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Lavoro atipico: Istat, oltre 2,5 mln

Sono oltre due milioni e mezzo i lavoratori ‘atipici’, o ‘no standard’ (lavoro interinale, co.co.co, prestazioni d’opera occasionali) nel nostro Paese, pari ad un 11% dell’occupazione totale. Lo ha reso noto l’Istat, illustrando una ricerca su “Collaborazioni coordinate e continuative nella rilevazione delle forze di lavoro”. Di questi 407.000 sono co.co.co, o nel futuro diventeranno presumibilmente con la nuova normativa della legge Biagi ‘lavoratori a progetto’.


I co.co.co che hanno svolto nel primo trimestre 2004 questa prestazione – spiega l’Istat- “rappresentano l’1,8% della occupazione complessiva e il 6,4% delle posizioni lavorative indipendenti registrate nel periodo che va dal primo gennaio al 31 marzo del 2004, pari a 397 mila. Nel secondo trimestre 2004 il numero dei collaboratori costituisce l’1,7% per cento del totale degli occupati e il 6,1% del lavoro autonomo (381 mila).
Nel terzo trimestre rispettivamente l’1,7% e il 6%, mentre nel quarto trimestre l’1,8% e il 6,4%, che in dato numerico è pari a 380 mila e 407 mila unità”.

Dal punto di vista territoriale – spiega ancora l’Istat – i collaboratori coordinati e continuati si concentrano nel Nord, in particolare nell’area nord-occidentale. Il centro assorbe circa un terzo dei collaboratori,. Mentre il Mezzogiorno si tocca un valore più basso pari al 18%. Le collaborazioni svolte da giovani al di sotto dei 35 anni costituiscono – secondo l’Istituto di Statistica – “la quota in gran lunga prevalente dell’ammontare complessivo registrato dalla rilevazione sulle forze lavoro, il che significa il 23,9% nelle classi di età tra i 25 ed i 29 anni, e in quella tra i 30 ed i 34 anni il 18,6%”. Ma chi è co.co.co ha anche una monocommittenza, cioè una sola azienda da cui dipende: circa il 90% dei collaboratori coordinati e continuativi presta la propria attività per una sola azienda o cliente. Nell’83% dei casi la prestazione lavorativa viene poi nei locali di pertinenza del committente mentre poco più del 60% dei co.co.co dichiara di “non decidere autonomamente l’orario di lavoro”. Il 54, 9% dei collaboratori eroga la prestazione a favore “di un esclusivo utilizzatore, presta la propria attività lavorativa in un luogo di pertinenza del committente ed è tenuto a seguire determinati schemi di orario”.
Questa modalità di collaborazione coinvolge particolarmente tra i giovani fino a 29 anni: il 66,3% del totale dei collaboratori nella classe di età 15-29 anni. Vi è poi una sorta di “elite'” di co.co.co, cioè persone di grande professionalità che lavora per più aziende o clienti e sono circa – secondo la rilevazione dell’Istat – 33.000, pari al 20,3% del totale.

















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