La metà delle modenesi di età tra i 25 e i 65 anni è impegnata ad accudire bambini con meno di 6 anni, anziani o altri familiari. Oltre un quarto di loro è impegnata nel lavoro di cura quotidianamente anche per più di otto ore e, comunque, la maggioranza vi dedica da 4 a 8 ore al giorno. Non si tratta di disoccupate, ma per lo più di lavoratrici dipendenti e, in minima parte, autonome. Un terzo di loro è lasciata sola ad occuparsi di figli piccoli o anziani e un’altra cospicua percentuale si fa aiutare da professionisti; praticamente tutte conoscono e utilizzano in larga misura i servizi pubblici.
Per migliorare la loro vita avrebbero soprattutto bisogno di più tempo, ma per alleviare il loro carico di lavoro ritengono sia importante anche incrementare i posti al nido e sviluppare servizi di sollievo per gli anziani.
E’ quanto emerge, in estrema sintesi, dalla ricerca promossa da assessorato e Comitato Pari Opportunità e condotta dall’Ufficio ricerche del Comune di Modena. Ad essere state intervistate, attraverso contatti telefonici, sono 500 modenesi rappresentative della popolazione femminile residente nel Comune di Modena tra i 25 e i 65 anni. Sono quasi tutte donne con un elevato livello di scolarità, che tendono a posticipare l’età del matrimonio, lavoratrici e ben informate sui servizi della città.
In particolare, il 71 per cento delle intervistate ha un livello di scolarità superiore; il 58 è costituito da lavoratrici dipendenti e l’8 da lavoratrici autonome.
E ancora: il 70 per cento è coniugata e la maggior parte (55 per cento) vive all’interno di un nucleo familiare composto da tre-quattro persone, anche se il 30 per cento dei nuclei è composto da due persone e l’8 da single.
Il quadro che ne esce mostra come è distribuito il lavoro di cura nelle case dei modenesi; inoltre la ricerca indaga le richieste delle donne impegnate in questa incombenza e il rapporto che hanno con i servizi forniti dalla città.
Su chi grava il lavoro di cura e assistenza all’interno della famiglia?
Ad occuparsi in modo totale o parziale di anziani è il 25 per cento delle intervistate; un altro 22 per cento si occupa di minori di 6 anni; c’è infine un 14 per cento che deve prendersi cura di altri familiari bisognosi di assistenza. Complessivamente dunque circa la metà delle intervistate ha questa incombenza.
Ad occuparsi di bimbi piccoli sono soprattutto le donne tra i 25 e i 44 anni (dal 16 al 20 per cento del totale), anche se esiste un 20 per cento di donne tra i 55 e i 65 anni che se ne occupa in modo parziale: si tratta evidentemente delle nonne.
Mentre sono soprattutto le donne tra i 45 e i 65 anni ad occuparsi degli anziani. Per un 10 per cento di loro il carico è particolarmente oneroso, poiché riguarda più familiari contemporaneamente.
Se poi andiamo ad indagare quanto tempo le donne dedicano a quest’incombenza, scopriamo che per la maggior parte si tratta di un lavoro quotidiano, in cui quelle tra i 25 e i 44 anni possono essere impegnate anche per più di 8 ore al giorno. Più diversificato nell’entità l’impegno giornaliero, o a cadenza settimanale, delle donne da 45 a 65 anni sulle quali grava soprattutto il peso degli anziani.
Dato rilevante è che un terzo delle donne impegnate nell’accudire famigliari (33,4 %) non ha nessuno che le aiuta e un altro 15 per cento ricorre all’aiuto di professionisti.
Sul fronte lavorativo, oltre un quarto delle intervistate lavoratrici dipendenti ha usufruito di un congedo o di un periodo di aspettativa, ma al rientro a quasi nessuna è stata offerta una forma di aggiornamento professionale e quelle poche che hanno cambiato mansioni hanno per lo più visto peggiorare la propria posizione.
Di fronte alla richiesta di maggiore flessibilità negli orari di lavoro, l’azienda risponde soprattutto con l’offerta di part time, solo raramente offrendo la possibilità di orario concordato, opzione preferita dalle donne.
“Nonostante esista una legge, la n.53 del 2000 (Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città) – precisa l’assessore alle Pari Opportunità Simona Arletti – nata proprio per favorire, con particolare attenzione alle esigenze famigliari, la flessibilità nell’orario attraverso una riorganizzazione del lavoro”.
Molto elevata è invece la percentuale delle famiglie che ha utilizzato in modo ampio le opportunità e i servizi pubblici a disposizione: dalle scuole d’infanzia (57 %) alle mense scolastiche (50 %), dai nidi (32 %) a centri giochi e ludoteche (20 %), dall’assistenza domiciliare (12 %) alla casa protetta (6 %). Solo il 26 per cento delle intervistate non ne ha mai utilizzato alcuno.
Per migliorare la loro vita la maggior parte ritiene di aver soprattutto bisogno di più tempo, ancor prima che di maggiore reddito; una richiesta particolarmente diffusa nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (l’esigenza era già emersa in una ricerca del 2002, Eurocities 2002) e qualcuna vorrebbe maggior condivisione con il partner del lavoro di cura. Ma le intervistate chiedono anche più posti nido, oltre al potenziamento dei servizi di sollievo e a domicilio per gestire i loro anziani.
“E in questa direzione – afferma l’assessore alle Pari Opportunità Arletti – vanno le politiche e le strategie dell’amministrazione”.
Nel 2006 il Comune ha messo a disposizione 25 posti in più al nido e l’anno prossimo ci saranno ulteriori 70 posti grazie anche alla realizzazione della struttura di via Padovani. Per quanto riguarda gli anziani, quest’anno sono aumentati i posti in residenza protetta e nei centri diurni, un trend che si confermerà nel 2007 quando, tra l’altro, entreranno in funzione i mini alloggi di via Anzio. Contemporaneamente è stato potenziato il servizio di assistenza domiciliare attraverso l’ampliamento della fascia oraria e dei casi seguiti.