Una maggiore integrazione tra le strutture trasfusionali; protocolli e procedure omogenee su tutto il territorio regionale; livelli di qualificazione ancora più elevati del personale; sviluppo ulteriore dei processi per la sicurezza delle trasfusioni; valorizzazione del ruolo delle associazioni di volontariato.
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato il Piano sangue e plasma regionale per il triennio 2005-2007.
Il Piano consolida e sviluppa il sistema sangue regionale così come è stato riorganizzato nel triennio precedente per garantire la raccolta, controllare l’appropriatezza dei consumi e potenziare le tecniche alternative all’uso del sangue omologo. Il modello è quello del sistema integrato e della massima condivisione, realizzata già nell’elaborazione del testo, un lavoro che ha coinvolto tutti i soggetti interessati (Regione, volontariato, medici e operatori dei servizi trasfusionali), secondo modalità che sono oggi una peculiarità del sistema sangue dell’Emilia-Romagna.
Punto di partenza è il buon andamento della raccolta di sangue e la sostanziale stabilità dei consumi negli ultimi anni che hanno permesso all’Emilia-Romagna di mantenere l’autosufficienza regionale di emocomponenti e plasmaderivati e continuare a contribuire in modo rileante all’autosufficienza nazionale (solo nel 2004 sono state collocate fuori regione 13.785 unità di sangue: + 9.84% rispetto al 2003).
Il fabbisogno di sangue, tuttavia, è in costante crescita per l’aumento degli interventi e dei servizi che utilizzano sangue e plasma, ad esempio i trapianti e la traumatologia, ma anche l’oncologia e l’assistenza domiciliare.
In particolare, le unità di sangue intero raccolte nel corso del 2004 sono state 243.265, il 2,1% in più rispetto all’anno precedente; il consumo è stato di 229.544 unità, con un incremento del 2,5%.
I primi sei mesi del 2005 hanno fatto registrare, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un aumento delle donazioni di sangue (+ 0.4%) e un aumento più significativo dei consumi (vicino al 3%) che – secondo un andamento già verificatosi negli anni precedenti – tende poi a ridimensionarsi nel secondo semestre.
Per il triennio 2005-2007 si prevede di portare avanti il processo di integrazione delle strutture trasfusionali per razionalizzare e meglio governare le attività di raccolta e produzione di emocomponenti e plasmaderivati, sviluppando ulteriormente il modello organizzativo introdotto con il Programma speciale sangue avviato nel 2002 che ha portato alla creazione di 8 programmi provinciali (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena-Rimini).
Il Programma speciale sangue è gestito dal Centro regionale di coordinamento e compensazione (CRCC) che coordina la raccolta e la distribuzione di sangue in Emilia-Romagna e ha sede presso il Servizio di immunoematologia e trasfusione dell’Azienda Usl di Bologna. Obiettivo del Piano è l’ulteriore qualificazione del Centro come punto di programmazione e indirizzo: entro il 2005 è prevista la certificazione di qualità della struttura.
Punto centrale, inoltre, è la valorizzazione delle associazioni di volontariato, il cui contributo è determinante non solo per alimentare continuamente il numero di donatori, ma anche per diffondere e sostenere la cultura della solidarietà. La Regione rilancia ogni anno le diverse iniziative della campagna per le donazioni assieme ad Avis e Fidas/Advs (“La vita non aspetta. Diventa donatore di sangue”). Nel 2004, i donatori associati sono stati 155.771 (+ 2.4%, rispetto all’anno precedente).
Il Piano individua, inoltre, tra gli obiettivi, l’ulteriore sviluppo dei processi di sicurezza delle trasfusioni, in particolare rispetto ai metodi di tracciabilità del donatore, del prodotto sangue e delle sue componenti e rispetto alla prevenzione del rischio di infezioni.
E’ stato avviato nel 2004 un corso regionale sull’emovigilanza, entro il 2005 verranno concretizzati i corsi a livello locale. Si tratta di un’iniziativa innovativa, per uniformare conoscenze e comportamenti in tutto il territorio regionale: l’emovigilanza rappresenta non solo un traguardo del sistema sangue per garantire la sicurezza, ma anche un metodo di lavoro per acquisire una visione complessiva di tutti i processi trasfusionali critici.