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Presentato il progetto ‘Reggio Emilia Territorio Esteso’

Una prima ambientazione delle opere di Santiago Calatrava e di ricucitura della Zona Nord della città con prati e pioppi cipressini, ma anche alcune linee guida ai soggetti attuatori dei piani particolareggiati previsti nella zona sono i primi risultati operativi della ricerca attivata dal Comune di Reggio Emilia con le Università di Parma – Facoltà di Architettura e di Bologna – Facoltà di Agraria con il Progetto Rete.

Il Progetto Rete – Reggio Emilia Territorio Esteso è stato presentato ieri sera nello ‘Spazio Km129’ di piazza Prampolini davanti ad un pubblico di cittadini, tecnici, docenti universitari (tra cui i professori Carlo Quintelli e Andrea Oliva di Architettura di Parma e Alberto Minelli di Agraria – Bologna), amministratori quali il vicesindaco Franco Ferretti e gli assessori Ugo Ferrari e Carla Colzi, dirigenti comunali, tecnici, consiglieri delle Circoscrizioni del territorio interessato, la Settima e l’Ottava.

“Il lavoro che viene presentato oggi è il risultato di una ricerca universitaria – ha introdotto il sindaco Graziano Delrio – ed è una prima azione che l’amministrazione ha voluto attivare sulle potenzialità di questa parte del territorio. La riqualificazione e la valorizzazione dell’area nord della città è uno degli obiettivi di questa amministrazione. Questa zona, con le opere progettate da Calatrava, sarà una delle porte della città, il biglietto da visita di Reggio città contemporanea con le sue eccellenze, dai Teatri a Reggio Children al centro storico riqualificato, ai segni posti con Invito a, come con le opere di Sol Lewitt e di Robert Morris. Per noi la stazione mediopadana è un intervento importante, Reggio avrà una connessione con un trasferimento molto veloce e non è vero – per fare un accenno alle polemiche di questi giorni – che l’architetto Calatrava non è stato disponibile a una revisione del progetto. Ha anzi partecipato a numerose revisioni progettuali per un’ottimizzazione della spesa. Credo che lo stanziamento del Cipe autorizzi a iniziare i lavori e non più tergiversare. Quindi Tav e Cepav facciano quello che devono fare”.

“La stazione mediopadana – ha continuato il sindaco – esprime una speranza per il futuro di questa città. Il gruppo di lavoro ha svolto la sua attività di ricerca proprio all’interno di questo ambiente, lo spazio espositivo km129, che tra le sue attività di accompagnamento dei lavori dell’alta velocità, conta – dalla data di apertura (dicembre 2005): più di 45.000 visitatori da tutta Italia, visite guidate in cantiere per 2.500 persone, laboratori didattici con più di 800 bambini da tutta la provincia. Ha coordinato gli studi di 9 università italiane (sono una ventina le tesi di laurea attivate su questa parte di Reggio. Infine le pagine del sito internet visitate ammontano a più di un milione, non solo dall’Italia.
La ricerca che presentiamo ora è la testimonianza di questo lavoro e a maggio e non oltre saremo in grado di inaugurare i ponti di Calatrava e l’asse Reggio-Bagnolo. Oltre alla distesa di prati e alla piantumazione dei pioppi – partiamo con 150 per arrivare a oltre duemila – che sono il primo segno tangibile della ricerca, emergono da questo progetto le prime linee guida, i “consigli per i progettisti”, che verranno rivolti ai piani previsti su questa porzione del territorio, in modo da consentire un maggiore coordinamento paesaggistico dei vari interventi futuri”.

La presentazione del Progetto Rete è proseguita con l’intervento di David Zilioli, ingegnere, dirigente dell’Unità di progetto dell’Alta Velocità del Comune di Reggio Emilia, che ha ricordato alcune caratteristiche progettuali del passaggio della linea a Reggio Emilia che l’Amministrazione comunale è riuscita ad ottenere, quali la non realizzazione di viadotti, bensì di sottopassi e l’interramento dell’elettrodotto.

Zilioli ha ricordato, come precedentemente annunciato dal sindaco, come il primo esito pratico della ricerca si avrà nella sistemazione a verde nelle aree pubbliche circostanti i ponti già a partire da questa primavera, in concomitanza con l’apertura al traffico dell’intero asse Reggio Bagnolo con i tre ponti di Calatrava. Questa sistemazione a verde sarà quindi coordinata con il verde già esistente e con quello di progetto. Un secondo esisto pratico della ricerca sarà la predisposizione di linee guida, una sorta di “consigli per i progettisti” da consegnare, come contributo dell’Amministrazione comunale, ai soggetti che intendono attivare i vari piani particolareggiati già previsti nella zona, per permettere un’armonizzazione di lettura del territorio.

È quindi intervenuto il professor Carlo Quintelli, della Facoltà di Architettura all’Università di Parma, che ha evidenziato come gli elementi architettonici di Santiago Calatrava stiano diventando un elemento di riconoscibilità del territorio, anche a grande distanza. “Avete posto le basi della costruzione di una memoria collettiva – ha affermato Quintelli – Oggi molti cittadini risponderebbero che l’elemento che caratterizza Reggio sono i ponti. Avete utilizzato questa architettura come innesco di un processo di fondazione o di rifondazione urbana”.

“Gli elementi monumentali sono sempre introduttivi di una sedimentazione – ha proseguito – Qui non sta nascendo una seconda Reggio, ma c’è l’occasione, in una città che è sempre fatta di parti anche non omogenee, di un nucleo urbano con una sua specificità. Questa è stata una scelta che determina un’assunzione di responsabilità molto forte. Una storia straordinaria, rara per le città italiane”.

Quintelli ha spiegato che la ricerca del Comune e delle Università si è interrogata su come le forme del territorio possano dialogare con la presenza di questo oggetto architettonico e il tema dell’accessibilità alla città: “Con il supporto della storia e tenendo conto delle preesistenze, poiché non siamo davanti a un deserto, ma ad un territorio già insediato, ci si è chiesti quali geometrie, quali forme riconoscibili, in un processo dialettico, possano costituire un’identità precisa. Rispetto a un’identità segnaletica conclamata, quella del ponte, si tratta di fare scattare un rapporto tra monumento e città. Certamente a fare il ponte servono due o tre anni, a fare la città 20 o 30 anni”.

Il professor Alberto Minelli, della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, ha introdotto la presentazione della ricerca, che ha messo gli studenti universitari che hanno partecipato, davanti all’opportunità di disegnare la ricucitura di grandi spazi con il segno verde dei prati e delle presenze arboree: “Un’opportunità per noi unica, perché questo lavoro ha alte probabilità di esser realizzato”.

È quindi seguita la proiezione della ricerca, a cura del professor Attilio Oliva dell’Università Parma, che ha sovrapposto segni storici come le centuriazioni romane al territorio e alle parti costruite e ha evidenziato emergenze paesaggistiche e ambientali oggi trascurate.

Le tavole del Progetto Rete sono esposte anche nei prossimi giorni allo ‘Spazio Km129’.

















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