Sedici centri antiviolenza e ‘Case delle donne’ di diverse regioni hanno firmato un appello promosso dall’associazione ‘Nondasola’, una onlus di Reggio Emilia, per chiedere al Governo di aiutare Maria Luisa Salvioli, l’insegnante 37enne di Correggio che da oltre un mese si trova all’ambasciata italiana a Tunisi con il figlio di nove anni, Anis, conteso giudiziariamente dal padre, un nordafricano di 35 anni.
Tante sono le donne – scrivono le responsabili dei centri – che abbiamo visto affrontare con determinazione e coraggio le infinite difficoltà poste dalla necessità di avere un aiuto giudiziario in base a sistemi legali diversi, dalla lentezza delle procedure, dai ricatti e dalle minacce che l’ex partner continua a esercitare. Le donne hanno coraggio e mettono in campo tutta la loro forza, una forza che purtroppo non basta quasi mai, quando il padre proviene da un Paese che non riconosce le disposizioni dei nostri tribunali e non aderisce alle convenzioni internazionali in materia di sottrazione dei minori. Più volte come ‘Centri contro la violenza alle donne’ abbiamo avvertito la necessità di un impegno forte delle istituzioni perché vengano garantiti a donne e bambini i diritti previsti dal nostro ordinamento e dalle convenzioni internazionali sui diritti dei minori, anche quando il bambino ha un genitore straniero.
Siamo consapevoli delle difficoltà poste dal confronto con codici, legali e culturali, diversi. Crediamo tuttavia che i mutamenti sociali ai quali assistiamo renderanno il problema sempre più frequente e anche per questo ormai ineludibile. Confidiamo che alla forza delle donne, sostenute dall’amore per i propri figli, sappia corrispondere un uguale impegno delle istituzioni, sostenute dalla consapevolezza del valore del proprio diritto”.
Per i centri antiviolenza “l’impegno e il sostegno della Presidenza della Repubblica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del ministero degli Esteri non possono mancare, anche in riferimento specifico alla difficile situazione di Maria Luisa Salvioli, che sta ancora lottando per riavere con sé il figlio, così come disposto dal giudice italiano. Siamo certe che il suo coraggio e il suo amore continueranno a sostenerla, ma siamo anche altrettanto certe che sono più che mai necessarie l’attenzione, la solidarietà di tutti, nonché in modo particolare il concreto intervento delle istituzioni del nostro Paese. Attendiamo un gesto significativo, immediato e concreto – conclude l’appello – per far rispettare i diritti dei minori, in particolare di Anis”.