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Vicenda via Adda, preoccupazione del sindaco Pattuzzi

La mia preoccupazione di oggi è forte, ma non è solo di oggi: certamente ad essa si aggiunge il timore che i riflettori puntati sulla città possano aggiungere tensione alla tensione già esistente.


Il sindaco Pattuzzi non nasconde la propria preoccupazione rispetto alle reazioni della città alle cronache di questi giorni. Ma aggiunge anche altro.

Il mio timore è che fra qualche giorno, passato il clamore della cronaca, di Sassuolo non si parli più. Che non si parli più delle sue esigenze, degli sforzi che abbiamo fatto e stiamo facendo per superare l’emergenza e il conflitto attraverso l’integrazione, del nostro impegno per la qualificazione e la riqualificazione, non solo urbanistica. Che si dimentichi la città. E non è una preoccupazione di oggi. Più di un anno fa, nell’ottobre 2004, all’indomani di una sparatoria proprio in Via Adda, inviavo una lettera a tutti i parlamentari modenesi, di centrodestra e di centrosinistra, sottoponendo loro la grave situazione del quartiere. E’ una ferita profonda alla città di Sassuolo – scrivevo – una città che vuole reagire, che deve reagire, ma che per farlo ha bisogno della collaborazione e del sostegno di tutti: anche di chi rappresenta la comunità locale e le sue esigenze nei luoghi della rappresentanza politica, a tutti i livelli, anche quello parlamentare.”

Perché Sassuolo, scrivevo allora e ripeto oggi, rappresenta un patrimonio non solo per la Provincia, per la Regione, ma anche per l’Italia: e un territorio che accanto al benessere economico, all’occupazione, ai successi nell’import o nell’export non sappia garantire anche la tutela della sicurezza ai propri cittadini, è un territorio destinato a perdere nel tempo tutti i primati. Ai parlamentari chiedevo di “rappresentare, nei rami del Parlamento nei quali erano stati eletti, la preoccupazione e l’allarme, attraverso gli strumenti che ritenevano più opportuni e più efficaci.”

“Da allora – continua Pattuzzi – il Comune ha avviato progetti impegnativi sul fronte dell’integrazione sociale, della lotta all’illegalità, lavorando con il quartiere, con le associazioni, con i cittadini extracomunitari, anche grazie alla collaborazione delle Forze dell’Ordine. Ma gli episodi di questi giorni dimostrano come la difesa della legalità e l’integrazione sociale debbano andare di pari passo. L’una non esiste senza l’altra. Noi avevamo già sottoposto ai parlamentari la gravità della situazione di Sassuolo, diffondendo la lettera anche agli organi di stampa: il clamore di questi giorni dimostra purtroppo che le esigenze di una città come Sassuolo meritano le prime pagine solo di fronte ad episodi di cronaca eclatanti. Ma Sassuolo – conclude il sindaco – e non è solo questo, non vuole essere solo questo.”.


Proprio in queste settimane l’Amministrazione comunale ha realizzato un sondaggio tra i cittadini, ancora inedito, sulla sicurezza in citta’. E alla domanda se l’insicurezza e’ aumentata i cittadini rispondono ‘si”, anticipa Pattuzzi. Dopo lo sgombero dell’edificio in via San Pietro avvenuto lo scorso giugno, lo stabile di via Adda 77 (sessanta appartamenti, di cui solo tre abitati da italiani) e’ oggi il ‘punto critico’ di Sassuolo, la spina nel fianco di una citta’ che conta 4.000
immigrati regolari (il 65% nordafricani), oltre il 9% della popolazione, ma che secondo stime delle forze dell’ordine di un anno fa vede anche la presenza di almeno duemila irregolari.

















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