Con la presente è mia intenzione descrivere e denunciare una situazione
drammatica quanto disumana: “la fila della vergogna” alla quale il cittadino
extracomunitario deve sottomettersi ogni qualvolta debba rinnovare il suo
permesso di soggiorno; una fila che comincia ben prima di mezzanotte davanti
all’ingresso del Commissariato di Sassuolo (MO).
La sofferenza non finisce qui, la situazione non si limita a codesto
spiacevole episodio: una volta dentro, il cittadino straniero si trova in
una specie di corridoio privo di una sala di attesa con due divani a due
posti per una cinquantina di persone e un solo sportello operativo; spesso
capita che dopo ore lunghissime di attesa, si è rimandati indietro per la
sopraggiunta ora di chiusura dello sportello stesso. Agli interessati non
rimane altro che una profonda frustrazione, sia per la mancata possibilità
di presentazione dei documenti, che per la giornata lavorativa persa
inutilmente, ed è a loro che mi riferisco: ai “lavoratori” e non alle masse
che riempiono le cronache dei giornali.
E’ risaputo che Sassuolo è una città che conta circa 41.000 abitanti di cui
oltre il 10% sono stranieri, una percentuale abbastanza consistente e questo
dovrebbe farci riflettere sul fatto che sarebbe opportuno destinare più
attenzione a questo potenziale attivo e produttivo ben integrato (almeno nel tessuto lavorativo); a mio modesto avviso é giunta l’ora di aiutare questi
cittadini stranieri ad integrarsi nella società ed a non farli sentire
“cittadini di serie B” a rispettare la loro dignità e il loro orgoglio, a
migliorare il rapporto cittadino/ufficio pubblico, a far sì che il
Commissariato di Sassuolo non sia più simile ad un luogo di deportazione,
che l’Amministrazione abbia quei miglioramenti nei servizi che in uno Stato
d’Europa dovrebbero esserci in funzione anche dell’esponenziale aumento di
cittadini stranieri e quindi, conseguentemente, a quanto sopra quella “fila
della vergogna” deve sparire.
A pochi chilometri da noi esistevano realtà identiche a quella di Sassuolo,
ora ben diverse ed evolute, si fa riferimento alle Questure di Bologna e di
Reggio Emilia, in cui la presentazione delle pratiche si fa su appuntamento
o magari prendere esempio dall’esperienza francese-belga, in queste realtà i
documenti si presentano anche presso i comuni.
Capisco che le Vostre competenze non Vi permettano di modificare gli
ordinamenti dello Stato, ma se il Legislatore conoscesse le difficoltà che
ogni cittadino straniero incontra tutte le volte che deve regolarizzare la
sua presenza sul territorio Italiano probabilmente troverebbe soluzioni
diverse da quelle che si vivono oggi, le alternative non mancano, per questo
Paese, per i suoi cittadini e per noi che vorremmo diventare tali nel profondo rispetto delle leggi.
Distinti Saluti.
Lettera firmata