Sono sempre di più, spesso lavorano in nero e sono retribuiti peggio dei loro colleghi italiani.
Sono gli immigrati impiegati nel settore edile, fotografati dall’ultima indagine Cgil-Fillea presentata nella conferenza su immigrazione e sommerso dal titolo ‘Diritti in appalto’, tenutasi nei giorni scorsi a Milano.
La Cgil denuncia che il fenomeno del lavoro nero è in costante crescita: nel 2005 le posizioni di lavoro irregolari sono state quasi sei milioni, 286 mila in più rispetto all’anno precedente. Il sommerso edile incide sul Pil per lo 0,09%, per un fatturato che si aggira sui 10 miliardi di euro.
E, come indicano i dati, il settore delle costruzioni è fra
quelli maggiormente interessati dal fenomeno: le stime parlano di una percentuale del 16% del totale dei lavoratori dipendenti, con punte del 50%
nelle grandi città.
La presenza extracomunitaria nei cantieri è aumentata di più del 400% nell’ultimo periodo. Gli stranieri iscritti alle Casse Edili sono oltre 150 mila, quasi altrettanti lavorano in nero o sono precari.
Per quanto riguarda la retribuzione, i lavoratori edili non comunitari
emersi con la regolarizzazione avviata nel 2002 guadagnano in media, rispetto alla retribuzione media pro capite dei dipendenti totali, il 24%
in meno rispetto agli addetti complessivi del settore. Analizzando la retribuzione di un operaio di terzo livello, la differenza tra un operaio
italiano e uno immigrato è di circa un terzo a favore dell’italiano. Particolarmente preoccupanti sono le condizioni di sicurezza. Dal monitoraggio Fillea-Cgil emerge che nei primi sei mesi del 2006 ci sono stati 123 infortuni mortali, 31 in più rispetto allo stesso periodo del 2006 e che gli immigrati coinvolti sono stati 24. Tra le regioni più
colpite ci sono la Lombardia con 8 casi, il Veneto con 5 casi, l’Emilia Romagna con 3 casi, seguite da Piemonte e Lombardia con 2 casi.
Per quanto riguarda la nazionalità, la classifica vede in testa la Romania con 8 infortuni mortali, poi l’Albania con 3 e il Brasile e il Marocco con 2. La maggior parte delle vittime ha un’età compresa tra i 26 e i 35 anni, mentre la prima causa degli infortuni continua a essere la caduta
dall’alto.
”Bisogna impostare una politica nuova su immigrazione e lavoro – ha detto Fulvio Fammoni, Segretario confederale della Cgil.
”Al governo
chiediamo atti concreti e urgenti”. Le proposte della Cgil per la lotta al sommerso nell’edilizia sono: modifica delle regole di concessione degli
appalti, possibilità del lavoratore di denunciare le irregolarità senza temere l’espulsione, più ispezioni nei cantieri.