Venerdì scorso è stato stretto, presso il Municipio di Ginosa, alla presenza del sindaco di Poviglio Stefano Carpi, un patto di amicizia che ha coinvolto i due comuni e le rispettive leghe pensionati. Il segretario dello Spi-Cgil di Poviglio, infatti, è il ginosino Francesco Scarati, giunto nella Bassa reggiana nei primi anni ’60.
Gli incontri sono proseguiti sabato 11 con due proiezioni del filmato “Rondinelle d’Italia”: la mattina in una sede didattica presso il polo tecnico professionale di Vinosa; il pomeriggio nel teatro cittadino Alcanicès. In queste sedi si sono confrontati insegnanti, studenti, storici, amministratori locali, sindacalisti delle Camere del lavoro di Reggio Emilia e di Taranto.
Fatto rilevante, il dibattito ha consentito di porre a confronto in materia di migrazioni e migranti gli orientamenti delle due regioni: la Puglia, rappresentata dall’assessore alle politiche sociali Elena Gentile e dal consigliere Paolo Costantino; l’Emilia Romagna rappresentata dal consigliere Gianluca Rivi.
Ed è proprio il consigliere Rivi che sottolinea come questo tipo di iniziative aiutino a capire il fenomeno migratorio che negli anni 60 e 70 ha investito consistentemente alcuni comuni della Bassa e più in generale l’asse della via Emilia. Capire e conoscere ciò che è stato allora potrà fornire elementi utili per trovare le giuste chiavi di lettura del nuovo e più complesso flusso migratorio di questi ultimi anni”.
Ginosa è una cittadina di circa 26 mila abitanti in provincia di Taranto. Si estende tra le Murge e lo Jonio, su una bella piana coltivata in maniera intensiva: ulivi, vigneti da tavola (i cosiddetti “tendoni”), agrumi (aranceti) ma anche orti in serra, grano, ecc.
Da questo grosso comune agricolo partirono, nella seconda metà degli anni ’50, i primi emigranti diretti in Emilia Romagna e, in modo particolare, a Reggio Emilia. Si trattava di braccianti soggetti a lunghi periodi di disoccupazione, costretti a far fronte all’arretratezza di quell’agricoltura ma anche all’esplicita volontà di espellerli dal mercato locale del lavoro in forza delle proprie convinzioni politiche. Erano infatti di fede comunista, iscritti al sindacato Cgil.
La testimonianza di alcuni tra questi braccianti è stata ora raccolta nel film documentario Rondinelle d’Italia, promosso dalle associazioni sindacali dei pensionati Spi-Cgil di Taranto e Reggio Emilia e realizzato da Antonio Canovi (storico del tempo presente) e Nico Guidetti (un giovane documentarista che già vanta diversi riconoscimenti) per la Mediavision di Reggio Emilia.
Il film (durata73’) dà conto, in realtà, di una filiera migratoria che si articola per mezzo secolo lungo tre generazioni, sino a contrassegnare la vita presente e di Ginosa e di Reggio Emilia. Negli anni Sessanta ad arrivare furono i braccianti agricoli, al cui seguito portavano le donne e, spesso, una prole già discreta per numero: gli uomini si occupavano in prevalenza nei lavori di campagna o nell’edilizia, con una preferenza per le cooperative; le donne, più spesso, svolgevano lavori a domicilio nel tessile negli anni del boom della maglieria.
Quella prima generazione, così segnata dai conflitti sociali e politici di lavoro, cui ha legato la propria dimensione sociale del riscatto personale, ha fondato i tratti di fondo dell’immigrazione ginosina in provincia di Reggio Emilia: siamo in presenza di soggetti migranti tendenzialmente “invisibili”, i quali si impiegano nei lavori più diversi e mostrano una forte propensione ad integrarsi nella società di approdo. In buona sostanza, nonostante la persistenza e diffusione nel reggiano delle “rondinelle” ginosine, non è mai esistita una “colonia” di Ginosa a Reggio Emilia.
Il documentario, mentre affronta una problematica storica, fornisce così dei seri motivi di riflessione sulla realtà delle migrazioni contemporanee.