“L’ordinanza pubblicata oggi sulla vendita al consumo di alcolici si colloca in un più ampio contesto di richiamo culturale alla responsabilità. La convivenza di una comunità si regge sul tema della responsabilità personale e sul principio solidaristico della responsabilità verso gli altri”.
“Oltre a sottolineare l’illegalità di una condotta, l’ordinanza funge da richiamo al rispetto dei doveri di solidarietà sociale della Costituzione e delle norme previste in materia.
Esistono, inoltre, norme che impongono precisi doveri giuridici agli imprenditori commerciali che somministrano professionalmente bevande alcoliche, affinché esercitino un controllo su quella che è una obiettiva fonte di pericolo, in considerazione delle conseguenze che si possono determinare sulle capacità dell’assuntore.
Il riferimento più immediato è alle norme del codice penale (689, 690 e 691) che puniscono l’esercente di un pubblico esercizio che somministra bevande alcoliche a minori di sedici anni o a persone inferme di mente; chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico cagioni l’ubriachezza altrui somministrando bevande alcoliche, chiunque somministri bevande alcoliche a chi si trovi in condizioni di ubriachezza manifesta.
Non sono quindi comprensibili dichiarazioni secondo cui, applicando l’ordinanza, il gestore non sarebbe in grado di misurare lo stato di sobrietà dei clienti. Il gestore è chiamato, per legge, ad un’assunzione di responsabilità nel momento in cui vende ogni singola consumazione alcolica, a qualsiasi prezzo questa sia messa in vendita.
L’Amministrazione comunale ribadisce il proprio impegno ad utilizzare gli strumenti offerti dalla vigente disciplina normativa, sia regionale sia nazionale, anche ai sensi dell’articolo 10 del Testo unico di pubblica sicurezza (Tulps), che consentano di contrastare condotte non coerenti con le finalità per le quali le autorizzazioni sono rilasciate”.
(Mimmo Spadoni –
Assessore alle Attività produttive e Città storica)