Da alcuni anni diverse migliaia di tonnellate di fanghi biologici, provenienti soprattutto dai depuratori fognari del nord Italia, sono utilizzati come fertilizzanti nell’agricoltura della pianura modenese. I terreni della bassa, infatti, meno fertili di altri e difficili da lavorare in quanto argillosi, sono particolarmente adatti per l’utilizzo di queste sostanze, molto utili perché permettono, tra l’altro, di diminuire i concimi chimici.
Per evitare che eventuali sostanze inquinanti presenti abusivamente nei fanghi possano contaminare terreni e colture la Provincia dallo scorso anno ha deciso di intensificare i controlli sul questa attività “applicando – afferma Alberto Caldana, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena – le norme nazionali in modo ancora più restrittivo con l’obiettivo, di ridurre le possibilità di smaltimento di fanghi non prodotti nel territorio modenese”.
Con il coinvolgimento diretto del Corpo forestale dello Stato, che ha affiancato l’Arpa nei sopralluoghi, sono stati eseguiti 32 controlli durante i periodi di smaltimento con prelievo di campioni di fanghi che sono stati analizzati nei laboratori dell’Arpa. Di questi solamente uno è risultato non conferme alle norme, facendo scattare immediatamente un’informativa di reato.
Nel 2003 l’Arpa aveva scoperto alcuni episodi di smaltimenti abusivi di sostanze nocive di origine industriale (cromo, piombo e altri metalli pesanti non compatibili con l’agricoltura e la tutela del suolo) mescolate ai fanghi biologici: sostanze che dovrebbero essere smaltite separatamente in impianti specializzati con costi ben più elevati per le imprese, rispetto allo smaltimento agricolo.
“Anche grazie ai maggiori controlli – sottolinea Caldana – episodi di questo genere non si sono ripetuti nel 2004”.