Prosegue la serie delle iniziative precongressuali che accompagnano il percorso del XV° Congresso provinciale della CGIL di Modena, avviato in
queste settimane per concludersi il 18-20 gennaio 2006, sui temi del documento programmatico ‘Riprogettare il paese. Lavoro, saperi, diritti, libertà‘.
Dopo le iniziative dei giorni scorsi a Spilamberto e a Pavullo sui temi degli appalti e cooperative irregolari e sullo sviluppo del Frignano, il
prossimo 4 novembre è la volta del convegno “Lavoro che cambia: crisi,
riorganizzazione del lavoro e qualità dello sviluppo” presso l’auditorium della scuola media di Medolla alle ore 14.30.
Dopo il saluto del sindaco di Medolla, Enzo Rinaldi, sono previsti interventi del sindaco di Mirandola, Luigi Costi, dell’assessore provinciale alle Attività Produttive, Morena Diazzi e del coordinatore della Cgil di Mirandola, Lorella Zeni.
Seguirà la tavola rotonda con Alberto Papotti, responsabile economico Cna provinciale, Tiziano Neri, responsabile sindacale e del lavoro Confindustria Modena, Lorenzo Roncadi, direttore commerciale Cassa di Risparmio di Mirandola.
Le conclusioni sono affidate al segretario generale della Cgil di Modena, Donato Pivanti.
Il distretto produttivo mirandolese sta cambiando fisionomia per la terza volta dal dopoguerra ad oggi, e anche il mondo del lavoro ne subisce le
conseguenze. Tra la fine degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta, il distretto ha visto l’espansione di agricoltura eindustria meccanica con la presenza delle fonderie. Negli anni Sessanta-Settanta, alla chiusura delle fonderie, è seguito lo sviluppo dell’industria di trasformazione agroalimentare, del tessile, l’insediamento del polo ceramico a Finale Emilia e l’avvio di un consistente polo biomedicale.
Negli ultimi anni si assiste ad un’ulteriore trasformazione delle vocazioni produttive del distretto con una forte contrazione del tessile – processi di ristrutturazione hanno di recente interessato anche gli ultimi grandi
stabilimenti sul territorio come il Maglificio Fontana e Alessandra Confezioni di Cavezzo – e un pesante ridimensionamento dell’agroindustria con perdita di 500 posti di lavoro stagionale (in prevalenza manodopera femminile, extracomunitari e soggetti deboli del mercato del lavoro), mentre è a rischio chiusura anche l’ultimo zuccherificio quello di Massa
Finalese che occupa 100 lavoratori fissi e 200 stagionali.
Mentre cresce il lavoro nei servizi di cura e in ambito domestico (per effetto delle espulsioni di manodopera a bassa specializzazione), rimangono
una presenza importante l’industria meccanica e il biomedicale, settore strategico che ha registrato forti ritmi di crescita con l’insediamento di
importanti multinazionali e stabilimenti di diverse centinaia di dipendenti.
Dalla fotografia del distretto, la Cgil non può non essere preoccupata per l’espulsione di manodopera a bassa specializzazione dai settori in crisi, così come dal futuro di certe lavorazioni di bassa qualità del biomedicale, come l’assemblaggio di componenti monouso in plastica (linee, disposable) svolto nelle camere bianche principalmente da manodopera femminile. Una
lavorazione sempre più esposta alla concorrenza internazionale che produce a costi inferiori, se non addirittura alla concorrenza interna fra
stabilimenti della stessa multinazionale collocati in altri siti produttivi.