso in una realtà di medie e grandi dimensioni. Le piccole imprese, invece, sfruttano questo canale informale e fanno affidamento sulla conoscenza diretta del candidato.


Se si analizzano le modalità di ricerca e selezione del personale seguite dalle imprese italiane emergono tre canali privilegiati: la conoscenza diretta, importante per il 61,9% delle imprese ; le segnalazioni provenienti da conoscenti e fornitori, indicate dal 26,3% delle aziende; le banche dati interne aziendali, che raccolgono e catalogano i curriculum vitae presentati o inviati dai candidati, canale privilegiato per le assunzioni nel 28,9% delle imprese. Rispetto allo scorso anno, è significativo il crescente utilizzo di quest’ultimo canale di reperimento del personale: nel 2003 a questa modalità ricorrevano il 17,8% delle aziende, l’11% in meno rispetto al 2004.

Queste le indicazioni che emergono da Excelsior, l’indagine condotta annualmente da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro sui fabbisogni occupazionali delle imprese italiane attraverso una rilevazione che interessa oltre 100mila aziende di ogni settore e dimensione.

Decisamente poco utilizzati appaiono tutti i canali “formali” di individuazione dei nuovi assunti: i centri per l’impiego vengono segnalati solo dal 5,2% delle imprese (in diminuzione rispetto al 6,8% del 2003); le società di selezione e le associazioni di categoria vengono indicate dal 3,2% delle aziende (3,1% il dato 2003); alle società di lavoro interinale si rivolge solo il 2% delle imprese (1,4% nel 2003). In lieve contrazione è il ricorso ai quotidiani e alla stampa specializzata (utilizzata dal 7,8% delle imprese fronte dell’8,5% dello scorso anno) e modestissimo risulta l’incremento di Internet (0,3% rispetto allo 0,2% del 2003).
Occorre dire, comunque, che tutti questi canali registrano maggiori consensi presso le medie e grandi imprese. Ad esempio, le società di lavoro interinale costituiscono un canale di individuazione del personale importante per il 32,6% delle imprese con oltre 500 dipendenti e per il 29,9% delle imprese con 250-499 dipendenti. Analoghi i dati relativi alle società di selezione e alle associazioni di categoria (30,2% e 28,4% per le due dimensioni d’impresa). Il ricorso ai centri provinciali per l’impiego, infine, è più che doppio rispetto alla media per le imprese maggiori (è segnalato dal 13,4% delle aziende con 250-499 dipendenti e dal 12,0% delle imprese con oltre 500 dipendenti).

Ciò che Excelsior mostra con evidenza è la prevalenza dei canali “informali”, quelli cioè incentrati sulla conoscenza diretta del personale che si deve assumere (61,9%). Il rapporto fiduciario, quindi, riveste un ruolo centrale nell’organizzazione del lavoro, ma esso appare determinante soprattutto nella piccola azienda. Non a caso, sono le imprese con meno di 10 dipendenti che ancora fanno prevalente affidamento sulla conoscenza diretta del candidato all’assunzione (questa modalità è segnalata dal 65,4% delle imprese). Nelle dimensioni maggiori essa assume decisamente minore incidenza (è compresa tra un massimo di 47,7% per le imprese con 10-49 dipendenti ed un minimo del 21,6% per le imprese con oltre 500 dipendenti).
La stessa cosa avviene per l’altro canale informale, quello della segnalazione da parte di soggetti terzi rispetto all’imprenditore. Il 26,3% medio si declina diversamente a seconda delle dimensioni d’impresa ed è compreso tra un massimo del 28,4% per le piccole aziende con 1-9 dipendenti ed un minimo dell’8,3% delle imprese con oltre 500 dipendenti. Esattamente l’opposto si registra quando il canale di selezione segnalato è quello delle banche dati aziendali. In questo caso, il ricorso a questa modalità di individuazione dei nuovi occupati (28,9% il dato medio) è meno utilizzato dalle piccole imprese (24,8%), mentre rappresenta la modalità prevalente per le imprese medie e grandi (è indicata da oltre il 70% delle imprese con oltre 50 dipendenti).

Al Sud si registra il picco del canale informale caratterizzato dalla conoscenza diretta (70,1% il dato medio), sul quale incide il 71,9% indicato dalle imprese con 1-9 dipendenti. Già nella fascia dimensionale superiore, però, il dato scende al di sotto della media (61,5% per le imprese con 10-49 dipendenti) e si riduce ulteriormente per le imprese maggiori. Valori inferiori alla media nazionale si riscontrano in tutte le fasce di imprese del Centro e del Nord-Ovest (ad eccezione delle micro-imprese), e del Nord-Est. Analoghi i dati relativi alle segnalazioni: sopra la media si collocano soltanto il Mezzogiorno (29,2%) ed il Centro (26,9%). Sotto, invece, le due ripartizioni del Nord (25,3% per il Nord-Ovest e 23,6% per il Nord-Est). Il ricorso alle banche dati aziendali ha un’incidenza maggiore al Nord (30,6% e 30,8% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est). Centro (28,1%) e soprattutto Sud (25,9%) sono su valori inferiori alla media.
Il ricorso alle società di lavoro interinale, a quelle di selezione e alle associazioni di categoria appare più diffuso tra le imprese del Nord, così come più frequente è l’utilizzo della stampa specializzata. I centri provinciali per l’impiego, infine, vengono segnalati soprattutto dalle imprese del Nord-Est (6,3%) e del Centro (5,4%), mentre le altre ripartizioni registrano dati inferiori alla media (5,1% il Nord-Ovest e 4,1% il Mezzogiorno).

















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