Quest’anno più che mai nella programmazione 2006/2007 del Teatro Storchi e del Teatro delle Passioni, torna il testo. Pensata per il teatro o dedicata alla sola lettura e poi adattata al palcoscenico, la parola si afferma come luogo concreto, punto di partenza o approdo dei più diversi percorsi.
Reazione alla smaterializzazione di un mondo sempre più virtuale, la parola sale alla ribalta come affermazione capace di unire la tradizione di un testo alla messinscena più classica come a quella di ultima generazione.
Così il Teatro Storchi apre le porte a importanti spettacoli fedeli ai testi e pronti a verificarli in scena.
Il Teatro delle Passioni con la programmazione 2006/2007, pensata su misura per quel crocevia di identità che è, legge nel teatro aperto agli spiazzamenti progressivi una necessità di concretezza, che proprio nella parola trova il suo interlocutore privilegiato.
La
nuova produzione di Pippo Delbono, Questo
buio feroce, sarà una prestigiosa anticipazione all’apertura della
stagione ufficiale, nutrita di suggestioni provenienti dalla poesia di
Emily Dickinson e dalle suggestioni cinematografiche di Pasolini, Questo
buio feroce chiuderà Vie – scena
contemporanea festival a fine ottobre. Ad aprire ufficialmente la stagione
del Teatro Storchi sarà invece la nuova produzione di Moni
Ovadia che con Le storie del signor
Keuner affronterà, a cinquant’anni dall’anniversario della sua morte,
il Bertolt Brecht meno conosciuto: uno scrittore di storie brevi. Vito ci riscalderà raccontandoci Il grande caldo vicende di una quotidianità alla deriva che nella
modernità vede il naufragio di una società allo sbando. Il romanzo di Dacia
Maraini La lunga vita di Marianna Ucria
viene regalato alle scene modenesi dal regista Lamberto Pugelli del Teatro Stabile di Catania che accoglie la sfida
di un testo in cui si racconta la storia di una donna sordomuta nella profonda e
sensuale sicilia del Settecento. Calca la scena un altro capolavoro letterario: Delitto
e castigo di Fëdor Dostoevskij che, grazie alla regia e
all’interpretazione di Glauco Mauri
in coppia con Roberto Sturno nei
panni del protagonista Raskolnikov, fa rivivere le passioni senza tempo di una
Russia costellata di diseredati e peccatori. Graffiante Gli ultimi saranno ultimi spettacolo nel quale Paola Cortellesi si confronta con un teatro senza travestimenti o
sketch ma con l’amarezza dei racconti di giovani d’oggi alle prese con gli
impieghi precari. Paolo Rossi apre il
nuovo anno con Chiamatemi Kowalski. Il
ritorno, applaudito successo che, a distanza di 18 anni dal suo debutto,
viene arricchito di nuovi racconti per ridere di un presente in cui politica,
costume e sogni si mischiano. Nino
D’Angelo alla sua terza esperienza con il teatro di Raffaele Viviani incontra Angela
Pagano sotto la direzione di Davide
Iodice, dando così vita a Zingari,
tragedia dell’inconscio in tre atti, indefinibile perchè in assenza di trama.
Eros Pagni sarà il Willy Loman di Morte
di un commesso viaggiatore offrendone una versione disillusa per la regia di
Marco Sciaccaluga del Teatro Stabile di Genova. Dedicato a Mario
Rigoni Stern, Il sergente di Marco Paolini
prende ispirazione e spunto dal romanzo Il
sergente nella neve dello stesso Stern, che grazie al teatro vero e duro di
Paolini, ci fa rivivere uno degli episodi più drammatici della storia del
nostro esercito: la ritirata dei soldati attraverso la taiga russa. Arturo
Cirillo si cimenta con un autore lontano dalle sue radici napoletane e con Le
intellettuali di Molière, testo poco frequentato dalle scene ma che offre
quegli aspetti conflittuali che il regista riesce a esaltare e amplificare
creando un caotico e logorroico salotto televisivo pieno solamente di vanità e
ipocrisia. Gabriele Lavia torna dopo
dieci anni a Shakespeare, suo autore prediletto, la cui scelta coraggiosa cade
su Misura per misura testo ostico i
cui protagonisti sono dipinti come persone ambigue e poco limpide.
Una
novella di Luigi Pirandello trasformata successivamente in atto unico pensato
per il teatro apre la Stagione del Teatro delle Passioni: La
sagra del signore della nave, con la regia di Vincenzo Pirrotta coinvolge attori, danzatori e musicisti per una
messa in scena suggestiva grazie all’utilizzo di musica dal vivo, danze e
canti. La parola esangue, l’azione
nulla e la psicologia assente dei testi del norvegese Jon Fosse bene interpreta
con il suo testo E la notte canta e la
regia di Valerio Binasco, le premesse
dell’intera stagione. Si parla
invece di drammaturgia originale per Tre
studi per una crocifissione di Danio
Manfredini, spettacolo ispirato ai quadri visionari e dolorosi di Francis
Bacon. Tratto dal romanzo Ada o ardore di
Vladimir Nabokov, Vaniada è
l’ultima tappa degli innumerevoli studi, installazioni e spettacoli che la
giovane compagnia ravennate Fanny &
Alexander dedica allo scandaloso amore adolescente che porta Van e Ada, i
due protagonisti a invecchiare all’insegna di un amore che non si consuma con
il tempo. Di poesia si nutre, Misterioso
concerto della Valdoca, che entra
nella musica dei versi di Mariangela Gualtieri per uscirne con sempre nuove
forme di rappresentazione da dedicare alla scena. Firmata a quattro mani la
regia dello scandaloso Angels in America
vede realizzare il sogno di Elio De
Capitani e Ferdinando Bruni di
confrontarsi con un testo definito “la divina commedia per un’età laica e
tormentata”. Rumore rosa è lo
spettacolo che Motus pensa per sole
donne. Dopo Splendid’s, spettacolo
al maschile di Jean Genet, la compagnia desidera indagare attraverso tre figure
femminili tre diverse età, tre diverse solitudini, parlando in questo modo
d’amore e di abbandono. Appaiono e scompaiono nelle strade, nei salotti, in
sale d’aspetto anonime, in camere da letto, in ospedali, così come affiorano
le parole e poco dopo si perdono nel bianco di un foglio, nella bocca di
qualcuno. Queste le suggestioni alla base di un lavoro che in assenza di testo
al quale appoggiarsi, fa rivivere lacrime e chiacchiere, dolori e speranze di
tre donne che possono rassomigliarsi e forse essere la stessa persona. L’
incontro che la Compagnia Laboratorio di
Pontedera ebbe nel 1984 con Samuel Beckett, fu occasione preziosa per
verificare come lo stesso autore desiderava che il suo teatro venisse trattato
scenicamente. A distanza di anni, allestiscono un Aspettando
Godot coerente con l’originale ma anche aperto ai tradimenti che il teatro
deve ricercare per rendersi autonomo. Ossigeno,
il testo scritto dal giovane drammaturgo russo Ivan Viriapaev, appassiona e
incontra il lavoro di Teatrino
Clandestino nella capacità di unire visionarietà al modo contemporaneo e
innovativo di pensare il teatro.